Ultima modifica 27 Gennaio 2016
Molto spesso, a termine di gravidanza, la paura delle mamme, oltre al parto in sé, è quella di non sapere quando andare in ospedale.
Effettivamente esiste una situazione che, per paura o per fretta, può facilmente essere confusa dalla donna con il travaglio, quando invece è una fase precedente definita “prodromi”.
Il periodo prodromico è una sorta di preparazione al travaglio stesso, un avvertimento che il corpo da’ alla donna per prepararsi al momento della nascita. I sintomi dei prodromi, specialmente se si è alla prima gravidanza, possono essere spesso confusi dalle mamme con la sensazione di essere già in travaglio: infatti, anche se inizialmente si presentano come contrazioni irregolari e non dolorose (al più fastidiose), col passare del tempo possono cominciare a provocare dolore. La differenza sostanziale col travaglio attivo però è che queste sono molto irregolari per durata (non più di 30 secondi), frequenza e intensità. Inoltre si possono avvertire anche per un lungo lasso di tempo (per esempio due ore), poi arrestarsi per periodi più o meno lunghi, quindi ricomparire.
La durata totale è molto variabile da donna a donna: si può passare da qualche ora ad alcuni giorni.
Durante questa fase non avviene la dilatazione, ma queste contrazioni servono al collo dell’utero per prepararsi alla dilatazione diventando sempre più morbido e cedevole, e alla mamma a prepararsi psicologicamente per il nuovo evento e per cercare un luogo tranquillo e sicuro dove partorire.
La durata del periodo prodromico dipende anche dallo stato emotivo della mamma. Come accade ancora in natura, anche nel nostro cervello arcaico perdurano degli istinti di sopravvivenza che, in questo caso, riescono a ritardare il travaglio anche di qualche ora se la donna non si sente al sicuro.
Man mano che si avvicina l’avvio del travaglio vero e proprio, le contrazioni si regolarizzano, diventano più dolorose e comincia anche la dilatazione del collo dell’utero.
Il travaglio è caratterizzato da contrazioni ritmiche (almeno una ogni 10 minuti), della durata di circa 40-50 secondi e accompagnate da un appianamento del collo dell’utero e una dilatazione di almeno 3-4 cm; a differenza dei prodromi, una volta che il travaglio si è avviato non è più possibile arrestarlo.
Elena Ferrari