Ultima modifica 27 Giugno 2018
Una mamma adottiva qualche giorno fa, mi raccontava di come sua figlia, 18 anni, continuasse da qualche tempo a ripetere la stessa domanda: “Mamma quando andiamo in India, io voglio sapere”.
La necessità di sapere da dove si proviene
Succede. E’ uno dei tanti modi che i nostri figli hanno per esternare il bisogno di ricercare le loro radici biologiche.
Mentire sullo stato adottivo di un bambino è una stupidaggine grande come una casa. Ecco perchè noi genitori adottivi dovremmo sempre assecondarli, quando ricercano documenti sulla loro storia passata. Sono fermamente convinta che ogni genitore adottivo debba accompagnare i propri figli nella eventuale ricerca delle proprie origini soprattutto se ci sono fratelli o sorelle da riabbracciare.
Ma, da figlia biologica e madre adottiva, quello che faccio più fatica a capire è come questa ricerca diventi l’unico scopo della propria vita in molti figli adottivi.
Da figlia bio, perchè parlandone con tanti figli ado ho capito che il mio “non capire” nasce dal fatto che non posso mettermi in panni non miei.
Sarei così arrabbiata con le persone che mi hanno generata e poi abbandonata (parliamo quindi unicamente di questa situazione) che proprio non vorrei sapere niente di questi fantomatici genitori.
Credo che prevarrebbe questo sentimento negativo più che la curiosità di vedere che faccia abbiano.
Certo, qualche informazione medica potrebbe essere utile…
Si spera però che prima o poi risolvano il problema con le mappature genetiche.
Il desiderio di sapere la verità riguardo alla propria adozione
Eppure, dopo tanto parlare, mi sembra che emerga fra le persone adottate la convinzione che l’essere stati lasciati sia sempre stato forzato da altri o da situazioni particolari.
Questo soprattutto tra persone adottate in un determinato periodo storico che va dal dopo guerra e gli anni Settanta, parlo con persone che sono adulte e a loro volta genitori.
Così mi chiedo, quanto questo sia reale o se sia piuttosto una speranza che rende più facile accettare la realtà delle cose, uno stratagemma autoilllusorio.
Eppure la recriminazione più frequente che ho sentito da parte loro riguarda proprio la verità espressa o meno dai genitori adottivi.
Verità rispetto alle proprie origini, verità riguardo alla propria adozione, verità riguardo al passato.
Verità che spesso noi genitori non conosciamo affatto e che mancando, ovviamente, crea un vuoto nella vita di queste persone.
Solo i genitori biologici sanno la verità
In questo modo si autoconvincono che riusciranno a colmare questo vuoto irrisolto solo con la verità detta per bocca dei genitori biologici.
Però, quanta “verità” c’è in questa proiezione mentale che molti si fanno?
Non sono loro i primi a crearsi delle aspettative che spesso sono solo dei sogni ad occhi aperti, un po’ un mettersi degli occhiali rosa con i quali filtrare la realtà dei fatti?
Fermo restando che coloro che sono stati adottati hanno vissuto in un periodo storico differente da questo ed effettivamente molti abbandoni erano dati più da una situazione socio culturale che dalla reale volontà del genitore di abbandonare. Resta però il fatto che dovrebbe essere fatta una valutazione attenta fra “pro e contro”, la possibilità di conoscere tutta la verità sulle proprie origini.
E se poi questa presa di coscienza è totalmente negativa?
Non credo che tutti siamo proprio proprio convinti che questi genitori siano stati tutti “costretti” all’abbandono. Mi chiedo quanti siano realmente consapevoli che tale scelta può compromettere ulteriormente la loro stabilità emotiva.
La vita non è il palcoscenico di “c’è posta per te” e, per una storia che finisce bene, ce ne sono 100 che finiscono assai male.
Eppure viene corso ugualmente il rischio “per amor di verità”.
Ammiro tanta tenacia. Io, da brava capocciona tignosa, sempre se fossi nei loro panni, riuscirei solo a vomitare tutta la mia rabbia contro queste persone, non credo darei loro tempo per parlare. Altro che finale da favola, forse volerebbero insulti pesanti.
Chi può biasimare un genitore ado che desidera che il proprio figlio non soffra?
È più giusto fare la scelta di “aggiustare” una verità e così lasciare crescere sereno il proprio figlio?
Anche correndoil rischio di venire frainteso in futuro sulle reali intenzioni e sentirsi poi accusare di avere mentito per chissà quale scopo.
Oppure è più tutelante essere spietatamente sinceri subito e lasciar però soffrire di più il proprio figlio?
La verità totale è meglio di qualsiasi mezza verità?
Togliere quel dubbio, spesso illusorio, che le ragioni dell’abbandono siano sempre esterne, immolandole sul sacro altare della verità?
Questo è uno dei dubbi che mi assilla.
Quello che so è che, comunque vada per i miei figli, noi saremo lì accanto a loro.
Pronti ad aprire le braccia per confermargli che una mamma ed un papà amorevoli ce l’hanno lì al loro fianco. E sarà così per sempre.
grazie per questo articolo molto coinvolgente e sicuramente riflessivo per i genitori e figli adottivi che intraprendono il percorso delle proprie origini .
Grazie a te