Ultima modifica 16 Ottobre 2013
Era un sabato, un giorno di festa per loro, in cui uomini, donne e bambini erano nelle loro case.
Tra le 5,30 e le 14 del 16 ottobre 1943 trecentosessantacinque uomini della Gestapo, la polizia tedesca, irrompono nel ghetto di Roma, tra Via del Portico d’Ottavia e le strade adiacenti, portando via 1259 persone: 207 bambini , 363 uomini e 689 donne.
Alcuni di sangue misto furono rilasciati, 1023 furono trasferiti ad Auschwitz. Soltanto 16 di loro sopravvissero allo sterminio (15 uomini e una donna).
Oggi sono passati esattamente 70 anni da quel triste giorno e una coincidenza, come del resto a tanti, mi ha colpito.
Qualche giorno fa la morte dell’ufficiale nazista Erich Priebke, oggi l’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma.
Ieri le proteste ad Albano Laziale che hanno impedito i funerali del Capitano delle SS (che sei mesi dopo quel 16 ottobre partecipò al massacro delle Fosse Ardeatine), oggi un corteo lungo le vie del ghetto e una fiaccolata organizzata dalla Comunità ebraica e dalla Comunità di Sant’Egidio.
Vedere le immagini in Tv, ieri sera, delle proteste di alcuni gruppi di destra, mi ha lasciato senza fiato.
Ascoltare le parole del figlio di Priebke che, spero solo per spirito di provocazione, ha chiesto che il padre venga seppellito in Israele, mi ha provocato una forte rabbia.
E, dopo tanto tempo che non mi succedeva, la decisione del Vaticano e anche del nostro Sindaco, di non celebrare i funerali a Roma, mi ha fatto sentire fiera di essere italiana.
Perchè questa pagina di storia non riguarda solo la comunità ebraica ma tutti noi.
Al Vittoriano è stata allestita una mostra per ricordare i volti di queste persone: ci saranno quaderni di scuola, giocattoli, bigliettini gettati dai vagoni piombati, video di testimonianze, i quadri di Aldo Gay, artista che disegnò la retata, di cui non esistono immagini filmate. La mostra comincia con i nomi delle vittime che scorrono su una parete luminosa e finisce con i volti.
Due uomini sono ancora in vita, Enzo Camerino che abita a Montreal e Lello Di Segni, romano, classe ’26, che sarà l’ospite d’onore all’inaugurazione della mostra.
Qui trovate tutte le altre iniziative a Roma.
Una tragica ricorrenza, un evento storico da non passare sotto silenzio.
Facebook permette di dare visibilità al pensiero di tante persone che condividono lo stesso sentire. Grazie