Ultima modifica 20 Aprile 2015
Dopo anni e anni di indagini, sviate o meno, è iniziato il processo che accusa vertici delle Stato di aver trattato con la mafia, al fine, dicono, di far cessare la sequenza delle stragi e delle uccisioni ordinate dai loro capi.
Ma non esiste solo la mafia, purtroppo.
I carabinieri del Ros hanno sequestrato un’ agenda ed una rubrica, appartenenti all’ex vice capo dei servizi segreti italiani, il prefetto in pensione Francesco La Motta, dalla quale risultano settimanali incontri dello stesso, ovviamente ancora in servizio, con esponenti della camorra.
Meglio due broker che agendo in nome e per conto della Hottinger et Associés di Lugano riciclavano denaro del Clan Polverino, camorristi riconosciuti.
Orbene, il La Motta non solo aiutava e comunicava notizie riservate al predetto clan ( come risulta dall’agenda), ma è accusato di aver provocato un ammanco di 10 milioni di euro dalle casse del Viminale e più precisamente dal fondo attivato con lo scopo di gestire l’immenso patrimonio artistico costituito dagli edifici di culto che sono tutelati dal nostro Ministero degli Interni.
I milioni sarebbero stati investiti in Svizzera attraverso la Hottinger ( ma va!) e poi volatilizzati ( come?).
Si spera che la rogatoria avviata dall’autorità giudiziaria abbia esiti positivi e si giunga a scoprire se e perché il Ministero egli Interni abbia deciso di investire denaro in Svizzera e come diavolo nessuno non si sia reso conto ella sua sparizione e, comunque, chi ne aveva deciso l’impropri utilizzo.
L’ex prefetto è stato iscritto nel registro degli indagati per peculato e corruzione ( di chi?). Ma come è stato scoperto l’imbroglio?
Bene, i Polverino avrebbero raccolto circa 7 milioni di euro infiltrandosi nella realizzazione di un grosso centro commerciale Ipercoop costruito nelle vicinanze di Napoli. Soldi che attraverso banche diverse prima della Repubblica Ceca, poi dell’Inghilterra ed infine svizzere, con lo zampino della Hottinger ( guarda un po’).
E a seguire la cosa le stesse persone, referenti del clan, che incontravano abitualmente La Motta.
Dalle intercettazioni sono emerse conversazioni scottanti ed incriminanti riguardanti lo stesso ex vice capo del Sisde e di qui le perquisizioni che hanno portato alle perquisizioni, ai ritrovamenti, all’ iscrizione nel registro degli indagati.
Sino a qui i fatti, ma nessuno al Ministero, nessuno dei revisori dei conti, nessuno degli addetti alla contabilità aveva rilevato discrepanze contabili nel bilancio dei fondi relativi alla tutela degli edifici di culto?
Ma come operano queste persone? Come vengono utilizzati tali fondi o le registrazioni contabili sono talmente nebulose e oscure da non permetterne il controllo?
Al di la della colpevolezza del La Motta, dell’ investimento più o meno lecito di quei 10 milioni di euro, qualcuno si è degnato di controllare i bilanci?
Qualcuno è stato incaricato della bisogna? Oppure pensando che la sparizione di 10 milioni di euro sia, in fondo, solo una piccola casa, che non serva a ridare vitalità alla nostra economia se ne disinteressano?
E se non fossero spariti solo quei 10 milioni? Se quei fondi frutto del salasso continuo e spietato che opprime quella parte del popolo italiano costretto a pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, fossero utilizzati per fini diversi da quelli istituzionali?
Se fossero sperperati inutilmente in mille rivoli oltre che a rinpinguare le tasche dei corrotti e dei delinquenti tout court?
E, poi, perché è il Ministero degli Interni ad occuparsi della tutela del patrimonio artistico consistente nei luoghi di culto?
Non abbiamo forse il Ministero dei Beni Culturali? Se non se ne occupa lui, che dovrebbe averne le competenze, a che cosa serve? Il Ministero degli interni ha la competenza di tutelare i luoghi di culto, perché non si può occupare di tutto il nostro patrimonio artistico?
È una domanda retorica perché tale compito non è chiaramente nelle sue corde, è solo l’ennesima dimostrazione della confusione e dei pasticci in cui naviga la pubblica amministrazione tutta.
Improvvisazione, stupidità, incompetenza, pessima gestione del denaro, dispersione dello stesso …e chi più ne ha più ne metta.