Ultima modifica 10 Ottobre 2019
Natale in Svezia è pieno di tradizioni antiche che si ripetono di anno in anno con lo stesso entusiasmo e lo stesso calore.
Il mese di dicembre, il più buio del lungo inverno scandinavo, è un periodo speciale e i festeggiamenti iniziano già la prima domenica, quando si accende la candela della prima settimana di avvento.
Le 4 candele dell’avvento sono esposte in un candelabro apposito, rosso oppure bianco, tradizionalmente decorato con muschio e bacche, spesso raccolto nel bosco, a cui si possono aggiungere funghetti di legno dipinti di rosso.
Il 13 dicembre si festeggia anche Santa Lucia, con celebrazioni che hanno luogo in tutte le scuole, oltre che nel centro storico, nelle chiese, negli ospedali e persino alla biblioteca nazionale. I bambini indossano abiti tradizionali e cantano bellissime canzoni. I costumi possono essere la tunica bianca di Santa Lucia, completa di un nastro rosso come cintura e di una corona di candeline (che si illumina a pile!), oppure la Tärna, che indossa la stessa tunica ma con la cintura argentata, un cappello bianco a punta decorato con stelle dorate, e tiene una candela -sempre a pile- in mano. Ci sono poi i costumi da biscotti di pan di zenzero e da Babbo Natale.
Tutte queste figure sono delle sorte di paggetti che seguono Santa Lucia nel Luciatåg, letteralmente “treno di Santa Lucia”, cioè una processione che segna il passaggio nelle ultime due settimane di avvento.
Questa tradizione risale al Settecento, quando l’aristocrazia svedese “importò” dalla Sicilia la celebrazione di Santa Lucia. Per tutto il mese si mangiano i Lussebullar, cioè dei piccoli pandolci allo zafferano che in occasione di Santa Lucia si trovano in tutti i supermercati, nelle pasticcerie e ovviamente vengono preparati anche in casa.
Ogni famiglia appende alla finestra una grande stella di carta decorata e illuminata, e molti preparano l’albero di Natale, che purtroppo spesso è un vero abete. Ricordo il mio sgomento, dopo il mio primo Natale qui, nel vedere decine e decine di abeti abbandonati per le strade in attesa di essere raccolti dai netturbini.
Anche se non tutti lo fanno, la tradizione vuole che si canti girando intorno all’albero di Natale, tenendosi per mano.
Tutti i negozi e quasi tutti i ristoranti sono chiusi nelle festività natalizie, in particolare la vigilia di Natale, momento da passare in famiglia. Di solito ci si riunisce il pomeriggio per una sorta di cena anticipata (in Svezia si cena intorno alle 18, ma durante le feste ancora prima) e si prepara un ricco buffet detto “julbord” (tavola di Natale), composto da torte salate, salsicce di diversi tipi, polpette, aringhe, salmone, Jansson frestelse (patate gratinate al forno con panna, cipolle, timo e per chi vuole, anche pesce), e il tradizionale Julskinka, il prosciutto di Natale.
Rispetto alle tradizioni culinarie italiane, che variano non solo da regione a regione ma persino da una città all’altra, le pietanze svedesi sono più semplici e sono sempre le stesse, un po’ perché in generale la Svezia è più omogenea culturalmente e ha meno differenze e tipicità locali, un po’ perché i frutti della terra e dell’allevamento sono più limitati in un paese in cui gran parte dell’anno è inverno.
Tutti, poi, bevono il glögg, una sorta di vino dolce e speziato accompagnato da mandorle e uvetta, e il Julmust, una bevanda scura e dal sapore particolare a base di luppolo, malto e spezie.
Un’altra piccola tradizione consiste nel guardare lo stesso identico programma nel pomeriggio della vigilia, ovvero una serie di cartoni animati Disney che riguardano il Natale.
La Svezia ha una ricchissima e splendida letteratura per l’infanzia, tramandata in famiglia e a scuola, e le storie natalizie hanno un’atmosfera speciale, fatta di calore, dolcezza, luce… quella luce intima e confortante che si crea con tante piccole luci nel buio, e con il riflesso iridescente della neve.
A Stoccolma, in questo periodo ci sono 6 ore scarse di luce al giorno: il sole sorge verso le 9 e tramonta prima delle 15. Dicembre è proprio il mese più buio, il picco di oscurità prima che le giornate inizino piano piano ad allungarsi, mentre la natura si risveglia, preparandosi alla lontana primavera che esploderà tra aprile e maggio.
Natale in Svezia è una festa di infinite luci che si accendono per rischiarare il buio e riscaldare l’inverno, e questo è l’aspetto che mi piace di più: affrontare il mese più duro con dolcezza, e lasciarselo alle spalle come un ricordo di calore e intimità.
Pur non essendo un paese particolarmente religioso, la Svezia è molto legata alle proprie tradizioni, sia a Natale che nel resto dell’anno, in cui si celebrano solstizi con riti antichi ancora legati al paganesimo (midsommar). Anche nelle celebrazioni di Natale coesistono elementi cristiani con altri pagani, di origine vichinga, a cominciare dal nome: Natale in svedese si dice Jul, termine che deriva da Yule, il periodo in cui antiche popolazioni germaniche e scandinave celebravano il solstizio d’inverno.
Il Natale cristiano ha poi sostituito i rituali pagani, senza però cancellarli del tutto.
Ancora oggi a Natale la Julbock, capra di Natale, è un simbolo comune e ampiamente riprodotto.
Fino al diciannovesimo secolo, era proprio una julbock a portare i regali ai bambini, nella notte della vigilia.
La capra rappresenta il dio Thor, in quanto erano proprio delle capre a trainare il suo carro.
Spesso mi viene chiesto se preferisco il Natale in Italia o in Svezia.
Per quanto abbia più ricordi di feste trascorse in Italia, la verità è che mi piacciono entrambi, e il fatto di festeggiare Natale a cavallo tra due culture fa risaltare gli aspetti più speciali di entrambe, e ovunque siamo i nostri festeggiamenti sono sempre misti, con più sapori, profumi e tradizioni.