Ultima modifica 14 Aprile 2021

Scrivo questo post sotto pseudonimo, come se usare il mio vero nome potesse svelare chissà quale verità, io che sono alla ricerca di certezze e verità già da cinque anni.
Cosa sto cercando? Un figlio, come chiunque si racconti in Diversamente Fertile.

Cerco un figlio, disperatamente. E non arriva, no.
“Vabbe’, sai che novità.

Cerco un figlio, disperatamente

Se tu fossi mamma scriveresti in altre rubriche, non in questa.” direte voi. Sì, certamente, è verissimo, non fa una piega.
Ma scrivo questo post in Diversamente Fertile perché questo sono: incapace a concepire un figlio.
Non voglio dire che il mio caso sia più difficile o doloroso di quelli che ho già letto qui. Il dolore non si può misurare, non posso dire certamente “Io soffro più degli altri” perché sicuramente non è così.

Ma il mio essere diversamente fertile una particolarità ce l’ha. Ho letto di Maura, che è celiaca. Lucia, che soffre di endometriosi. Giovanni e Maurizio, che molto coraggiosamente ci hanno raccontato il loro problema, così come ha fatto Marilù con il suo Antonio.
E di tutte le altre, che stanno affrontando coraggiosamente altre problematiche. Che soffrono, esattamente come me. Ma il mio problema è forse leggermente diverso, perché io un problema vero e proprio non ce l’ho.

E, scusate il gioco di parole, il mio problema consiste proprio nel non avercelo, un problema.

Sono sana, sanissima.
Ho l’apparato riproduttivo di una ventenne, l’ha detto l’isteroscopia. Vanto cicli mestruali dalla precisione millimetrica: 28 giorni, non un minuto in più, non un minuto in meno. Non ho malattie della coagulazione del sangue, non soffro di alterazioni alla tiroide, non soffro di nessuna delle patologie alle quali, solitamente, si imputano le cause principali di infertilità. Non fumo, non bevo, drogarmi neanche a parlarne, anche se a volte la tentazione di tirarmi su con qualcosa di pesante ci sarebbe.
Perdonate la battuta sarcastica, e chiedo scusa con tutto il cuore a chi un problema con la droga ce l’ha sul serio.

Io un problema non ce l’ho.

Non ho un perché, così come non ce l’ha il mio compagno. Siamo sani, perfetti, compatibili, ancora relativamente giovani, follemente innamorati di noi due e dell’idea di mettere su famiglia. Eppure nulla, non c’è nulla da fare.
Io incinta non rimango, anche se ci provo.

Così, oltre a cercare un figlio io cerco un perché. Una causa, una qualsiasi.
Così potrei curarmi, prendere qualche farmaco miracoloso. Ma il perché non c’è.
Nessuna causa apparente, o meglio, nessuna causa tangibile a livello medico. “Blocco psicologico”, ecco la geniale ipotesi dell’ultimo ginecologo al quale ci siamo rivolti. Rilassatevi. Non ci pensate. Non vi fissate sul “problema”.

No, ecco. Appunto. Il problema è proprio che non c’è un problema.

Per questo mi ci fisso. E allora a questo punto è proprio vero che ho bisogno dello psicologo. Forse potrà giovarmi, giovarci anzi. Perché anche il mio lui non è messo meglio di me. Vi farò sapere, se ci sarà un seguito. Mi auguro che ci sarà un felice seguito, così come lo auguro a Maura, a Giovanni, a Marilù, a Maurizio, e a tutti i diversamente fertili come noi. A tutti, anche a quelli senza nome come me.

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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