Ultima modifica 4 Settembre 2024
Eccomi qui a mettere sul piatto la patata bollente di questa settimana: in palestra abbiamo un bambino che non ne vuole sapere di accettare la sconfitta.
Premetto che uno dei punti fermi della nostra attività è il gioco di gruppo, la sconfitta come la vittoria non è mai individuale ma di squadra.
Il bambino se esce perdente si isola, “mette il muso” e rifiuta di proseguire l’attività, talvolta ha reazioni anche più intense che lo portano al pianto e a scatti di rabbia.
Cosa fare quando un bambino non sa perdere?
Quanti di voi (e l’ho fatto anche io con i miei figli… l’ammetto) a questo punto tirerebbero fuori dal cilindro una splendida frase piena di spirito decubertiano del tipo: “dai.. non si può sempre vincere, la cosa più importante è divertirsi.
Fermatevi subito. Stiamo parlando con un bambino.
Non con un grande in miniatura.
I bambini, come i grandi, giustamente vogliono vincere sempre e per loro una sconfitta non è una cosa da poco, perché il gioco diventa la forma più immediata di autodeterminazione e di risposta alle domande “Chi sono?” e “Cosa so fare?”.
Insomma perdere, può colpire pesantemente l’autostima.
Cosa fare allora? Lasciarli vincere sempre finché la vita non li metterà di fronte loro malgrado ad una sconfitta?
A mio parere non è la strada migliore (anche se far perdere i propri figli è davvero dura).
Una buona alternativa è abituarli che nel gioco la sconfitta come la vittoria sono cose “normali”.
Per far ciò più il bambino gioca più genera esperienza! Perché qui sta il punto.
Qualche anno fa i bambini giocavano interi pomeriggi in gare diverse sperimentando nella stessa giornata la vittoria e la sconfitta più volte.
Tutto questo bagaglio di esperienza aiutava a maturare il proprio modo di vivere e superare l’amarezza delle sconfitte.
Oggi i momenti di aggregazione e di gioco collettivo diminuiscono e spesso l’avversario del bambino diventa l’adulto di turno (genitore, nonno ecc.) che non sempre è disposto a lasciar esprimere la rabbia della sconfitta del piccolo.
“I bambini si liberano dai sentimenti di rabbia solo se possono esprimerli”, sostiene Kerstin Bahrfeck-Wichitill, pedagoga del linguaggio dell’Università tedesca di Dortmund.
E allora tornando al nostro bimbo..
Se ha voglia di tenere il broncio e manifestare il proprio disappunto per aver perso che lo faccia pure, chiaramente nel rispetto di chi gli sta intorno e dei suoi compagni.
Una volta avuto il suo tempo per sfogarsi è nostro compito delicatamente riportarlo in gruppo, magari con un abbraccio dei suoi compagni, che lo aiuteranno con il tempo a capire che sbagliare non significa essere sbagliato e il divertimento di giocare con altri coetanei, il sapore dello stare insieme, dello stare in un gruppo di amici vale più di mille vittorie e mille sconfitte.
Claudio Doretti