Ultima modifica 3 Marzo 2020
Passo ai fornelli sempre meno tempo di quello che vorrei. Mi rendo conto che la mia dichiarazione è in controtendenza perché da una recente indagine risulta che mediamente la casalinga italiana passa 15 minuti al giorno a cucinare.
Ovvio che, per capire, bisogna mettersi un po’ nei panni della donna media, che è un’acrobata per 24 ore di fila tra lavoro, casa, figli e i loro impegni scolastico-sportivi, e montagne di vestiti da lavare-asciugare-stirare in un circolo vizioso inarrestabile. Non dimentichiamoci poi del marito, pover’uomo, che abbiamo promesso di amare e rispettare ogni giorno della nostra vita e a cui magari dedichiamo meno tempo della prole. In una giornata in cui si ottimizzano anche i tempi relativi ai più classici e inevitabili bisogni fisiologici (conosco mamme in grado di trattenere la pipì per più tempo di quello che avrebbero mai immaginato o che si destreggiano in bagni rilassanti con i figli che battono sul vetro della doccia) trovare il tempo per dilettarsi in cucina non è facile.
Dire però che si trascorrono solo 15 minuti in un’intera giornata è un grave campanello d’allarme. Questo significa che si rischia di dare all’alimentazione un ruolo di secondo piano, cercando solo di nutrirsi come bisogno primario, ma non di sviluppare una cultura della buona tavola.
In così poco tempo cosa possiamo preparare?
Di sicuro le ipotesi plausibili sono due: la prima è che queste donne abbiano sviluppato poteri soprannaturali e quindi siano in grado di preparare un pasto alla velocità della luce (discutibile teoria darwiniana di adattamento all’ambiente) la seconda ipotesi è che l’unico gesto possibile sia l’apertura di una scatoletta di tonno o il riscaldamento al microonde. Anche solo la preparazione di una pasta di media dignità, con un tempo di cottura di una dozzina di minuti rischia di sforare con la tempistica, se ci dilettiamo anche in un sughetto degno di questo nome. Personalmente in un quarto d’ora io preparo la tavola, niente di più.
Altro dato interessante di questa ricerca, è quello che riguarda la tempistica che è dedicata alle trasmissioni televisive che si occupano di cucina. Risulta, infatti, che è di 4 ore la media settimanale davanti al piccolo schermo a prendere appunti sui piatti da preparare. Direi un dato considerevole, anche se c’è da notare che ultimamente siamo bombardati a tutte le ore e in tutti i canali da trasmissioni culinarie molto simili nell’argomentazione e nel format, spesso d’oltreoceano. Un po’ come dire che prima ci facevano diventare tutte “casalinghe disperate” e poi si lamentano se lo siamo veramente!
L’ultima nota dolente sono questi sconsolati mariti, che non sono per nulla contenti dei risultati culinari femminili. Un po’ perché le mogli tendono ad assecondare i gusti dei figli e un po’ perché queste donne prediligono una cucina dietetica, molto distante dal tipo di condimenti e di sapori forti a cui erano abituati un tempo. Sono passati da una madre che organizzava il resto della giornata tra un pasto e l’altro, a mogli frettolose. Il passo successivo è il cuoco di necessità.
Chi l’ha detto, infatti, che sia compito esclusivo della moglie?
Ormai siamo in un mondo globalizzato, con una forte (almeno teorica) emancipazione femminile e con la democrazia del carrello. Se la moglie è troppo impegnata a correre a destra e a manca per far quadrare la pace familiare, credo che sia un gesto di profondo amore aiutarla tra i fornelli di casa. E’ un’azione che una donna apprezzerà di sicuro, conoscendo benissimo l’impegno e la fantasia necessaria. Se poi si passano almeno 15 minuti a testa ai fornelli in questo regime di assoluta democrazia coniugale, si potrebbe trovare il tempo di passarne altri da complici innamorati, e non solo in cucina!
Sara Uliana