Ultima modifica 20 Aprile 2015
Preceduto da annunci, promesse e aspettative, è finalmente arrivato il fatal mercoledì. Da leoni? Mah…
Certo è che Renzi si è presentato con un bel po’ di ritardo e ha esposto con improntitudine e faccia tosta la sua rivoluzione, la sua svolta epocale, i suoi rimedi taumaturgici, per far uscire questo nostro povero Paese dalla palude, in cui è sprofondato.
Fra uno squillar di fanfare, ammiccamenti, battute, risatine, in un clima da cabaret, ha esposto il suo piano, ma, in concreto, che ha detto?
Finita la sua brillante esposizione, spenti le luci e gli scoppi dei fuochi artificiali, che cosa rimane?
Certo il cambiamento di stile, certo un diverso modo di rapportarsi, ma – ripeto -, in concreto, che cosa ci ha annunciato? Promesse e parole, dichiarazioni di intenti e annunci, poco di più.
Fatto salvo il provvedimento, che non richiede impegno finanziario, anzi, il decreto con il quale il Ministro del Lavoro modifica le norme sull’apprendistato, portando a 3 anni, invece di 6 mesi, la possibilità d’assunzione a tempo determinato o, come si diceva una volta, il tempo di prova, senza bisogno di giustificazione alcuna, cosa rimane? Parole, parole, parole, e tante, tante promesse.
S’impegna a fare molto, moltissimo, cose buone e giuste, abbastanza condivisibili, anzi, ma tutto questo necessita di denaro. Molto, molto denaro, molti miliardi, ma ci sono?
Delle due l’una: o Letta è un emerito “cretino”, che non trovava neppure 100.000 milioni per cancellare l’Imu, o i soldi non ci sono.
Nessuno, nemmeno Renzi è un mago, che fa sgorgare miliardi da un cappello a cilindro, o li fa apparire con una bacchetta magica, e allora?