Ultima modifica 20 Giugno 2019
“Insegnanti eroi con uno stipendio da fame”. E’ notizia di qualche giorno fa che il premier Renzi si esprime così a proposito della classe docente italiana.
Sarà che Renzi ha la moglie che è insegnante o i suoi figli frequentano le scuole pubbliche e non le stratosferiche scuole estere e private ma credo che abbia una buona opinione dei docenti e, sarà una magra soddisfazione, ma da una classe politica mi fa piacere sentirlo.
Sarà che spesso e volentieri siamo considerati come una classe di privilegiati in quanto siamo abbastanza sicuri del nostro posto di lavoro mentre al di fuori c’è una certa desolazione perciò una buona considerazione di noi fa piacere.
Perché dell’insegnante non bisogna solo guardare i “tre mesi” di ferie (che poi tre mesi non sono mai e per alcune categorie ,raggiungono praticamente la quota di ferie degli altri lavoratori) o la sicurezza del posto di lavoro (che non è poi così scontata) ma il compito educativo dell’insegnante stesso.
Ciò che viene detto da Renzi viene confermato anche da studi comparativi fatti in Europa. L’unità italiana di Eurydice, che si occupa di ricercare informazioni sull’istruzione europea su incarico della Direzione Generale per gli Affari Internazionali del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca presso INDIRE, ha realizzato una pubblicazione, disponibile in rete qui sugli stipendi degli insegnanti europei dal livello preprimario al livello superiore. Come chi lavora nella scuola sa, si evince che gli stipendi degli insegnanti italiani non sono di certo brillanti (parlo per la primaria ma la situazione cambia poco anche per gli altri ordini di scuola: un insegnante di scuola primaria percepisce un reddito lordo annuo di 22.903 Euro ad inizio carriera mentre a fine carriera sfiora i 34.000 Euro). Non è così per gli altri paesi europei, almeno i principali dove il reddito annuo viene superato in certi casi anche di 20.000 Euro in più.
Ma ciò che mi sconvolge di più è la scarsissima differenza fra lo stipendio di un insegnante ad inizio carriera con uno di fine carriera. Questo è il punto su dovremmo più di tutti riflettere.
Osservando solo il dato potremmo quasi dire che una maestra fresca di studi sia poco meno competente di un’insegnante che fa questo mestiere da circa trent’anni.
Ma non solo.
Significa che i corsi di aggiornamento a cui partecipiamo, la fatica che viene fatta ogni giorno a trovare sempre nuove sfide e motivazioni (che vengono quasi sempre soltanto dai ragazzi e dai bambini) non vengono considerati poi molto …
Ma il problema non è lo stipendio, che in momenti di crisi è quasi impossibile pensare di chiedere di aumentare …
Il problema è la considerazione, che talvolta viene a mancare. Il problema è pensare che un’ora di lavoro di un’insegnante sia come quella di un altro mestiere. Quello è sbagliato, perché io, in quell’ora mi occupo della vita e dell’educazione dei nostri figli con tutti i problemi e le difficoltà che ne conseguono.
Forse proprio in quello siamo eroi (?)