Ultima modifica 20 Giugno 2019
Eccoci in quinta. Loro sono più grandi e non hanno più lo sguardo di bambino.
Entrano sapendo già cosa fare, regole, movimenti che, per fortuna, sono entrati nel modo di essere studente.
Meno saltellanti e spesso più pensierosi. Sì, ancora chiacchierano troppo, ma alla secondaria ci staranno attenti, lo so.
Li vedi entrare “Ciao maé!” ; qualcuno va al posto, qualcuno viene a farti vedere un pezzetto di vita: si vede che proprio gli scoppietta nel petto e te lo deve raccontare a tutti i costi.
Ma sì, lo so che dobbiamo iniziare, però due minuti in più ci stanno prima di iniziare la lezione, se penso che ad ogni giorno di questo 2014-2015 ci avviciniamo al momento in cui dirsi ciao sarà un po’ diverso; un “punto e a capo” per noi e per loro.
E così pensi a qualcosa di speciale per iniziare e per dare quella spinta verso la conoscenza che non può più essere scontata. Non può più esistere leggisottolinearipeti. La lezione frontale deve modificarsi in una respirazione continua in cui tutti danno e prendono e l’insegnante non spiega ma dà impulsi, stimoli e conoscenze per arrivare alla comprensione. Faticoso e laborioso, ma motivante.
Tutto questo per vedere ancora nei loro occhi il guizzo curioso di quando hanno scoperto la muffa attorno ad un pezzo di formaggio buttato nel terrario. Sì, nel terrario. E altrimenti non avrebbero visto nascere una muffa! Era lì, ogni mattina che li guardava…sempre più verde. E loro col nasino appiccicato al vetro.
Incuriosirli a quest’età non è facile.
L’età in cui stanno per scoprirsi e conoscersi nuovamente, con tutte le insicurezze del crescere.
L’età in cui sanno sempre teneramente tutto e bisogna trovare la strada di farglielo esprimere.
Quest’anno voglio iniziare le scienze con il corpo umano. L’ho sempre affrontato nel secondo quadrimestre della quinta, ma stavolta ho pensato di anticiparlo.
Ho fatto una domanda: “Cosa sapete del corpo umano?
“Che il cervello comanda tutto!” e io ” Con la Wi-Fi?”
Una bella risata e poi… sì, deve per forza esserci qualche messaggero nervoso che corre senza sosta attraverso gli arti e che ci avvisa all’istante prima di scottarci, ad esempio.
Uno spettacolo pirotecnico di alto livello. 250 domande.
Siamo andati dal “Maé, ma da dove viene il moccio?” al “Maé, ma come fa il cervello a sognare?”
Che abbiano fatto questa domanda, (la seconda) non vi mette i brividi?
La distanza impressionante tra la realtà da toccare, studiare, guardare e la realtà del sogno creata senza volontà apparente nell’immobilità più assoluta.
La sete di conoscenza è ancora lì e cerchiamo di non spegnerla tappando la bocca.
Con l’esperienza ti accorgi a poco a poco che se non si dà aria a ciò che sanno, se non si parte da ciò che conoscono, l’interesse scema e con esso anche la motivazione… e i sorrisi…e le battute…e la vita scolastica.
Un libro incontrato per caso durante le incursioni libresche estive, quando gli insegnanti, come fantasmi incontrollabili, girano in tondo tra gli scaffali in cerca di ispirazione, ci aiuta ad entrare in una cellula da un punto di vista un po’ meno terrificante (con tutti quei mitocondri e citoscheletri, enzimi e apparati di Golgi).
Anche in quinta, imparare cosa sono e a che servono gli enzimi, immaginandoli mentre entrano ed escono dal nucleo cellulare nel corso di una storia scientifica, pure simpatica, è molto diverso che leggerlo sterilmente nel sussidiario.
E il bello è che quando se li vedono davanti mentre passeggiano sui microtubuli, prendono vita anche nel libro di testo. Tutto sta nella strada che si decide di prendere. Io credo di aver scelto quella dell’immaginazione, che nasce da dentro.
Mi viene in mente la mia amica Renata, lontana, ma vicinissima di pensiero, che ha i suoi figli in una scuola molto diversa dalle nostre a partire dalla considerazione dell’insegnante. Vorrei dirle che credo sia proprio il guizzo negli occhi di queste piccole grandi persone che ci dà l’entusiasmo di cambiare, provare, impegnarci a fare sempre meglio…non certo le promesse meritocratiche.
La domanda è : questo rinnovarsi, pensare al coinvolgimento massimo dei bambini rendendoli tutti protagonisti, avrà modo di spendersi con l’aumento degli alunni in ogni singola classe e la diminuzione delle ore effettive di scuola?
Per tornare alle scienze (non pensiamo a ciò che ci aspetta), il libro simpatico è “Lo strano caso della cellula X“, di L.Monaco e M. Pompili – Editoriale Scienza. Appartiene alla collana Racconti di Scienza, molto interessante, che, nonostante la vena ironica e scanzonata propone contenuti aggiornati e rigorosi.
Carissima amica, non mi stanco mai di leggerti.
Certi commenti lasciano il segno…