Ultima modifica 20 Aprile 2015
Il nuovo, nuovissimo, capo dell’ Agenzia delle Entrate ha fatto esplodere una bomba che non ha trovato la giusta eco nei media nostrani, anzi sta passando quasi in sordina, forse perché troppi grandi nomi, sembra vi siano implicati, troppi personaggi famosi, troppi avvocati e commercialisti di grido capaci di giostrarsi tra cavilli ed appigli che abbondano tra le pieghe delle nostre farraginose leggi o, forse, perché l’ammontare della cifra era già noto, almeno parzialmente.
Sta di fatto che la somma sottratta alle casse del nostro fisco nel primo decennio degli anni 2000, somma accertata dai solerti funzionari, è, non sarebbe, di 600.000.000.000, avete letto bene, seicento miliardi di euro, pari a ¼ del nostro pil, somma che, se introitata a tempo debito, ci avrebbe risparmiato i morsi della crisi, anzi avremmo conteso e contenderemmo tutt’ora alla Germania il ruolo di leader europeo.
Realmente, con i fatti e non con le chiacchiere
Ma, perché un ma c’è sempre, quei soldi, per motivi diversi, non spiegati e sovente inspiegabili, per incapacità o difetti del nostro sistema di riscossione, si stanno allontanando sempre più, stanno svanendo nel nulla, si stanno riducendo a pochi spiccioli, si fa per dire, ma, parole del capo dell’ agenzia, è grasso che cola se riusciranno ad incassarne 100.000.000.
Perché?
Impotenza, incapacità, rassegnazione o che altro?
Mah!!!!!!!!!
Si parla di gente poi fallita, si parla di impossibilità a far fronte al proprio debito per mancanza di liquidità, per una miriade di tanti e tanti altri oscuri motivi.
E allora?
Dove sono andati a finire tutti quei guadagni accertati o tali accertamenti erano fasulli o il denaro guadagnato è stato portato all’estero, in banche e stati compiacenti o si è perso nella babele di società fantasma incastrate l’una dentro l’altra in un gioco di matriosche?
O quegli erano non accertamenti irreali o fondati su basi equivoche?
La storia si ripete puntualmente, ieri erano 500.000.000.000, oggi rivalutati a 600.000.000.000 mentre continuano a ripeterci che, ogni anno, l’evasione ammonta a 130– 160 miliardi, lo ripetono salmodiando una litania sempre uguale.
La combatteremo, la debelleremo così che si potranno finalmente abbassare le tasse a quelli che, volenti o nolenti, pagano puntualmente.
Quante volte abbiamo sentito queste parole?
Quante volte ci hanno ripetuto che l’ammontare dell’evasione recuperata stava, anno dopo anno, aumentando inesorabilmente, ma il loro importo non toccava nemmeno i 15.000.000.000 €, nulla di più!
Mi chiedo che quella piccola somma venga veramente introitata o se diventando un residuo attivo non sarà mai del tutto incassato.
Oltretutto evadere non è un reato?
Un reato che danneggia tutta la nazione, ma è un reato perseguibile e perseguito?
Evidentemente solo se si tratta di poveri cristi, non per i grandi evasori , quelli che, scoperti, si possono permettere di pagare le laute parcelle degli avvocati famosi, ma non trovano i denari per pagare le tasse dovute, risultando, ma solo per il fisco, ufficialmente nullatenenti continuando però a vivere indisturbati nelle splendide ville, un tempo di loro proprietà e mantenendo uno stile di vita non certo modesto.
Il tutto in barba a coloro che vedono il loro modesto reddito fisso decurtato, pesantemente ed in anticipo, prima ancora che loro vedano il colore ed il profumo dei soldi.
Ma sapete qual è la beffa maggiore?
Il fatto che lo Stato o, meglio, le sue istituzioni, li protegga, non li denunci ne segnali i loro nome per il rispetto della loro privacy, cioè li lasciano nell’ombra a continuare i loro inganni i loro imbrogli, sempre difesi da quei famosi avvocati a cui pagano le loro salatissime parcelle con il denaro che non hanno.
A meno che, qualcuno paghi per loro, metta a loro disposizione ville, automobili e avvocati, magari a loro insaputa, ma, chiaramente, si rifiutino di saldare i loro debiti con il fisco.
Che dire?
Chi, oltre gli evasori, trae vantaggio da questa situazione?
Certo il dubbio permane e monta, come la rabbia di chi ha visto distrutta o resa invivibile la propria vita.
L’art. 53 della Costituzione recita tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva
Mai articolo è stato così disatteso!