Ultima modifica 26 Luglio 2017
Lo scorso venerdì Cristina Giordana, una mamma e già professoressa, ha discusso la tesi di laurea. Niente di strano direte voi, tanta gente si laurea da grande. Ma poche donne discutono la tesi del figlio morto.
Mamma discute la tesi del figlio morto in alta quota
Cristina aveva un figlio.
Si chiamava Luca Borgone. Aveva 22 anni, ed era un appassionato di montagna. Passione che condivideva con la mamma.
All’alta quota aveva anche dedicato la tesi che giusto poco tempo fa aveva depositato nella segreteria della sua facoltà.
«Gli effetti del succo di barbabietola sulla preparazione sportiva ad alta quota».
Purtroppo però la tesi Luca non l’ha mai discussa.
Luca è morto l’8 luglio scorso, a soli 22 anni.
È precipitato da 3.800 metri, durante una scalata a Croce Carral. Un volo di cento metri.
Il 20 luglio si sarebbe laureato.
Ed è proprio per non vanificare il suo lavoro che Cristina, la mamma, ha deciso di discutere la tesi del figlio morto al posto suo. Io non so se sarei riuscita. Il dolore sarebbe stato troppo grande.
Ma forse, anzi sicuramente, il gesto di Cristina è un gesto che solo una madre può fare.
L’aula magna dell’Università di Torino il 20 luglio era gremita come non mai.
Cristina ha cominciato a discutere la ricerca sugli integratori alimentari per gli sportivi che Luca aveva messo a punto.
E lo ha fatto con dovizia di particolari. «I composti di azoto riducono la richiesta di ossigeno dell’organismo e ti trasformano in un tibetano…» ha iniziato.
Poi però ha aggiunto altro materiale alla tesi.
Ricordi di un figlio amante della montagna, alla quale ha dedicato la sua breve vita e sulla quale è rimasto per l’ultima scalata.
Sullo schermo dell’aula magna le foto di Luca scorrono mentre mamma Cristina discute la tesi del figlio morto.
Anche una scattata solo poche ore prima che Luca cadesse.
Sono le nuvole che ha visto Luca, dice Cristina.
Che ha raccontato anche l’ultimo giorno del figlio. Erano insieme. E lui le ha lanciato la borraccia dicendole che avrebbe percorso un altro po’ di salita.
Luca purtropp è inciampato. E Cristina adesso non può far altro che ricordarlo.
In quell’aula però non c’è stata solo tristezza.
Cristina ha discusso la tesi del figlio morto davanti alla commissione tentando di raccontarlo con il sorriso sulle labbra. Per quanto possa riuscirci una madre in questi momenti.
Luca era un ragazzo pieno di vita. Aveva appena partecipato ad una gara di corsa in montagna. Studiava con passione, e con la stessa immutata saliva le sue cime. Avrebbe scalato il monte Dalaghiri, il suo sogno, grazie alla vittoria di un concorso che lo aveva premiato tra 400 partecipanti.
Insieme a Cristina, a discutere la tesi del figlio morto, c’era tra il pubblico il papà di Luca e la sorella. Non la nonna però. Non avrebbe retto l’emozione.
Cristina è figlia di due giornalisti. Insegna matematica in un paese del cuneese.
Aveva stabilito un legame non solo di amore materno con Luca. Una corrispondenza di interessi e passioni.
Di recente i due avevano passato una notte al bivacco Boerio, in val Varaita. Avevano dormito in un rifugio sotto una fila di coperte. Felici.
Luca ha vissuto 22 anni meravigliosi dice la mamma.
Studiava anche lei all’università. Biologia. Le mancavano due esami per la tesi.
«Non li ho mai sostenuti. Forse c’era un motivo: doveva essere quella di Luca» dice al Corriere.
Era giusto e naturale che lei discutesse la tesi del figlio morto.
A Cristina la presidente della commissione ha consegnato la pergamena di laurea di Luca.
Ovviamente ha un valore simbolico. Ma è la prova della dedizione e dell’impegno di Luca allo studio.
E sua madre lo ha raccontato.
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