Ultima modifica 17 Giugno 2023
Martedì 2 ottobre scorso abbiamo festeggiato i nonni, come facciamo da anni: un invito per una mattinata insieme.
Laboratori creativi o di racconti proposti dagli stessi nonni.
Io sono sempre quella che ha paura della confusione che si crea, mentre la mia collega storica ha una capacità di organizzare il caos, con la naturalezza che le invidierò fino alla pensione.
Negli anni ho imparato a non agitarmi troppo e a fidarmi ciecamente: infatti anche quest’anno è andata alla grande.
I nonni c’erano tutti? No, ovviamente.
Chi poteva è venuto anche da lontano… perché il nipote ci teneva molto.
E quella luce negli occhi all’arrivo dei nonni di Roma avrei voluto fissarla per sempre.
I bambini che purtroppo non avevano più i nonni o li avevano troppo lontani, potevano invitare zii o genitori o baby sitter, non importa: una festa è una festa per tutti e ciascuno la vive al meglio che può.
E così le nostre due classi e la biblioteca si sono trasformate in laboratori e luoghi di ascolto.
Giochi di carte, dal rubamazzo alla scala 40; costruzione del ciclo lunare; pittura di cieli stellati e pianeti di fantasia.
Cioè i nonni propongono certi laboratori che scansati!!
I nonni che vengono ogni anno, hanno le idee chiare della saggezza, accompagnate dalla semplicità e qualche volta dalla sofferenza della loro infanzia, ma tutti con la voglia di stare lì a spiegare ed ascoltare: ascoltare come sanno fare i nonni, nessuno lo sa.
C’è dentro quella voglia di capire che noi “giovani” frettolosi e troppo presi dal fare tuttobenesubito non abbiamo.
I nonni erano dei propri nipoti, ma anche di tutti gli altri.
Mi passano davanti immagini meravigliose che purtroppo non posso mostrarvi.
Posso raccontarvi l’attenzione che tutti mettevano su ciò che quelle voci calme e basse volevano dire.
Ancora ricordo un bambino che, carte in mano per la briscola, ascoltava trucchi (di attenzione alle carte uscite eh…) da due nonne che non dicevano esattamente la stessa cosa: e lui, con una faccina confusa e la pieghetta tra le sopracciglia, ha chiesto di spiegare meglio le due teorie.
Una scena fantastica di una pazienza reciproca fuori dal nostro tempo ignorante.
E nella biblioteca si ripetevano racconti dell’emozione di un Tito Stagno agitatissimo che quella notte del 20 luglio del 1969 agitava anche loro, all’epoca poco più che bambini.
E poi la saggezza antica di semine di grano fatte con la luna calante, per dare ai semi il ritmo di una crescita più lenta e capace di rendere più forte la spiga. La lentezza, questa sconosciuta.
I bambini in gruppi sono entrati a turno nei tre laboratori e, come sempre, non c’è stato alcun bisogno di chiedere silenzio.
La presenza dei nonni è stata sufficiente. Forse perché i nonni accolgono sempre senza giudicare… facciamoci qualche domanda.
Come sempre poi, io rifletto su ciò che accade, sul fatto che ai bambini non servono sette esperienze a settimana per imparare.
Non servono attività super accessoriate.
Non servono grandi cose per crescere, ma servono attenzione, tempo dedicato, momenti di confronto semplice.
Persone che sanno profondamente e che hanno voglia di insegnare.
Serve qualcuno che sappia qualcosa così a fondo che la possa raccontare.
I bambini respirano la sapienza, non la saccenza.
Vogliono chi ha gusto nel condividere ciò che sa senza metterli alla prova ed imparano senza sentirsi ignoranti o inadeguati. Non c’è ansia da prestazione, non c’è quella richiesta esasperata di autonomia, perché i nonni, se hai bisogno, ti aiutano.
Solo il gusto di scoprire cose nuove.
Rifletto e penso che i bambini con i nonni provano la libertà di sentirsi ancora come sono: bambini.
Ottobre 2011: alla scuola elementare americana di mia figlia si organizzava il Grandparents day. Mia figlia qui non aveva nonni perché sono rimasti tutti e 4 in Italia. Allora ho chiesto di poter fare il Parents day per lei.
Tutta una giornata con lezioni svolte dai nonni e poi pranzo tutti insieme.
Sono momenti importanti di “sana scuola”.
Esatto Renata. Si respira un’aria particolare. Senza la fretta di imparare e senza l’ansia di insegnare. È tutto naturale perché in fondo nonni che insegnano ai bambini è nella natura delle cose. Peccato non sia possibile per tutti . Però anche partecipare con chi ci vuole bene più di ogni altro al mondo fa la differenza. Il momento dedicato i bambini lo sentono.