Ultima modifica 2 Settembre 2016
I piccoli crescono e arriva il momento magico dei primi passi…per qualcuno a carponi (il cosiddetto “gattonamento”) e per qualcun altro, con il supporto della mano oppure di un appoggio. Questa è una tappa miliare, che lascia emozionati e meravigliati mamma e papà, come anche e soprattutto il bambino.
Il piccolo che fino a poco prima non aveva possibilità di muoversi se non in braccio a qualcuno, ad un tratto diventa più attivo, si muove e cerca di farlo in modo autonomo.
Ricordo ancora l’emozione dei primi passi di mio figlio: traballava, muoveva i suoi piedini in modo insicuro e un po’ goffo, ma aveva lo sguardo fiero di chi riesce in un’impresa eroica e di chi conquista finalmente la sua autonomia!
Come dargli torto, anziché dipendere da qualcuno, diventava finalmente in grado di muoversi da solo.
Solitamente anche mamma e papà accolgono favorevolmente questa conquista, perché “così si muove da solo”, “non ha bisogno sempre e comunque della mano”, “anche noi siamo più liberi”.
Tuttavia all’emozione e al piacere della neo-conquista, si aggiunge spesso, soprattutto fra le mamme apprensive, la paura che il piccolo possa cadere, farsi male o battere la testa, perché ancora incerto e insicuro nel muovere i passi, perché non sa ancora prendere le giuste misure e perché non ha ancora la cognizione degli eventuali pericoli presenti nell’ambiente.
Tutti timori plausibili e in parte anche realistici, perché di fatto il piccolo può cadere e talora anche farsi male o battere la testa. A queste paure naturali e normali, molti genitori reagiscono con un atteggiamento apprensivo ed evitante, per cui spesso intervengono preventivamente continuando a dare la mano al piccolo quando cammina, limitando il suo spazio di movimento e togliendo di casa più oggetti possibili in modo da evitare il più possibile pericoli, precipitandosi quando il piccolo cade anche quando magari non lamenta dolore o non piange.
Per quanto queste reazioni siano istintive e comprensibili, perché chiaramente non vorremmo mai che i nostri figli si facessero male, penso tuttavia che i bambini abbiano bisogno di fare esperienza e che quindi il nostro compito sia quello di controllare e supervisionare, ma al contempo anche di lasciarli liberi di sperimentare, di provare, eventualmente anche di sbagliare e di cadere e quindi di avere la capacità e la possibilità di trovare da soli la soluzione per rialzarsi e risolvere il problema, con la consapevolezza che quando la difficoltà diventa troppo grande o la caduta fa male, sono i bambini per primi a chiamarci o a lamentarsi e quindi a chiedere il nostro aiuto.
Iniziare a camminare da soli è una scoperta magica ed entusiasmante per i piccoli, è la prima grande conquista di autonomia che consente loro di muoversi da soli e quindi di rispondere alla curiosità esplorativa e conoscitiva. Pertanto credo che sia positivo e giusto rispettarla e assecondarla, così da trasmettere loro, anche in virtù del nostro comportamento, un rinforzo positivo e un messaggio di fiducia, che possa spronarli a proseguire. Questa conquista, accolta e supportata dai genitori, rappresenterà infatti la base per un atteggiamento generale che il bambino interiorizzerà, per cui crescendo sarà portato in generale a provare a fare da solo, a confidare nelle sue risorse e a cercare soluzioni, oltre ad avere la curiosità di conoscere e di esplorare il mondo.
Francesca