Ultima modifica 25 Ottobre 2016
Se prima (prima di tutto, prima del matrimonio, prima del primo pancione, prima, prima…) la parola weekend era più uno stato mentale che significava che alle cinque del venerdì avevi già organizzato due aperitivi, un cambio abito pre-cena e un Bellini per poi correre a ballare, ora il termine, così come le giornate, hanno un’accezione del tutto indifferente.
Non perchè sia cambiata la tua visione di donna o che sia scemata improvvisamente la voglia di un drink seduta a chiacchierare, magari dopo una fantastica maratona di shopping con la tua amica, ma perchè sei mamma.
Ok, inspira, espira, soprattutto se sei stata catapultata così in fretta in un vortice di pannolini, poppate, cambi, lavaggi di minuscoli pezzi di stoffa impreziositi da bottoncini a pressione ovunque, da non rendertene nemmeno conto.
Il weekend è una situazione alla “Terra di mezzo” tolkeniana, la maggior parte delle cose fatte durante quella che viene considerata la “prima Era” accadevano con una leggerezza tale da chiederti se fossi sempre tu la stessa, prima di essere completamente travolta dalla vita da mamma, in cui la voglia di riposarti, fare una doccia magari depilandoti anche, prevale sulla tuta che ti avvolge mentre corri per incastrare un appuntamento dal pediatra e un sugo cotto (bruciato?) per pranzo.
È inutile nascondere il fatto che talvolta tu ti chieda come fanno Anna, Francesca, Serena, a riuscire a mangiare anche una pizza senza diventare nevrasteniche con lo stuolo di bambini urlanti al seguito.
Non è, come starete pensando, il classico e distruttivo quadro mammesco, ma una pennellata obiettiva di una realtà che abbraccia le mamme di tutto il mondo. Ecco, magari la principessa Kate non ha gli stessi problemi, con lo stuolo di istitutrici dedite alla cura dei suoi bambini, ma in generale la situazione sembra rispecchiare il 95% delle mamme.
Immaginatevi poi in prossimità del parto, che sia il primo, il secondo, il quarto, poco importa, quando parenti, suocere, amici, mariti divengono una frotta di opinionisti alla stessa stregua di quelli dei salotti televisivi, e anche il lavabo della stanza dell’ospedale sembra voler dire la sua in merito alla tua pancia. Zazi ha la soluzione però, il dimostrarsi Zen sempre, anche quando le contrazioni sono così ravvicinate da volersi attaccare alla barba del primario che ti tranquillizza dicendo che “la guerra deve ancora cominciare”, che finisce il giro visite per poi darti un’occhiata.
Inspira, espira, che questo bimbo prima o poi dovrà venire a conoscerti, dovrà farsi abbracciare, dovrà guardarti con gli occhi minuscoli, racchiudendo un amore così immenso da farti piangere.
Inspira, espira, anche se la prima, naturale reazione a chi avrà da ridire sul tuo ruolo di mamma, o sul tuo modo di affrontare una nuova nascita, sarà quella di mandare al diavolo, seguita dalla voglia di rimanere sola, in silenzio, pregustando quello che verrà, immaginandolo, prima di ripartire con la respirazione.
Uno, due, tre, quattro, poi espira, tira fuori tutta l’aria e porta via ogni pensiero, che la vita da mamma ha in palio così tanta dolcezza e amore infinito, che tutto il resto sarà solo appendice.
Se volete un consiglio su come affrontare al meglio la fase “aaaargh” pre e post parto, date un’occhiata alle camicie premaman irriverenti, chissà che non ci sia quella che identifica proprio voi!
🙂
Mamma Zazi