Ultima modifica 18 Giugno 2018
Finalmente l’infertilità non è più solo un considerata un problema fisico (come si pensava fino a qualche anno fa) ma ne è stata riconosciuta l’importanza del risvolto psicologico, in quanto sono proprio le componenti psicologiche ad avere un ruolo importante non solo come elemento causale, ma anche come conseguenza dell’iter diagnostico e terapeutico.
Questa “scoperta” ha fatto si che in Italia la legge 40, che regola la normativa in merito alla procreazione medicalmente assistita, spinga anche a garantire un servizio di sostegno psicologico all’interno dei centri che se ne occupano.
Il sostegno psicologico quando si intraprende un percorso di questo tipo diventa necessario per evitare l’ansia, i sintomi depressivi, i sensi di colpa o di inadeguatezza oltre che problemi relazionali anche all’interno della coppia che diversi studi hanno testimoniato che l’infertilità può provocare.
Perché spesso venire definiti infertili è un po’ come venire definiti malati, solo che non si tratta di un male fisico, esteriore, ma un male interiore che nessuno può vedere ma che fa stare male, molto male.
Ma se ciò avviene non si può e non si deve dare la colpa a nessuno e quindi la soluzione migliore è ammettere che quello che si sta vivendo ci fa stare male e accettare di essere aiutati.
E scegliere di essere aiutati può influire sul buon esito della terapia perché molto spesso, se il percorso intrapreso porta ad essere depressi o molto ansiosi, questi stati d’animo possono pregiudicare il buon esito della terapia e mettere in crisi anche la vita di coppia che deve accettare l’idea di doversi “reinventare” una vita solo come coppia e non come famiglia.
Ma il sostegno psicologico deve abbracciare la coppia sin dal momento della diagnosi, momento forse più difficile in quanto è come se i partner dovessero mettersi a tavolino e decidere se avere o meno un figlio…i pensieri che saltano alla mente in quel momento sono veramente tanti, ci si pone un sacco di problemi che non ci si fa quando si decide di provare a cercare un figlio. Certo quando poi il test presenta le due linee si è sempre un po’ impauriti e impreparati ma poi ci si affida alla natura e si va avanti.
Quando si deve intraprendere un percorso di PMA le paure aumentano e sapere che quello che si sta vivendo è normale fa affrontare il momento con una serenità maggiore.
La stessa serenità che si dovrebbe avere sia durante che dopo l’intervento per permettere al percorso intrapreso di procedere nel verso giusto e invece spesso si passano i 10/15 giorni dopo l’intervento chiusi in casa, quasi a volersi proteggere, per paura che si possa influenzare il risultato con il nostro comportamento.
E anche qui il sostegno psicologico è importante, perché è proprio in questo momento che la coppia, ma forse in prevalenza la donna è maggiormente esposta al rischio di cadere in depressione o di avere terreno fertile per l’inizio di un esaurimento nervoso.
Chi c’è passata sa bene che nel momento in cui il percorso finisce e l’esito è negativo, dentro di se si mettono in atto una serie di meccanicismi difficili da descrivere ma che fanno “andare fuori di testa” e un aiuto in questo difficile momento è di fondamentale importanza.
Aggiungo un mio articolo su questo tema!
https://www.lenuovemamme.it/quando-linfertilita-e-causata-dallo-stress/
Dr.ssa Monica Cappello
Psicologa – Sessuologa TORINO
Rubrica SESSUOLOGIA E DINTORNI e FANTASIE EROTICHE – Le Nuove Mamme.it