Ultima modifica 22 Marzo 2021
Tutto il mondo parla di Marie Kondo.
E chi sono io, adepta della prima ora, mariekondista convinta, sperimentatrice in prima persona del magico potere del riordino, a non scriverne per raccontare della mia esperienza?
Avevo letto questo libro in tempi non sospetti grazie alla segnalazione di una cara amica.
Marie kondo: il magico potere del riordino. Edizioni vattelappesca.
Mi ero incuriosita. E si sa, la curiosità uccide i gatti e i piccoli writer.
Ho comprato, letto e messo in pratica il magico potere del riordino di questa scrittrice giapponese.
E vi dico com’è andata.
Se non lo sapeste Marie Kondo è una scrittrice giapponese. Ma non è sempre stata scrittrice. Nasce tidyng consultant: consulente del riordino. Insomma una diplomata all’istituto professionale di economia domestica, quello che in Italia oggi chiameremmo Istituto tecnico per attività sociali perché fa più figo.
Una versione giapponese di Joy Mangano. La sapete quella del film. L’inventrice del mocio, insomma.
Donne con il merito di avere brevettato metodi che magari ogni casalinga mette in pratica quotidianamente. Ma mentre le casalinghe continuano a fare le casalinghe, queste 2, con un acume che Steve Jobs scansate, brevettano il mocio, oppure scrivono un libro sul riordino con marchio depositato e diventano miliardarie.
E io lo compro. E ci credo. Lo leggo. E lo attuo. Ma secondo me.
Cosa c’è scritto di magico in questo libro sul riordino? Essenzialmente che devi buttare il più possibile per diminuire il carico di disordine e di lavoro in casa.
E questa è stata la scintilla che mi ha convinto a perseverare nella lettura e nel metodo.
Che per una shopping addicted voleva anche dire buttare cose vecchie per avere più spazio e comprare cose nuove. Ma questo è un altro capitolo.
Il libro di Marie Kondo, con vari passaggi autobiografici che me l’ha fatta vedere come una con un disturbo ossessivo compulsivo, insegna come riordinare casa una volta per tutte definitivamente.
Se si seguono in modo pedissequo le istruzioni.
Primo passo per il riordino dicevamo: ordinare per macrocategorie. Abiti, intimo, libri, ricordi, suppellettili, barattoli, bottiglie varie. E fin qui tutto andava a meraviglia.
Una volta distinte le categorie bisogna buttare il superfluo. Una valanga di roba in effetti nel mio caso.
Sacchi e sacchi di cose inutili che ci si ostina a voler tenere “tanto può servire”.
Io mi sono ritrovata a buttare centinaia di scatole. Vuote. Che conservavo gelosamente. Dopo che avevo comprato altre scatole per metterci dentro le cose che avevo tolto da quelle scatole che erano rimaste vuote ma che avevo comunque tenuto.
Poi si passa alla sistemazione. Metodi oggettivamente intelligenti e ovvi quanto l’uovo di Colombo. Ma che fanno effetto.
Le borse dentro le borse, gli oggetti in verticale e consigli di questo genere ottimi soprattutto per gli appartamenti che non sono regge di Versailles.
Il quarto capitolo è dedicato alla collocazione delle cose.
Verissimo anche questo. Si decide dove vanno le cose e lì si mettono sempre. Ogni volta che le si usano. E non si aspettano più le pulizie di Pasqua.
Il quinto capitolo mi ha sollevato qualche dubbio sulla personalità psicopatica della Marie Kondo.
Che afferma: salutate la vostra casa.
Oppure: le vostre cose vogliono esservi utili. O ancora: tenete in casa solo quello che vi dà gioia, e infine: lo spazio dove abitate influenza il vostro corpo.
Si vede che è giapponese. Soprattutto quando dice che pulire casa porta fortuna.
Che può avere senso quando pensi a quella volta che di notte hai inciampato su un lego e hai camminato con un bernoccolo in fronte per una settimana.
La conclusione del libro ha ulteriormente confermato le mie ipotesi del disturbo della scrittrice. Racconta di essere finita in ospedale con una diagnosi (scritta sulla cartella clinica giura lei) di “eccesso di riordino”. Non contenta è tornata a casa, e perseverando ha cominciato a contemplare il sopra dell’armadio, quant’era bello sgombero e ordinato.
E si è augurata che “grazie alla magia del riordino tanti possano riuscire a vivere la quotidianità con rinnovato entusiasmo circondandosi solo di cose che amano”
Comunque. Io il libro l’ho finito. Ho fatto tutto quello che c’era scritto. La mia casa è stata in effetti più ordinata. E anche più libera da oggetti inutili.
I miei figli però il libro non lo hanno letto. E hanno fatto il resto. E io mi sono ritrovata al punto di partenza in pochi giorni. Ma tutto questo Marie Kondo forse non lo sa.