Ultima modifica 16 Gennaio 2017
Cari genitori, ammettiamolo: questa frase nella nostra mente è risuonata almeno una volta nella vita.
Ma qual è il confine tra l’onanismo mentale e la reale necessità?
Innanzitutto va detto che ammettere che il proprio figlio potrebbe avere un problema non è facile, per niente.
Ci mettiamo sempre in discussione: come se davvero la colpa fosse nostra.
Figuriamoci ammettere che non si è capaci di aiutarlo e quindi accettare l’aiuto di un’altra persona… aaaah! Psicologo? E che ne sa di mio figlio lui… più di me che sono la mamma!
…mai e poi mai, vero mamme?!
Fermiamoci innanzitutto.
I primissimi anni di vita dei nostri figli sono spesso contraddistinti da ansie, angosce e inquietudini, e non è facile distinguere che cosa necessita veramente di un aiuto di un esperto, da ciò che invece rientra in una fase sana di sviluppo di un bambino.
Non dobbiamo sentirci immediatamente in colpa, ma analizzare la situazione in modo chiaro.
Quali sono i segnali da non sottovalutare?
Ci sono dei comportamenti che, se osservati nei nostri bambini, rendono necessario un consulto psicologico.
Il principale probabilmente è la compromissione del suo funzionamento, che sia quello scolastico, quello sociale e, ovviamente, familiare.
I cambiamenti (più o meno rapidi o importanti) di comportamento sono senza alcun dubbio un segnale da non sottovalutare. Se un bambino diventa improvvisamente taciturno, se introduce condotte compulsive, se riscontriamo un deficit dell’attenzione.
Altrettanto importanti sono gli sbalzi del tono dell’umore e i disturbi d’ansia, come importanti paure mai avute prima che possono portare a disturbi del sonno. I disturbi psicosomatici possono verificarsi spesso nei bambini come pipì a letto, mal di testa, mal di pancia, mangiarsi le unghie.
I problemi nell’alimentazione sono un altro campanello di allarme: inappetenza o eccessiva fame legata magari ad alcuni momenti della giornata o della settimana.
Ora, care mamme: tutti questi segnali ovviamente non devono essere riconducibili ad una patologia specifica, per cui va consultato prima di tutto uno specialista.
Cosa vuol dire?
Se un bambino non mangia più volentieri le stesse cose che ha sempre mangiato con gusto, ma continua ad avere una vita piena e per lui appagante per quale motivo dovremmo preoccuparci?
Probabilmente sta attraversando un momento di cambiamento di gusti, oppure semplicemente il suo nuovo amichetto del cuore non mangia la pasta col pomodoro e niente… basta con la pasta rossa anche per lui.
Ha sempre adorato la scuola e le sue maestre e adesso sono alcuni giorni che non ci vuole mettere piede? Monitoriamolo: magari un compagno è stato scontroso con lui o la maestra non è stata in grado di ascoltarlo.
Ma se i comportamenti si protraggono?
Se siamo seriamente preoccupate per quello che gli può succedere a scuola, al parco, con la nonna o nella sua testa,
parlatene prima di tutto con il vostro pediatra.
Se si renderà necessario lui vi suggerirà lo specialista giusto: psicologo, neuropsichiatria infantile, psicomotricista, logopedista, ecc.
Poi valutate con il professionista specifico le modalità più adatte per l’età e le condizioni di vostro figlio.
Non abbiate paura di avere paura… ma non siate nemmeno troppo allarmate (e allarmanti!).
Vivete e amate il vostro bambino: questo vi guiderà verso le decisioni più giuste per lui.