Ultima modifica 15 Maggio 2019
Affiggere un manifesto gigante anti aborto in una città regina d’Italia è un grande gesto di coraggio che ovviamente ha destato scalpore e critiche.
“Cara Greta se vuoi salvare il pianeta salviamo i cuccioli d’uomo”.
Il manifesto si trova in Via Tiburtina, Roma.
L’associazione Pro Vita e Famiglia o chi per esse, secondo me, di sicuro ha dei gravi problemi mentali. Due i motivi che vi illustro velocemente.
Il primo è che Greta è minorenne.
Sinceramente trovo aberrante fare il suo nome su un manifesto tanto forte.
Il secondo é che un immagine del genere può essere davvero scioccante per chiunque lo guardi, compresi i bambini che di sicuro si porranno domande.
E se lo dico io che
sono contro l’aborto
potete credermi.
250 metri quadrati di provocazione.
Un gesto che urta la sensibilità all’estremo, urta anche la mia.
#scelgolavita si legge sul manifesto dell’Associazione Pro Vita.
Poco dopo la vittoria di Pro Vita davanti al Tar in merito ai manifesti anti-aborto che il sindaco di Magione aveva fatto rimuovere ecco che compare la loro rivincita.
Un feto di undici settimane circa in bella vista a Roma.
Chi ci legge ben sa che io sono forse l’unica mamma anti abortista di questo gruppo ma, pur rimanendo fedele al mio credo, resto di sasso davanti ad una simile provocazione.
Mi dissocio completamente tenendo conto del fatto che Greta, già oggetto di bersaglio di chiunque, non doveva proprio essere nominata facendo lei parte di una battaglia completamente diversa.
Non c’è nessuna assonanza fra un mondo plastic free e l’aborto.
Le persone che si schierano ferocemente verso un pensiero difficile da elaborare e sviscerare sono davvero ridicole.
Non si può essere anti abortisti in assoluto.
L’aborto di sicuro non dev’essere una facile scappatoia per chi a ragion veduta sa benissimo come non si concepiscono figli. E su questo mi batterò sempre.
Se non vuoi rimanere incinta sai come fare.
Se non puoi assumere anticoncezionali comprati un preservativo.
Ma se SAI di rimanere incinta facendo l’amore ad cazzum (è una specie di latinismo quindi posso scriverlo), scegli di rischiare e poi ci resti ( scusate il gioco di parole ma sono già incazzata ) allora cara ragazza questo figlio lo tieni e lo ami.
Invece no, gli ospedali sono pieni zeppi di donne che vanno ad abortire ed io ad alcune di queste tirerei delle mazzate sulla testa e chiederei “ti ha fatto male? Pensa che stai facendo di peggio a chi è dentro di te!” .
Che diritto ho io di ammazzare un bambino? Perché mi sono divertita?
Perché sono ignorante? Parlano di libertà, ah la libertà!
E il bambino che è dentro di te non può essere libero di scegliere?
Bene. Ora mi attaccherete e alcune di voi avranno anche ragione.
Già mi immagino “ma cosa dice questa qui? Prima dice che non si deve abortire e adesso ci da ragione?”.
Si, mi spiego meglio. Abortire per trovare una rapida soluzione ad una vita che si “ incasinerebbe”, per una donna che a pensarci bene potrebbe crescere un figlio o avrebbe potuto non rimanere incinta, io non lo accetto.
Lo trovo deprimente e squallido.
Abortire dopo uno stupro, o in una situazione di grave indigenza, o in caso di grave rischio, o in giovanissima età, insomma in caso di estrema necessità, lo reputo una scelta individuale e non semplicistica.
Il discorso sarebbe lunghissimo, bisognerebbe parlare della possibilità di lasciare il bambino in ospedale, bisognerebbe convincere le mamme delle ragazzine rimaste incinte ad essere molto collaborative, bisognerebbe coinvolgere questi benedetti uomini nelle loro responsabilità.
Ma la domanda che mi faccio io è PERCHÉ NON ESISTE UNA NORMATIVA SULL’ABORTO che analizzi caso per caso?
Ciao donne, non condannate nessuno.
Non condannate le stesse donne. Cerchiamo di capire.
E magari diamoci una mano.