Ultima modifica 28 Dicembre 2016
Ho letto “loro sono 1.200 milioni di persone, noi 60. Il loro è il terzo PIL mondiale, il nostro è il decimo. Loro sono in costante espansione economica, da noi il boom se lo ricorda solo chi ha superato i 60 anni, ed ora, per fatturare, andiamo da loro ad investire. Questi sono alcuni dei motivi per cui non conviene inimicarsi il gigante delle vacche sacre, soprattutto quando da noi ci sono solo vacche magre“.
Chi ha scritto queste parole è un giovane di 26 anni, aspirante giornalista ed architetto, ma, a parte il cattivo gusto della comparazione tra le vacche, trovo uno smodato cinismo nelle sue parole.
È evidente che a lui non interessa altro che la convenienza, materiale, s’intende, che non si preoccupa di quello che è giusto o sbagliato, semplicemente non gli importa.
Secondo lui non bisogna inimicarsi l’India per motivi di pura convenienza economica, al di la di qualsiasi altra ragione, riconosce alla nazione asiatica la legge del più forte e china il capo ad ogni possibile prepotenza.
Al di la dei fatti, al di la delle ragioni.
Non mi piace che sia un giovane a pensare così, se il cinismo e il ricercare la propria convenienza possono, pur non condivise, essere capite in una persona avanti con gli anni, frutto di una vita di disillusioni non è comprensibile in un individuo così giovane che ha mete da raggiungere.
Dà per scontato il pessimo comportamento degli italiani coinvolti, mentre rimprovera all’India un comportamento troppo emotivo e aggressivo.
Ultimo handicap per l’Italia, la leadership del partito di governo indiano di un’italiana che, dice sempre il ventiseienne ha dovuto, in passato, lottare con le unghie e con i denti per cancellare il suo passato , per dimostrare di essere un’ indiana a tutti gli effetti.
Spero che non sia proprio così, che la sig. Gandi non abbia dovuto cancellare nulla del suo passato, a meno che il solo fatto di essere italiana costituisca una macchia pressoché indelebile.
Io non contesto la cultura indiana, né la loro religione, né le loro credenze e abitudini.
Non mi sogno neppure di schernire la credenza sulla sacralità delle vacche: è la loro cultura antica di secoli.
Ma, nello stesso tempo, pretendo che sia rispettata la cultura e la civiltà millenaria della nostra patria, pur con tutte le contraddizioni e le ombre che ci appartengono, ma nessuna civiltà o nazione ne è esente e, sinceramente, se la signora Sonia ha dovuto cancellare le sue radici per ottenere un posto al sole in India, mi dispiace per lei, ma di quelle radici non ne è degna!
Ma torniamo a bomba, ho già scritto il mio pensiero sull’ affare marò e la mia indignazione sulla dabbenaggine dimostrata dal capitano della nave, dalla compagnia e dalle nostrane autorità, che si sono fidati, senza riscontri, delle parole della polizia e delle autorità locali che ha mentito ed ingannato senza pudore.
Ma non è bastato i nostri hanno continuato ad operare con incredibile leggerezza.
Ma dire, con l’aspirante giornalista, che non ha alcun senso far dipendere i rapporti diplomatici tra i due paesi da un caso, seppur grave, così marginale…Eh no, non è affatto marginale.
Non è marginale che le navi debbano avere a bordo, una scorta armata per difendersi dai pirati quando navigano…., non è marginale che cittadini italiani vengano captati, con l’inganno, convinti di dover partecipare ad un riconoscimento, ma, appena posato il piede a terra, imprigionati e accusati di omicidio…, no non è marginale.
La vita, anche se non intesa in senso stretto, anche di uno solo dei nostri connazionali, non è e non può essere marginale.
Al di la dei fatti, al di la della morte dei due pescatori indiani, morte che merita rispetto e giustizia, non di parte e, soprattutto, con l’inganno.
Nemici dell’India? Noi?
Pensate solo per un attimo a quello che sarebbe successo invertendo le parti, a quello che sarebbe stato il comportamento indiano, pensateci…