Ultima modifica 3 Marzo 2020
Quando mi hanno detto che avrei potuto intervistare Cinzia Leone sulla mammità (argomento del suo ultimo spettacolo) non ci potevo credere! L’ho sempre ammirata molto per la grinta e per la viva intelligenza combinata con l’ironia.
Doti rare, se poi, come ho potuto scoprire, sono condite con umanità e gentilezza si ottiene un bel personaggio.
Ci siamo parlate al telefono, concentratissima non volevo perdermi neanche una parola di quanto mi avrebbe detto.
Mi sono trovata, invece, ad avere una bellissima conversazione rilassata come con un’amica.
Mi ha raccontato come è nato il suo spettacolo, ricordate l’episodio del lavandino?, e dopo poche frasi ci siamo rese conto di aver fatto lo stesso percorso, che poi è comune a moltissime donne: rivedere la propria madre in alcuni atteggiamenti involontari spaventa perchè sembra parte di un inevitabile ripetersi di vite.
Se parlo come “lei”, SONO “lei” e sono in qualche modo costretta a ripetere i suoi errori.
“L’argomento sembra serio, ma stasera al mio spettacolo vedrai quanto è divertente!”
Una promessa che è stata debito, perchè davvero non credo di aver mai riso tanto.
Due ore di lacrime, smetti di ridere per una battuta e ti accorgi che già hai voglia di farlo per la successiva.
Durante tutto lo spettacolo Cinzia Leone viene interrotta dalla mamma che la chiama al telefono per i suoi problemi, gastrite e colite, e da qui lo spunto per raccontarci come dal protozoico al cenozoico, la mammut prima la mamma poi, le figlie vengono imboccate di brodo primordiale prima, brodo Star dopo sempre con le stesse parole: “mangia!” “mangia che si fredda” “mangia che la mamma l’ha fatto con amore”.
Ere geologiche in cui madri e figlie a loro volta diventate madri e figlie, si tramandano pregi e difetti.
La mammità, appunto.
“Mia mamma mi ha fatto impazzire con le gocce nel lavandino, ma è da lei che ho imparato il rispetto per gli altri, perchè glielo vedevo fare ogni giorno. E adesso che vivo al piano terra metto comunque i feltrini alle sedie per non disturbare immaginari inquilini del piano di sotto”. Pregi e difetti. Nel bene e nel male. Una specie di matrimonio indissolubile che ci scorre nelle vene e nella testa.
Il crescendo di risate culmina in lacrime, non di gioia stavolta, ma di commozione.
Mamma sei sempre nei miei pensieri. SPOSTATI! No, scusa mi sposto io.
Imparare a crescere ed emanciparci pur mantenendo il “cordone auricolare” come lo chiama Cinzia Leone, collegato; imparare a gestire quanto ci è stato tramandato; imparare che noi siamo individui nuovi, con una storia ancora da scrivere, che la scriveremo noi, ma che non saremo mai sole, avremo sempre il calore di casa dell’urlo di mamma nelle orecchie e nella bocca.
La prima cosa che avevo voglia di fare mentre veniva messo in scena questa ridicolizzazione delle nostre mamme, di questa mammità, che a loro volta non fanno altro che rappresentare loro malgrado le loro madri, era chiamare mia mamma per dirle quanto le voglio bene, che la prossima volta che dirò o farò qualcosa che le appartiene lo farò col sorriso, come se fosse qui accanto a me a darmi il cinque “benfatto figliola!”.