Ultima modifica 12 Settembre 2016
Le borse delle neo mamme mi hanno sempre affascinato.
Più che delle borse, sono delle Enterprise fornite di tutti i generi, alimentari e non, utili a sopravvivere a qualsiasi evenienza, anche la più nefasta.
Da una parte, è lo scomparto pannolini e salviette. Tac.
Accanto, è la tasca cremine idratanti e talco. Tac.
Sul fondo, è disponibile un cambio completo per ogni stagione. Tac.
Sul retro, il reparto nutrizione con biberon, thermos e biscottini. Tac.
Nel doppiofondo, non manca poi tutto il necessario alla pulizia nasale per fronteggiare anche un’improvvisa invasione di topi. Tac.
Nella mia borsa di neo mamma, forse sarebbe meglio usare il termine sacchetto, invece, due pannolini…..TAC!
Sì, il controllo e la preparazione della borsa bebè non mi sono mai riusciti e, per la verità, non mi riescono nemmeno adesso che ho i bimbi più grandicelli. Diciamo che ci sono mamme con bambini in età scolare le cui borse sarebbero molto più adeguate ad un neonato di quanto lo fosse la mia quando ero neo mamma.
Ci ho provato, davvero, ma con risultati pessimi e con grande ammirazione verso chi aveva sempre tutto in ordine e a portata di mano.
Sarà che quando decidevo di uscire con la carrozzina, più che la preparazione per una passeggiata, sembrava un piano di evacuazione urgente, con tanto di sirena umana e carambolata giù per le scale.
“Andrea, Sara non smette di urlare, che facciamo?”
“Scappiamo, all’esterno le urla di diffondono meglio!”.
Questa era la nostra programmazione delle uscite con carrozzina!
Invece, quando Sara, incredibilmente, dormiva era vietato addirittura guardarla, figuriamoci disturbarla per andare a spasso! Voi direte: “Allora quale momento migliore per dedicarsi alla preparazione di una borsa decente da tener pronta al momento dell’evacuazione?” Invece no, perché quando la mia piccola si addormentava, scattava il momento della scienza per me.
Siccome, a mio modo di vedere, nulla poteva essere inspiegabile, nei dieci minuti di sonno della mia lattante, io mi dedicavo a studiare quali fossero le condizioni responsabili di quel sonno inaspettato e a raccogliere campioni di elementi da ricreare in laboratorio. Il dossier, alla fine, conteneva informazioni su: temperatura rilevata, grado di umidità nell’aria, cm di rimbocco del lenzuolo, ora dell’addormentamento, posizione dell’addormentamento e presenza di terze persone che avessero influito sull’incredibile risultato finale. Il tutto per cercare di identificare una situazione ripetibile scientificamente.
Un giorno, Sara si è addormentata mentre l’idraulico faceva dei lavori in cucina e vi lascio immaginare quanto mi sia costato cercare, per una settimana consecutiva, di ripetere esattamente la stessa condizione, oltre al fatto che, alla fine, i vicini di casa erano convinti che fossi caduta nel più classico degli stereotipi seduttivi: l’idraulico e la neo mamma.
Così, puntualmente, al momento della passeggiata io ero totalmente impreparata che, ai giardinetti, cercavo sempre di sedermi accanto a quella con la faccia da mamma perfetta, quella a cui nemmeno devi chiedere perché, appena tuo figlio si sporca le manine, lei ha già pronta la salvietta, mentre tu ancora fingi di cercare nel tuo sacchetto di plastica, come se contenesse talmente tanta roba da non trovarci nulla.
A volte capita, anche adesso che i miei bimbi hanno 5 e 7 anni, che riesca ad infilare in borsa una confezione di salviette e che, per me, questo diventi un pensiero fisso e tronfio di orgoglio. Sono consapevole del fatto che se non mi ripeto continuamente di avere le salviette in borsa, a breve, mi si seccheranno, perché poi, già lo so, che le dimentico aperte o che le chiudo male, distratta da un figlio che sta per mettere in moto la mia auto o da una nipotina appesa alla cancellata del vicino.
Allora vado in giro per il parco giochi ad offrire salviette ai bambini e, se i bimbi non bastano, mi do alla lucidatura dei lampioni, che ne hanno sempre un gran bisogno!
Quando, finalmente, incontro quella mamma perfetta, mi avvicino e attendo con fiducia il momento in cui suo figlio si sporcherà. La situazione è ideale: il bimbo sta giocando con la sabbia e, a breve, la sua mamma non potrà più tollerare tutti quei germi in agguato. A me non importa se i miei figli, intanto, stanno giocando con lo sterco di porcellino d’India, quelle salviette sono il mio asso nella manica, mi faranno fare un figurone! Allora, mentre il bimbo si dirige verso la sua mamma con le manine alzate al cielo, io, con uno scatto felino, e gli offro le mie salviette.
“No grazie!” Mi fredda da lontano la mamma perfetta “Noi ora usiamo l’amuchina gel!”
Così, Incasso il colpo e, mestamente, torno a lucidare i lampioni!