Ultima modifica 26 Giugno 2019
Non sono pronta al cambiamento.
Sono sempre stata convinta che sarei stata una di quelle mamme che volevano vederli crescere in fretta, i figli. Per vederli conquistare il mondo. È ancora così ma…
Al cambiamento necessario per arrivarci mi rendo conto di non essere pronta.
Non del tutto.
Non sono pronta a veder crescere mio figlio
Mio figlio ha quasi otto anni e ormai devo arrendermi all’evidenza.
Non è più il piccolo trappolino che pendeva dalle mie labbra.
Lo osservo con attenzione e lo vedo cambiato, cresciuto e diverso per certi aspetti. Tutto nella norma, da manuale direi. Ma non sono del tutto pronta.
Amo vederlo crescere.
Quando era un neonato era bellissimo stringerlo a me, ma io, che sono una bimba di cinque anni dentro, non vedevo l’ora crescesse per giocarci insieme. Volevo esserci per giocare nell’erba, rincorrerci, vederlo giocare con suo padre a calcio, insegnargli tante cose. A leggere, a meravigliarsi delle cose che lo circondano, a nuotare con me che sono si una bimba di cinque anni ma al mare.
Ridere insieme di niente e di tutto, andare al cinema e guardare i cartoni animati che adoro, viaggiare il più possibile
Ora cresce e sempre più spesso vuole fare da solo.
Naturale e anzi, lo incoraggio più che posso a essere forte, indipendente e coraggioso.
Ma come spesso accade alle mamme (oppure solo a me?) mi tengo dentro un senso di nostalgia. Per quando tendeva la manina e chiedeva aiuto. Per quando i suoi sguardi erano sempre di amore mentre ora a volte sono arrabbiati quando lo sgrido. Nostalgia per le sue risposte un po’ meno gentili quando deve fare i compiti e non ne ha voglia.
Mi rendo conto che questo è niente. Ma lo fanno notare le mamme con figli adolescenti.
Molte di loro con quella faccetta un filo sadica che dice senza parole “ahahah poveretta non sai cosa ti aspetta“…
Un po’ come quando avevi il pancione e loro godevano del dirti “ah si dormi ora perché poi basta. Non dormirai mai più nella vita.
La nostalgia dei tempi coccolosi con mamma
Sarò sciocca e sentimentale ma mi mancano alcune cose di quando era più piccolo e credo mi mancheranno sempre e sempre di più. Da quando ha iniziato a camminare ha iniziato a scoprire il mondo anche lontano dalle mie braccia.
Ed è bello e giusto. Sono orgogliosa del mio piccolo uomo e di come cresce.
Ma ora mi rendo conto che una delle cose più difficili per un genitore è restargli accanto, sorreggerli, aiutarli, spronarli, incoraggiarli.
Ma anche tenerli sempre meno fra le proprie braccia e continuare a sorridere mentre si allontanano.