Ultima modifica 3 Maggio 2017
Oggi abbiamo incontrato una mamma “sospesa”. Vi presento Berta. La sua è una una storia particolare, quella di un viaggio incominciato quattro anni fa e non ancora finito.
Berta si racconta così: “Noi siamo genitori “sospesi”. Il nostro percorso è incominciato tanti anni fa e la via dell’adozione è stata una scelta di cuore: volevamo diventare i genitori di un bambino che c’era già ed essere con lui e per lui una famiglia.”
Berta ci parla del suo amore per l’Africa, meta di tanti viaggi alla scoperta di questo fantastico continente, che sia lei che suo marito amano tantissimo. Lì hanno potuto conoscere luoghi e persone, stringendo legami d’amicizia molto forti. E dall’Africa hanno sentito il richiamo forte del loro bambino. I nostri genitori “sospesi” hanno scelto il Mali ed il loro bambino è lì che attende, per fortuna in modo inconsapevole.
Della guerra civile che da un anno paralizza il Mali, nell’Africa Occidentale, si conosce ancora troppo poco: il conflitto ha costretto alla fuga 250.000 persone provocando una crisi umanitaria che si sta diffondendo oltre i confini del Paese. La siccità inoltre rende quasi impossibili gli approvvigionamenti alimentari. La Fao e l’Unione Europea hanno lanciato l’allarme, mentre l’Unicef è seriamente preoccupato per i minori coinvolti. Per i piccoli è molto elevato il rischio di separazione dalle famiglie d’origine. Molti bambini stanno affollando i vari orfanotrofi del Paese: i bimbi destinati all’adozione sono sottoposti ad una lunga indagine sociale alla ricerca della famiglia o di qualche parente, che se esiste, rende il bimbo NON adottabile. Le strutture presenti non riescono più a sostenere la situazione che è diventata un disastro, perché i minori accolti nelle strutture continuano ad aumentare. Manca tutto: cibo, acqua, medicine, luce. Molte organizzazioni non governative (ong) hanno dovuto abbandonare il campo e i sostegni statali da due anni sono bloccati.
Le adozioni internazionali dal novembre 2012 sono state sospese. A causa della nuova legge interna, frutto dell’islamizzazione del Paese i bambini sono adottabili solo da cittadini maliani. Di fatto sono più di 150 coppie (italiane, spagnole e francesi) che restano “sospese” ed in attesa di sviluppi.
Berta ci informa che con il passare dei mesi, la situazione socio-politica del paese è andata migliorando. Con il passaggio da un governo transitorio ad uno eletto democraticamente nell’agosto 2013 e gli aiuti dell’ONU, si sperava che anche per le adozioni si sbloccasse la via. Al momento non ci sono novità.
“Chiediamo al Governo del Mali di rispettare i patti presi con le famiglie e di riprendere il discorso interrotto, in modo da permettere ai bambini ospitati negli orfanotrofi di avere un futuro, di avere una famiglia che li amerà per sempre.”
E ancora Berta ci parla del suo piccolo: “Non c’è giorno che io non pensi al mio bambino. Mi chiedo come sta’, se ha mangiato, se ha le medicine per essere curato quando sta’ male. Io sono la sua mamma da più di un anno e vivere senza di lui è il peggior incubo che io abbia mai vissuto.”
Io auguro a Berta e a suo marito di abbracciare il loro piccolo al più presto, così la prossima volta ci racconterà una nuova storia.
Paola Lovera