Ultima modifica 3 Giugno 2021
Speravo che questo momento non arrivasse.
Invece dopo un anno di nuoto trascorso senza problemi e con ottimi risultati (due brevetti superati egregiamente) mio figlio ha iniziato a fare i capricci prima di andare in piscina. Simulazioni di improvvisi mal di pancia, stanchezza, voglia di stare a casa oppure da un amichetto.
Spesso ho insistito perchè lui continuasse a frequentare senza troppe assenze.
Poi ho cercato di osservarlo e di comprendere il suo stato d’animo.
Il gruppo in cui è stato inserito, infatti, è formato da bambini più grandi di lui di almeno uno o due anni. Fra 5 e 7 anni, del resto c’è una bella differenza e anche in acqua, nell’apprendimento di gesti atletici sempre più complessi anche lui deve aver notato questa differenza. E deve essersi scoraggiato iniziando a nuotare senza quella spensieratezza dello scorso anno.
Mi sono dispiaciuta.
Perchè ogni genitore spera sempre che il proprio figlio possa eccellere e stare al passo degli altri. Ma poi l’ho visto improvvisamente per quello che è: un bimbo di 5 anni e mezzo con la paura di non farcela, di non essere all’altezza delle aspettative del suo maestro.
Così ho parlato con l’insegnante e gli ho chiesto di ricordare l’età di mio figlio e di non dimenticare quanto sia importante per lui divertirsi in acqua. Del resto il rapporto tra ritmi personali di maturazione e programmazione degli apprendimenti motori è una delle questioni più delicate nell’ambito dell’educazione motoria.
L’attività motoria fra i 4 e i 6 anni deve avere un carattere essenzialmente ludico. Bisogna dunque privilegiare il gioco, introducendo gradualmente delle regole e bisogna prevedere frequenti gratificazioni, nonché favorire le relazioni.
I bambini vanno spronati all’attività motoria ma in generale lo sport non va imposto.
Io amo il calcio e mi piacerebbe moltissimo che mio figlio giocasse a pallone. Sfortunatamente non è uno sport che lo attira. Ha fatto due lezioni di prova, poi mi ha detto: “Mamma, a me correre non piace.
Tu non ti arrabbi se non voglio andarci più vero!?”.
E abbiamo subito chiuso la parentesi calcio. Anche perchè non bisogna anticipare troppo i tempi. Non c’è motivo di pensare che se nostro figlio/a non comincia subito a specializzarsi in uno sport non diventerà mai un campione. Anzi, parlando con la mia migliore amica ho scoperto che esiste un nuovo modo di arricchire il bagaglio motorio lasciandogli sperimentare varie attività senza lo stress dell’agonismo.
C’è una nuova progetto che si chiama “GIOCO SPORT”.
Si praticano le basi del basket, del volley e del calcioa5 permettendo ai bambini delle scuole elementari di decidere, fra i 6 e i 10 anni, quale tipo di sport gli è più congeniale.