Ultima modifica 20 Giugno 2019
Nel mio primo anno di insegnamento in provincia di Brescia, un bambino mi disse che i suoi genitori gli avevano dato tre cataloghi di automobili per scegliere il prossimo acquisto (colore compreso); lui aveva scelto e suoi genitori l’avevano acquistata. Poi la notizia mi è stata anche confermata.
Non so se sono strana io o se questa può essere realmente una situazione fuorviante per un bambino.
Qual è la sua “sfera d’azione”? Dove può esibire, testare il suo spirito di iniziativa, la sua capacità di scelta? Quale deve essere il traguardo per il quale può essere ambizioso?
Il bambino in questione non sapeva rigirare al dritto il suo giubbino per rimetterlo all’uscita (e neanche conosceva la “furbizia” del toglierlo al dritto) ed era purtroppo molto a corto di creatività; sembrerà un controsenso, ma non aveva neanche spirito di iniziativa da spendere nel suo mondo di bambino.
Quello appena descritto è sicuramente un caso-limite, perché credo che veramente un bambino su un milione sia stato chiamato a scegliere per tutti l’auto nuova di famiglia, però penso che sia una questione su cui interrogarci seriamente e “perderci tempo”.
Mi è venuto in mente questo tema leggendo ancora una volta le mie “adorate” Indicazioni per il curricolo (le ultime, quelle del settembre 2012): una delle competenze richieste ad un bambino che sta crescendo in Europa è l’imprenditorialità e lo spirito di iniziativa.
Sono due paroloni “adulti” ma che hanno dentro la semplicità unica dei bambini.
Sì, perché queste due capacità gli servono anche…per vivere a casa sua.
Il bambino deve crescere imparando a gestire le sue cose, ad agire nel suo mondo possibilmente con i suoi tempi…. Ho scoperto l’acqua calda. Eppure mi accorgo ogni giorno che non è scontato.
Io me lo faccio una volta al mese, più o meno, (forse poco) un esame di coscienza…dico alle mie figlie troppe volte “dai, sbrigati!” …così tante che mi esce di bocca anche quando non devo sbrigarmi.
Per il periodo successivo a questa presa di consapevolezza, va tutto molto meglio. Sperimentano le loro possibilità, i loro limiti, i miei limiti. In questi periodi sembra che il tempo scorra un po’ più lentamente e fanno anche meno “capricci”…
Girando per strada non vedo scene molto diverse: fretta, bambini in macchina col muso…tanti. Salendo le scale di scuola, nel mezzo di bambini e genitori, sento “Ma possibile che non ti ricordi mai la borsa del pallone? Ecco adesso mi tocca tornare a prenderla!” Ma al mattino un bambino dai 6 ai 10/11 anni va a scuola…non a pallone… e poi, sarà un segno che non gliene importi niente? Chissà.
Orgogliosi se imparano a leggere a 4 anni e mezzo, ma a volte non sanno tenere in mano un paio di piccole forbici.
Ho imparato a scuola, stando insieme ogni giorno, che, se i bambini agiscono nel loro ambiente, possono realizzare da soli, cioè, ce la fanno se chiediamo cose adeguate e aspettiamo che riescano. E parlo di tutti i bambini.
Ognuno, pur con le proprie difficoltà, ha la possibilità di provare a raggiungere quello che è il suo traguardo e anche di riuscirci.
Ma a casa è così?
Il tempo dedicato a…solo a. Questo un po’ ci manca a casa….
A volte entriamo nel tunnel delle attività pomeridiane…trottole noi e i figli. Poi a casa c’è da riordinare e c’è poco tempo. Poi c’è la cena…che non li fai mangiare?
Quando stiamo lì a imparare ad allacciarci le scarpe o a farci una bella risata?
Imparare ad allacciarsi una scarpa permette di “fare da soli” quando si slaccia, permette di non vergognarsi a chiedere alla maestra, permette di sentirsi adeguatamente grandi…e di decidere da soli se cadere o no dalle scale.
Spirito di iniziativa, creatività, giusta dose di ambizione sono quelle doti che tutti i bambini hanno in embrione, ma se li facciamo sperimentare poco o negli ambiti sbagliati rischiano di assottigliarsi…fino a sparire.
La mia piccolina si sta conquistando con le unghie e con i denti il salire e lo scendere dall’auto completamente da sola. E io, puntualmente, mi devo mordere la lingua e devo starla a guardare: lo può fare, lo deve fare e io devo aspettare che lo faccia, anche se ho fretta. Glielo devo.
La mia grande: scosse di assestamento per i compiti a casa. Lentamente abbiamo imparato che, se sa cosa deve fare, può stare senza di me. La sua sicurezza e la mia sono venute dal suo fare da sola; con calma abbiamo capito. Avevo tanta paura che non riuscisse a staccarsi. Ma chiedeva solo tempo, con me e per il suo lavoro.
Possibile che serva solo un po’ di tempo dedicato a guardare i suoi progressi e un granino di pensiero nel chiedere cose adeguate, per dare a un bambino fiducia in sé, voglia di fare e di imparare? Io credo che, pur se non sufficiente, sia già molto.
I bambini sono semplici. Noi adulti siamo complicati, spaventati, distratti, nervosi. Se i bambini perdono la loro semplicità, di chi è la colpa?
Se ci andasse di leggere qualcosa in proposito, Anna Oliverio Ferraris è meglio di 10 Tate.
Ylenia Agostini