Ultima modifica 18 Gennaio 2016
Il più grande dei nipoti di una mia amica è un ragazzo che, fino a un anno fa, aveva le idee chiare, aveva, da sempre deciso cosa fare da grande e ne aveva iniziato decisamente il percorso, superando senza difficoltà i problemi dell’adolescenza.
Non era né un secchione, né un ragazzo passivo, viveva pienamente e con allegria la sua età con occhi ridenti fissi alla meta sino a 17 anni, quando, solo per far cosa grata ai genitori, ha partecipato ad una crociera dove ha incontrato una ragazza ed il suo mondo è andato a gambe all’aria.
Lei vive a 200 km e, chiaramente, non si possono incontrare tutti i giorni, non che i genitori di entrambi abbiano frapposto ostacoli al loro amore, né che lo abbiamo sminuito o ironizzato, ma i due mordono il freno, non capiscono più niente.
A loro nulla più interessa se non di stare insieme, non basta vedersi durante le vacanze o nei fine settimana, ne giornalmente con skype, no, loro vogliono stare insieme tutti i giorni, assolutamente.
I loro cervelli hanno smesso di ragionare, loro vogliono stare insieme, punto.
Niente altro conta, non vedono problemi, lui vuole interrompere gli studi e andare a vivere insieme a lei nella casa dei suoi genitori e, magari, trovarsi un lavoro. Quale? Non importa, a lui basta poco, dice, e nulla gli interessa se non vivere con lei.
Ma ha solo 17 anni, è ancora minorenne ed è quindi sottoposto al’autorità dei genitori, ma presto compirà 18 anni, e allora…Il giorno fatidico è arrivato: ha compiuto 18 anni.
“Adesso posso fare quello che voglio”, sono state le prime parole pronunciate con un tono talmente arrogante che la nonna, ripetendole, ha ancora nel tono della voce e negli occhi il turbamento e l’irritazione provata.
È corso subito a scuola per sostituire la sua alla firma dei genitori, anche se, ha detto, non è sicuro di proseguire gli studi sino alla fine dell’anno ribadendo che nessuno poteva obbligarlo ad agire diversamente.
Crede di essere una persona matura e di poter decidere per se e per lei a prescindere da come vivere, come mantenersi, che fare, lui non si cura dei problemi pratici, come un bambino che brancola nel buio, non ha idee ne certezze, non pensa che per vivere ci sono da soddisfare impellenti necessità che non vede e non sa vedere.
Forse il suo è un caso limite, ma, purtroppo, la legge gli dà ragione.
Siamo passati da un sistema patriarcale assoluto dove il padre aveva potere di vita e di morte ( fortunatamente superato da anni) ad uno che svincola dai 18 anni dalla potestà genitoriale, ponendo, però, sui genitori l’obbligo di mantenere ed educare i figli secondo le loro inclinazioni sino a che gli stessi non siano in grado di mantenersi da soli.
Senza vincoli, dando ai ragazzi la possibilità di disdegnare ogni e qualsiasi impegno atto a procurarsi pane e companatico ed a svincolarsi dall’ombrello protettivo genitoriale, anzi lascia a loro la più ampia delle libertà, compresa quella di sbagliare e di pentirsi poi, ma come in questo caso, non è contemplata l’ onubilazione delle menti.
La nostra società impone ai ragazzi di decidere il loro percorso di vita all’età di 14 anni ponendo, giustamente, gli oneri a carico dei genitori.
Non sempre i ragazzi sono i grado di decidere, non sempre i genitori spianano a loro la strada, anche perché non sempre ne sono in grado, per cui, a volte si rene necessario cambiare il percorso, qualche volta quello scelto non è adatto e, certamente si può cambiare idea, ma da qui a dare ad un diciottenne libero e pieno arbitrio di decidere senza riflettere sulle conseguenze, tanto paga pantalone, ce ne corre.
I genitori non possono essere semplicemente considerati come ufficiali pagatori, qualsiasi sciocchezza uno voglia fare o doverlo mantenere se decide di convivere con la fidanzata senza dedicarsi a nulla se non a lei, senza veramente cercare una strada propria ne una in comune con la sua lei.