Ultima modifica 24 Agosto 2020

“…Chiara Corbella, al quinto mese della terza gravidanza, era affetta da carcinoma. Aveva optato per cure che non procurassero danno al figlio, per sottoporsi a terapie efficaci solo dopo il parto. Il bambino era nato sano, ma per lei era ormai tardi ed è morta l’estate scorsa a 28 anni…”

Questa è la notizia. Una notizia su cui riflettere e che, ovviamente, scatena da giorni dibattiti su giornali e la rete.

Fin dove è giusto spingersi pur di avere una gravidanza?

Le scelte di una mamma si possono giudicare? Certo, tutti possono avere un’opinione ma giudicare lei, o pazza o santa, credo sia presunzione e nient’altro.

Leggendo i vari commenti alla notizia in rete sostanzialmente le posizioni si possono suddividere in questo modo: c’è chi sostiene che sia un infinito gesto d’amore (ed escludendo le motivazioni religiose che certo possono, e credo che in questo caso lo abbiano fatto, influire sulle decisioni prese dalla mamma in questione), scegliere di non curarsi da una grave malattia pur di preservare la salute del bambino che aveva in grembo. Sapeva di poter morire e ha scelto di far vivere suo figlio. Come si può giudicare una scelta del genere ?

La seconda posizione sostiene tutt’altro. Scegliere scientemente di mettere al mondo un figlio sapendo di morire è egoistico, in quanto il bambino nascerà orfano di madre. Sarà privato dell’amore materno. Quindi rimane orfano il bimbo e vedovo il marito.

La notizia non spiega se il marito fosse d’accordo o meno con la scelta della moglie. Ma diciamo che sa bene invece, insieme alla famiglia, come sfruttare fino in fondo la situazione ora. Interviste, blog, libri. Un circo mediatico e una valanga di introiti nelle casse della famiglia. A me non sono mai piaciuti casi così controversi che vengono spiattellati in tutti i minimi dettagli. “Nel sito ufficiale di Chiara Corbella gestito dalla sua famiglia” continua la notizia, “è messa in piazza la storia integrata da video, immagini, audio, testimonianze, esuberanza di particolari e rassegna stampa sul caso”. E questo nella mia natura diffidente mi fa nascere qualche sospetto sulla moralità delle persone che non aspettano un minuto e non risparmiano nulla alla curiosità morbosa della gente, che senza controllo condanna o osanna quella scelta che, secondo me,  doveva restare privata.

Mi tornano quindi alla mente le domande iniziali. Chi ha tanta autorità da poter giudicare la sua scelta? Io credo che nessuno ce l’abbia. Perché forse bisognerebbe trovarsi in prima persona in certe situazioni per dire con tanta sicurezza (ostentata da molti nei tantissimi commenti letti) cosa sia giusto o sbagliato.

Ogni donna quando ha dentro di se una creatura viene trasformata. Diventa una mamma. Le priorità cambiano. La visione del mondo intero cambia e si rimpicciolisce. Il mondo si rimpicciolisce e diventa a misura di bambino. Se nel suo cuore e in accordo con la famiglia spero, ha preso la decisione di salvare la vita di suo figlio a scapito della sua io non posso che ammirare il suo coraggio. Perché la nostra natura prima di tutto in moltissime situazione ci spinge alla sopravvivenza.

Salvarci la vita è un istinto primordiale, ma quando c’è di mezzo un bimbo e la sua mamma anche quel primordiale istinto rimpicciolisce…In questo caso fino a sparire del tutto.

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

5 COMMENTS

  1. Condivido e apprezzo la parte iniziale e finale di questo articolo. Davvero non si può giudicare, si può avere una propria opinione naturalmente, ma per quanto possa essere vicina alla realtà, in una situazione del genere è davvero azzardata la dicotomia: santa o pazza!
    Trovo invece, e mi scuso in anticipo per questo mio pensiero, superficiale il giudizio che si fa del marito. Conosco indirettamente questa famiglia e ho condiviso molti momenti, anche senza partecipazione attiva e posso confermare che la scelta di Chiara era ed è la scelta di Enrico, certo una scelta dettata dalla loro immensa fede, che io posso solo ammirare e che altri possono non condividere, ma una scelta comune.
    L’incipit dell’articolo partiva dalla convinzione che giudicare la scelta di Chiara fosse presuntuoso, e secondo me questo vale anche per la sua famiglia e quello che ne è seguito dopo.
    Grazie dell’attenzione
    Paola Bianconi

  2. Paola ciao.
    Ho scritto io questo pezzo quindi penso sia giusto che risponda io. La mia opinione sul marito e la famiglia era riferito al fatto che non capisco la motivazione per cui una scelta del genere debba essere messa in piazza in ogni dettaglio. Non mi spiego il bisogno delle interviste dei video e tutto il resto. Mi spiace se pensa che incisa stata superficiale perché non era mia intenzione. Il mio parere è certo in parte condizionato dalle notizie che ho trovato e come ho specificato nell’articolo sono diffidente verso situazioni tanto private sbandierare a chiunque. Resta il fatto che mai mi sognerei di giudicare la sceta fatta dalla donna. Spero anzi che la sua straordinaria storia insegni ancora una volta fino a che punto il cuore di una mamma possa essere grande.
    Spero tornerà a leggere ancora i nostri pezzi. E la ringrazio per il suo gentile e sincero punto di vista.
    Un caro saluto.

  3. Grazie per aver risposto ai miei dubbi. Giusto avere perplessità sul mettere in piazza la propria storia, mi sono lasciata prendere forse da alcuni termini usati nell’articolo quali ‘sfruttare’, messo in neretto e ‘introiti’, che, può immaginare, potevano essere facilmente travisabili.
    Ora mi è più chiara la sua posizione.
    Continuerò a leggere e a commentare come già fatto in passato.
    Le nuove mamme mi piace molto.
    Paola Bianconi

  4. La scelta di pubblicare tutto il percorso di chiara non ha mire di sfruttamento della notizia ma è una testimonianza della fede per tutte quelle famiglie,che come la sua,hanno attraversato un Dramma…ma in esso hanno visto il volto di Cristo.non si può giudicare,ma nemmeno lo si può comprendere se non ci si affida all ottica Cristiana…l unica che possa aiutare Enrico e Francesco a metabolizzare la perdita fisica di Chiara.inpossibile non essere toccati dagli occhi di questa ragazza,forse se tutti non cercassimo per forza una spiegazione razionale e logica ma ci fidassimo Dell Amore di Cristo non ci sarebbe bisogno di spiegazioni per l amore che chiara ha lasciato a suo marito e suo figlio.

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