Ultima modifica 10 Ottobre 2019

A settembre si torna a scuola, questo è un dato di fatto.
Quello che, forse, non tutti sanno è che ci sono alcuni paesi in cui la scuola comincia in un momento diverso dell’anno. In Giappone, per esempio. Qui la scuola, di ogni ordine e grado, comincia agli inizi di aprile.
In realtà anche le ditte, e le attività commerciali, impostano i loro programmi sulla base di un anno che parte dal primo aprile, e si conclude al 31 marzo dell’anno successivo.

Anche i bambini giapponesi tornano a scuola a settembre, dopo un intero mese di vacanza (non sorprendetevi, in una società basata sulla produttività, che li impegna fin da piccoli, non esiste la possibilità di ottenere vacanze più lunghe).  Partecipano a una piccola cerimonia scolastica, col capo di istituto che li accoglie, li ringrazia per il loro impegno e li sprona a dare il meglio anche in questa parte dell’anno scolastico.

Il rientro a scuola in Giappone

Prima di tutto parliamo dell’abbigliamento: la regola vorrebbe che le scuole pubbliche non richiedano nessun tipo di uniforme fino all’entrata alle medie, ma capita che ci siano delle eccezioni, come l’asilo e la scuola elementare vicini a casa nostra, che pur essendo scuole pubbliche prevedono uniformi studentesche, ovviamente da pagare extra rispetto alla retta scolastica. Poi ci sono le scuole private: in quel caso si entra in un mondo che non è totalmente ignoto a noi italiani, con divise, cappelli e accessori identici, differenziati soltanto in base al sesso dello studente.

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Noi abbiamo scelto per nostro figlio un asilo privato. Più delle questioni di prestigio, a cui non siamo interessati, ha contato moltissimo la vicinanza dell’asilo a casa nostra.
Abitiamo in una zona rurale, abbastanza periferica, e la vicinanza con strutture e servizi è sempre “relativa”.
Per esempio, per portare all’asilo pubblico mio figlio avrei dovuto percorrere giornalmente circa 20 minuti di cammino, mentre ora ci basta molto meno. In una società che richiede un grande impegno quotidiano, riuscire a risparmiare un po’ di tempo è un qualcosa da non sottovalutare.

In Giappone l’asilo comincia ad aprile

In quella giornata, a cui partecipano gli alunni e i genitori, è richiesta una certa formalità.
Tutti devono vestirsi in modo formale, padri in completo scuro, madri in vestito lungo, e scarpe con tacco (nonostante ci sia sempre la necessità di tener d’occhio i figli durante la cerimonia, il che vuol dire essere pronti a scappar fuori dalla sala al momento del bisogno). I bambini devono comunque vestire l’uniforme della scuola.

Il livello di formalità varia a seconda della scuola: per l’asilo che abbiamo scelto noi non esistono vincoli per calze e scarpe, mentre il resto dell’abbigliamento è uguale per tutti.

Nel primo giorno di asilo, tutti i bambini ed i loro familiari arrivano intorno alle 10:30. La cerimonia comincia intorno alle 11 e dura circa un’ora. Le distrazioni non mancano di certo ed il cortile interno (con i giochi) è una tentazione forte per tutti i bambini.  All’interno della sala il dirigente scolastico, i vari responsabili, e gli insegnanti aspettano gli ospiti. Pian piano vengono spiegati tutti i meccanismi della vita in comune all’asilo.
Ci sono dei momenti di intrattenimento musicale a cura dei bambini delle ultime classi (quelli che andranno a scuola l’anno prossimo) la presentazione dei vari docenti, e delle classi.

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La consuetudine giapponese prevede classi grandi, con un minimo di trenta bambini e due insegnanti responsabili. Se le richieste (o il numero degli studenti) supera le trenta unità, la classe viene divisa in due, e diminuisce il numero degli insegnanti responsabili (un solo insegnante per classe). La situazione attuale, nell’asilo di mio figlio, comprende una prima classe per i bambini tra i tre e i quattro anni, che comprende trenta allievi, e due classi ciascuna, per i bambini più grandi (dai quattro ai cinque anni, e dai cinque ai sei).

I bambini finiscono l’asilo a sei anni compiuti.Certo, ci sono le eccezioni, basate sulla data di nascita e sul calendario scolastico giapponese, che fa cominciare nello stesso anno sia chi nasce – per esempio – a ottobre dell’anno 1, con chi nasce a marzo dell’anno 2, ma in generale le cose vanno così.

Scuola, seconda parte. Post-vacanze estive.

I ragazzi hanno solo un mese di vacanza, ma hanno la possibilità di andare in piscina una o più volte a settimana durante i mesi estivi (tra la metà di giugno e la fine di luglio), e la loro divisa estiva permette di sopravvivere nonostante il caldo afoso, quindi diciamo che non se la passano malissimo.
Essendo al primo anno di asilo, temevo che per mio figlio il ritorno a scuola potesse diventare difficile. Certo, ha amato il suo asilo fin dal primo momento, ancor prima di perfezionare l’iscrizione, ma nelle vacanze estive ha potuto divertirsi con suo padre, e apprezzarlo ancor di più, quindi temevo che il distacco sarebbe stato difficile.

Mi sbagliavo. Ancora una volta ha dimostrato il suo grande amore per l’asilo, ha rimesso di buon grado l’uniforme e – senza fare storie – sta andando tutti i giorni.

 

A breve lo attende (o dovrei dire “ci attende”?) la giornata sportiva: un evento a cui partecipano tutte le classi, che si sfidano in una serie di gare singole e di gruppo, con alcune coreografie da imparare. Mio figlio non sembra un grande amante delle regole, partecipa alle attività motorie in maniera discontinua, passando all/improvvisazione quando si annoia (durante l’ora di ginnastica, c’è sempre quel momento in cui lui deve mettersi ad aiutare il maestro). Certo, è ancora piccolo, ma pensando all’impegno che si richiede ai partecipanti alla festa sportiva, chissà che ne verrà fuori?

In ogni caso non gli mancherà una mamma che farà il tifo per lui.

Vivo in Giappone dove insegno agli adulti che vogliono imparare la mia lingua, mi sono sposata e, quattro anni fa, è arrivato il nostro piccolino. Dopo di lui sono arrivate pure delle soddisfazioni sul lavoro, e ho cominciato a lavorare per un'università della zona in cui vivo.

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