Ultima modifica 20 Aprile 2015
C’è un articolo nella nostra Costituzione che, tra l’altro, recita “senza oneri per lo stato” e si riferisce alla istituzione di scuole non statali ed al loro finanziamento, ma, se vogliamo cavillare, l’art 34 dello stesso titolo recita che la scuola è aperta a tutti……l’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni è obbligatoria e gratuita.
In nessuno dei commi dell’articolo 34 alla parola scuola segue l’aggettivo statale, e allora? È una contraddizione oppure la puntualizzazione senza oneri per lo stato si riferisce all’istituzione delle scuole e cioè al denaro che serve per la costruzione materiale degli edifici e al loro arredamento?
Non so se qualcuno si è posto il problema, ma, da sempre, esiste una corrente di pensiero, peculiare dell’estrema sinistra, che nega qualsiasi contributo pubblico alla scuola non statale.
Non nega l’esistenza di questo tipo di scuole, ma esige che a farne carico siano esclusivamente i proprietari o i genitori degli alunni, vietando quindi a meno abbienti di potersi iscrivere a tali istituti.
Tra l’altro il sistema scolastico italiano, se vogliamo includervi anche asili nido e scuole materne, è costosissimo, non efficiente e assolutamente non in grado di soddisfare le richieste di iscrizione, soprattutto per quanto riguarda i bimbi fino ai 6 anni, e ricordiamoci che in assenza di nonni giovani e disponibili, la sistemazione negli asili e scuole materne è condizione indispensabile affinché una donna possa ritornare a lavorare.
Qualcuno dirà poco male, da sempre le mamme accudiscono i figli, ma dimentica che oggi è quasi impossibile vivere decentemente se entrambi, mamma e papà, non lavorano, dimenticando altresì le numerose mamme single, le divorziate e i divorziati che si vogliano rifare una vita, oltre alla volontà, anche in assenza di necessità, di una donna che desideri un lavoro compatibile con le proprie aspirazioni che, nonostante quello che molti uomini ancora pensano, non si esauriscono col mestiere di mamma.
Le mamme, come i papà hanno diritto ad una vita propria al di fuori dell’amore per i figli e alle loro cure che, per entrambi, devono essere prioritarie. Ma torniamo a bomba e cioè al contributo pubblico alle scuole dette perciò paritarie.
A Bologna si è svolto domenica 26 c.m. un referendum indetto per conoscere la volontà popolare in merito, referendum che trova nella flc – cgil un accanito difensore della negazione.
Pensando di difendere la scuola pubblica laica ed inclusiva, parole del segretario, accusano chi sostiene il mantenimento dei contributi di schierarsi a senso unico a favore delle scuole private paritarie. Una questione di principio che non tiene conto dell’oggettività della questione.
Si sono mai posti la domanda di che cosa succederebbe se improvvisamente tali istituti chiudessero i battenti o aumentassero le rette in modo da far ricadere l’intero peso del loro mantenimento sugli utenti?
Sarebbero gli istituti statali in grado di assorbirne gli studenti? La risposta è ovvia: NO!
Un no netto senza se e senza ma e neppure ne sarebbero in grado se, con un tocco di bacchetta magica apparissero nuovi edifici perfettamente arredati, a parte i tempi biblici normalmente richiesti per edificarli, dove si potrebbero reperire i fondi?
E dove si troverebbero quelli necessari per pagare insegnanti e personale diverso? Dal pozzo di San Patrizio? Oppure dalle vuote tasche degli Italiani? E, nel frattempo, che ne sarebbe dei bambini?
Ci hanno mai pensato o sono legati indissolubilmente da una ideologia che loro vieta di pensare?
Hanno mai fornito delle soluzioni pratiche per ovviare a tale enorme problema? O a loro non interessa?
A loro interessa, forse, che i loro principi siano osservati, non pensano alle cose pratiche, sono schiavi, forse, della loro demagogia?
Sapete uno dei più accesi negazionisti è quello Stefano Rodotà invocato da Grillo e dai suoi come Capo dello Stato, come Presidente di tutti, ma, una volta di più, si dimostra uomo di parte, uomo che divide, che non sa ascoltare, che è chiuso nelle sue idee e non aperto alle proposte ed al sentire degli altri.
Per fortuna non ha ottenuto i voti che qualcuno si aspettava, anche se…ci è andato vicino…