Ultima modifica 18 Gennaio 2017
Succede negli USA.
Un uomo si pone il problema: è giusto che la sua prossima sposa debba assumere, per legge, il suo nome?
Nel nostro paese qualcuno pensa che la parità tra i due sessi debba obbligatoriamente passare per una A posta al fondo di un nome maschile per affermare e far riconoscere immediatamente che la qualifica o l’aggettivo si riferisce ad una donna, anche se il risultato si presta ad ironie e prese in giro, ottenendo un risultato ben diverso da quello prefisso.
Ma torniamo a bomba, al grave problema che ha quasi sconvolto la vita al giovanotto americano.
Dopo aver ben ponderato la questione, dopo aver riflettuto a lungo, ha finalmente deciso: sarà lui ad assumere il cognome della moglie e confida alla stampa il suo stressante percorso elencando, dettagliatamente i pro e i contro, le sue decisioni poi revocate, i suoi tentennamenti, le sue paure che comunque hanno portato alla decisione finale: sarà lui a dovere cambiare cognome.
Confesso francamente di essere perplessa riguardo alle sue motivazioni, in fondo è davvero una questione di vitale importanza?
Io, sinceramente, credo di no, anzi penso che siano false motivazioni, a meno che non si consideri importante che il cognome rafforzi l’appartenenza ad una razza, ad una comunità, nel nostro caso il cognome di lei è nettamente più ebreo del suo.
Ma questa mi sembra una sciocchezza.
Anche se è bene ricordare che la legge americana è diversa dalla nostra, nel senso che è decisamente più maschilista.
Ci si rimprovera, almeno molti lo fanno, di essere arretrati, di avere norme vecchie, antiquate, obsolete e guardano e portano ad esempio legislazioni di paesi più avanzati, dicono, più aperti, ma…
Ma da noi la donna che si sposa aggiunge solo se vuole al suo il cognome del marito, mantiene la propria identità, è sempre lei, negli USA no, non è così, la moglie ha solo un cognome, quello del marito, che può, grande concessione, mantenere anche dopo un divorzio, anzi questa è la normalità, poichè, per ritornare al suo primitivo deve inoltrare istanza, almeno in molti degli stati.
Ma c’è di più: è consuetudine che, sopratutto nella corrispondenza, le ci si rivolga con il nome e cognome del marito. L’unica differenza? Porre davanti ai nominativi l’appellativo Signora
Gli eventuali figli che cognome prenderanno. Quello della madre o quello del padre, oppure tutti e due?
Pensate ad un uomo con 2 cognomi che dovesse sposare una donna con altrettanti cognomi.
Avranno figli con 4 cognomi, che diventeranno poi 8, 16, 36… che stupidaggine.
Ma davvero queste cose sono fondamentali?
Davvero questo avviene in nome del progresso?
Io credo di no.