Ultima modifica 3 Marzo 2020
Sono uscita di casa giovanissima, da poco passata la maggiore età.
E subito, da spirito libero, sono andata a convivere con lui, l’uomo della mia vita, quello che ora è diventato mio marito e il padre dei miei figli, nonché la mia ancora di salvezza fisica e mentale.
Lavoravo, lavoravo e lavoravo.Sempre. Otto, dieci ore di ufficio.
Un’ora andare e una tornare. E nutrirmi era solo una necessità biologica.
Prediligevo tutto quello che era pronto, subito disponibile.
Il concetto di “chilometro zero” era inesistente.
Meno tempo sprecavo ai fornelli e meglio stavo. Anzi la cucina era solo un posto di passaggio… dove tagliare la pizza. Non avevo servizio di pentole, non avevo più di otto bicchieri, il microonde il mio migliore amico.
Poi d’un tratto è arrivata lei, la mia bambina. Un piccolo fagiolino nella pancia, che ha stravolto la mia vita sempre di corsa e protesa verso un obbiettivo che in fondo non mi apparteneva e non mi realizzava mai veramente. Non ho più avuto il mio lavoro.
Le mie certezze sono crollate.
Dopo un primo, fisiologico, smarrimento iniziale ho cominciato a reinventare la mia vita. Perché capita a tutti di cadere, ma la vera capacità è proprio quella di rialzarsi. Così ho cominciato ad aggirarmi per quella che in fondo era la MIA casa e ho cominciato a studiarla, a guardarla con attenzione. Fissavo con aria interessata la lavastoviglie che avevo comprato in 5 minuti netti, cercavo il libretto di istruzioni del forno, così luccicoso e pieno di manopole e mi sono interessata davvero al frigorifero per capire se veramente i cassettoni servivano a qualcosa o era messi lì solo per bellezza, tanto per spezzare la monotonia dei ripiani.
Ho sperimentato, mentre la mia pancia cresceva, un nuovo ritmo di vita, un gran piacere anche nella solitudine della casa, pur avendo la possibilità di trovare compagnia sul pianerottolo dell’appartamento. Ho trovato il tempo di fermarmi e di chiedermi cosa mi piaceva. E in questo periodo ho capito che non solo ero una mangiona (si vedeva benissimo con quel pancione!!! ero lievitata tutta!!! come il pan di spagna!!!) ma dilettarmi ai fornelli di casa era una piccola grande gioia.
Chiaro che non mi sono trasformata in Auguste Gusteau in una settimana!
Ero piuttosto un Linguini impacciato che si aggirava in modo molto maldestro con una pancia abitata che non semplificava certo la cosa. Da brava apprendista però ho imparato tanto: dai libri, da internet, dal fruttivendolo e dal macellaio. Quella passione, sempre sopita dentro di me, ha avuto libero sfogo e libera possibilità di sperimentare e aprirsi in questa vita nuova.
Col tempo ho capito che per la cucina ci vogliono due ingredienti principali: tanta passione e il tempo giusto. In mancanza di amore e coinvolgimento, ovviamente non possiamo affrontare nulla, ma senza il tempo non è possibile dedicarsi nella giusta misura e quindi capire gradualmente come orientarsi.
Bisogna considerare anche che cucinare è proprio una attività manuale che si impara “sul campo” , un bel lavoro antico che può aiutare anche a scaricare la tensione accumulata (mai provato a impastare il pane?).
Il mio più grande sostenitore ma anche il più stupefatto da questa trasformazione è stato mio marito, che non credeva ai suoi occhi (e al sul palato!) Chi mi ha conosciuto prima che io diventassi madre fa fatica a riconoscermi nella donna che sono diventata ora, a distanza di otto anni.
Oggi sono mamma a tempo pieno di due (ovviamente) splendidi bambini, moglie e casalinga mica tanto disperata. Il cibo è la mia seconda passione, dopo le scarpe col tacco che adoro e colleziono. Amo cucinare con i miei bambini, ma mi piace anche sperimentare torte iperboliche che sfidano la forza di gravità nel silenzio del dopo cena.
Mi piace ospitare amici e provare piatti esotici. Internet è una fonte inesauribile di spunti e non ci sono libri che reggono il confronto. Mangio sempre quando cucino, tutto, spesso in un mix di dolce-salato da far rabbrividire anche i più impavidi.
Sono proteica per necessità ma i miei piatti preferiti sono pasta, pane e dolci, da inguaribile golosa, con un debole inossidabile per muffin e cupcakes, che mi fanno sentire meno in colpa con il conto delle calorie.
La colazione è il mio sacro rito mattutino, senza il quale non potrei mai pensare di cominciare una giornata. Un vero e proprio pasto, forse l’unico che possa veramente essere considerato tale, senza fretta e senza corse.
Un piccolo momento di dolcezza in famiglia per ricaricarsi di energie prima di partire ognuno per la propria avventura giornaliera.