Ultima modifica 20 Giugno 2019
Ed ecco che dall’indagine incrociata sulle prove Invalsi e i questionari anonimi sul range culturale delle famiglie degli studenti, che si somministrano in contemporanea, emerge (sembra di vederlo…un Nessie che spunta dalle nebbiose acque di Loch Ness) che i ragazzi con le mamme casalinghe no.. non vanno tanto bene a scuola, rispetto a chi ha la mamma lavoratrice: lo dice un articolo di Repubblica.
Sarà che lavorando nella scuola, certe cose non ti passano sopra, né te le bevi con facilità.
Parliamone seriamente: leggendo, manca la conoscenza del nostro precario tessuto sociale che invece ci si aspetterebbe. Si sa che una statistica “spiana”… ma così mi sembra eccessivo.
I genitori prima delle prove, e i ragazzi durante, rispondono ad una questionario sulle abitudini familiari, i libri presenti in casa, tipo di genitore (lavoratore o meno)… i famosi dati di contesto.
Sono raccolti dati importanti che, incrociati con i risultati delle prove e in mano a veri statisti, possono dare un aiuto concreto alle scuole, agli insegnanti o semplicemente ad altre ricerche sociali serie.
Dall’articolo di Repubblica sembra che l’istituto Invalsi abbia studiato i dati raccolti per dirci che gli studenti più “capaci nelle prove Invalsi”, che poi diventano i più bravi, hanno le mamme lavoratrici. Io credo di no.
Credo fortemente che l’Invalsi abbia raccolto e tabulato tutti questi dati che poi, però, vengono messi a disposizioni di ricercatori che interpretano parzialmente e decontestualizzano a piacere (vedi sezione “Dati” del sito Invalsi).
Se i questionari e le prove Invalsi servono alla stampa per tirare fuori certe perle…
Una riflessione punto per punto.
Il giornalista avrà pensato che il ragazzo, rispondendo ad un questionario, può aver fotografato una situazione familiare temporanea che, oggi come oggi, potrebbe anche essere “a tempo determinato”, addirittura di settimana in settimana?
Chi ci assicura che la mamma lavoratrice non sia sostituita egregiamente da una nonna (o 2 nonne), a disposizione h24 , oppure che non si assuma una tata che possa aiutare i bambini nei compiti? Voglio dire, dov’è l’istantanea di questa statistica? Io non la vedo.
Si parla, alla fine dell’articolo, di mamma casalinga “per scelta”: cioè da un questionario somministrato ai ragazzi e genitori si evince pure la mamma casalinga felice e quella frustrata da settembre 2015 a giugno 2016…
Esistono mamme che lavorano mezza giornata e si dedicano poi completamente ai figli quindi con quale grado di affidabilità i nostri occhi leggono una simile notizia?
Da insegnante devo dire che le prove Invalsi sono in piedi per monitorare i processi di insegnamento/apprendimento nelle scuole e sono utili soprattutto agli insegnanti per riflettere sull’efficacia delle loro metodologie.
Ora un insegnante sa che una mamma lavoratrice o meno non è affatto una discriminante per decidere se un bambino è più o meno “sveglio”.
Inoltre i risultati delle prove Invalsi non possono descrivere a tutto tondo la preparazione scolastica di un ragazzo perché, ad esempio, non viene richiesta la composizione del testo o la memorizzazione di conoscenze storiche o scientifiche.
Ovviamente valutano ciò che serve all’Invalsi.
Sembra che la realtà possa sempre passare attraverso la lente dell’interpretazione, ma non può essere così per ogni ambito. Cioè, sugli esperimenti sociali come il grande fratello (minuscolo per scelta) facciamolo pure… ma sulla scuola no, sarebbe meglio di no.
Solo perché si utilizzano i dati di una statistica, poi, non possiamo dare per scontato di comunicare una verità.
Mancano troppi tasselli e lasciamo aperto il campo a interpretazioni indegne: le mamme casalinghe sono meno acculturate; le mamme lavoratrici sono migliori educatrici; meglio che i bambini siano lasciati a se stessi perché se la sbrigano meglio; i bambini di mamme lavoratrici sono più furbi.
In conclusione, può anche darsi che alcuni bambini, proprio perché per necessità devono organizzarsi da soli, sappiano districarsi nei quesiti Invalsi meglio di altri… ma possiamo spalmarlo nella realtà come fosse una regola?
Stiamo parlando di scuola e famiglia.
Forse dovremmo avere più rispetto.