Ultima modifica 6 Novembre 2015
Qualche tempo fa un “collega di post” ha commentato il pezzo “Io non sono bravo a matematica, come mia mamma” dicendo giustamente che le considerazioni fatte riguardavano i bambini senza difficoltà specifiche nella disciplina.
Potrei dargli ragione, ma oggi mi sento tanto “Bastian contrario”…scherzi a parte, è vero che sulle difficoltà specifiche bisogna fare assolutamente riflessioni più attente e puntuali.
Non ho competenze specifiche nel recupero di gravi difficoltà e quindi non mi permetto di parlarne.
Posso però raccontare due belle esperienze, che nascono dall’incrocio fra impegno della scuola, collaborazione della famiglia e attività dei servizi ASL.
Quando i bambini iniziano la prima si confrontano soprattutto con le loro capacità e si identificano (o provano a farlo) con le aspettative dei genitori: imparerò a leggere, a scrivere, a conoscere e lavorare con i numeri.
A volte questo percorso trova degli ostacoli ricorrenti di diverso grado, non sempre immediatamente identificabili: ci sono progetti sperimentali a livello di ASL che aiutano nell’identificazione precoce del problema direttamente a scuola, con la proposta di test valutati da specialisti; da qui, se si evidenzia la difficoltà in embrione e se la famiglia è d’accordo, parte un processo di monitoraggio per capire se c’è un problema effettivo e l’eventuale grado delle difficoltà.
Io trovo questo controllo precoce molto utile, perché identificare un problema al più presto vuol dire poter intervenire subito, spesso limitando i danni.
Se il bambino è in difficoltà, è il primo a sentirsi inadeguato e se non ci si accorge e non si interviene presto egli tende ad allargare a macchia d’olio il suo disagio, fino a farne diventare un problema pesante a livello psicologico. Si possono innescare meccanismi di rifiuto del lavoro fino ad atteggiamenti di opposizione e sfida nei confronti dell’insegnante che sono difficili da recuperare.
Il meccanismo di indagine che si mette in moto, a volte incontra il muro di genitori che non rispondono positivamente, che non accettano il problema….ma per quanto questo limiti un lavoro necessario e mirato, non è un atteggiamento giudicabile.
Altri genitori, invece, si affidano alle misure prese dalla scuola e dagli insegnanti e collaborano.
Questo caso si sovrappone alle due storie di cui parlavo.
Due casi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento che purtroppo può compromettere il percorso in qualche settore dell’apprendimento della lingua e del calcolo. I genitori, preso atto dei problemi, hanno accolto e anzi promosso l’idea di una valutazione da parte della ASL.
Devo dire che in quella sede i bambini non hanno avuto timori o reticenze in quanto accolti da persone molto competenti che hanno saputo gestire al meglio la situazione. Il ritorno di questo controllo a scuola si è concretizzato in misure e strumenti compensativi che hanno agevolato i bambini in ogni attività potenzialmente problematica.
Ne elenco alcuni che tutte le insegnanti conoscono:
- evitare al bambino lunghe dettature fornendo testi in fotocopia
- evitare al bambino lunghe letture individuali
- scrivere alla lavagna poche parole chiave del discorso che si sta affrontando
- prediligere l’interrogazione alla prova scritta
- prediligere la forma del test per la verifica
- utilizzo di semplici schemi per l’incolonnamento
- utilizzo di semplici algoritmi non solo per lo svolgimento delle operazioni ma anche per l’apprendimento a tappe dei concetti e per visualizzare, eventualmente, la ciclicità di parti di un percorso
- utilizzo della tavola pitagorica
- utilizzo di altri canali di apprendimento (visivo, uditivo, uso di materiale anche non strutturato)
- esempi concreti durante le spiegazioni
Sei o sette anni fa, facendo aggiornamento sui DSA, il professore che teneva le lezioni ci disse molto chiaramente che, a parte due o tre, tutte queste misure potevano essere utilizzate per tutta la classe senza distinzione….male non fanno a nessuno, anzi!
Così la mia collega ed io abbiamo fatto, con risultati buoni per tutti.
Infatti, agevolando i bambini in difficoltà con poche misure “speciali”, si liberano di quel peso che portano e riescono ad affrontare altre aree della disciplina in modo sicuramente più sereno, creativo.
I bambini di cui parlo, agevolati in una o due aree della disciplina, hanno tirato fuori il loro talento nel ragionamento necessario al problem solving ed hanno apprezzato in modo entusiasmante la geometria fatta con il Geopiano di Gattegno e il disegno geometrico realizzato al computer.
Hanno imparato a calcolare mentalmente in modo piuttosto veloce addizioni e sottrazioni e nelle moltiplicazioni hanno velocizzato, con l’esercizio, l’uso della tavola pitagorica.
Questa serenità e linearità nel processo di apprendimento non è stata un miracolo. Posso permettermi di dire che l’80% del lavoro lo ha fatto l’iniziale serenità delle famiglie e la loro disponibilità ad accettare l’aiuto.
Così hanno permesso ai loro figli di percorrere il loro cammino nell’apprendimento senza scossoni o strattoni o forzature. Un percorso brillante che, sicuramente, non ha niente da invidiare agli altri. E in quel 20% che resta, un buon 10% lo hanno fatto i compagni che mai si sono permessi di dire “Perché a loro dai la fotocopia?”…
Perché i bambini sono intelligenti…