Ultima modifica 16 Gennaio 2017
Quante volte vi sarete trovati dinanzi a vostro figlio che urla, strepita e/o piange perché magari arrivata l’ora di fare la nanna, gli impedite di continuare a giocare (visto dal suo punto di vista) oppure perché non cedete alle sue insistenze a comprare l’ennesimo gioco?
Essere e soprattutto fare i genitori implica anche affrontare e gestire i capricci dei figli, che rappresentano il loro modo per esprimere disappunto, dispiacere e irritazione.
I capricci possono manifestarsi con pianto, urla, strepiti, reazioni di rabbia sia a gesti che a parole, atteggiamenti di chiusura. Chiaramente ogni bambino ha il suo stile di comportamento, per cui l’intensità e la modalità di reazione è soggettiva.
Perché i bambini fanno i capricci?
I capricci sono la risposta più comune dei bambini a situazioni di frustrazione.
E questo può essere facilmente comprensibile, perché dinanzi ad un “no” e alla mancata possibilità di concretizzare un desiderio, è naturale reagire con disagio, rabbia e/o dispiacere. La differenza fra adulti e i bambini sta nel fatto che noi grandi abbiamo imparato (o dovremmo aver imparato) a gestire le emozioni, mentre i bambini, soprattutto se piccoli, devono ancora imparare a fare i conti con la frustrazione e con l’impossibilità di poter sempre fare e/o avere ciò che vogliono.
Chiaramente la vulnerabilità a fare i capricci è maggiore quando sono stanchi, affaticati oppure quando stanno poco bene, ovvero quando sono più sensibili ad innervosirsi e a lamentarsi.
Cosa è consigliabile fare in questi casi?
Intanto partiamo dall’assunto che nella vita esistono le frustrazioni e i limiti e che non sempre possiamo avere o agire come vogliamo. Pertanto se alleniamo i nostri figli a fare i conti anche con qualche “no” e a saper gestire le frustrazioni, li aiutiamo a sviluppare una capacità di reazione e di adattamento necessaria e utile nella vita.
Tuttavia riuscire ad educare i figli a tollerare le frustrazioni, implica che noi genitori in primis sappiamo reggere dinanzi alle loro bizze e tollerare che possano provare emozioni anche spiacevoli (quali dispiacere e rabbia).
Infatti spesso noi genitori cadiamo nella trappola del “troppo amore”, per cui dispiaciuti e rammaricati per non poterli accontentare, condizionati da quei faccini che piangono lacrimoni e magari attanagliati dal senso di colpa e dal dispiacere di non esserci stati per il resto della giornata, spesso finiamo per cedere.
Tuttavia in questo modo, non diamo mai loro la possibilità di abituarsi a reggere anche le piccole frustrazioni e rischiamo di comunicare la fallace idea che tutto sia possibile e/o dovuto.
Nel momento in cui il bambino fa i capricci, è utile lasciare che possa esprimersi e sfogarsi oppure, in base alla situazione e alla reazione, contenerlo.
In un momento successivo, quando è più calmo, possiamo parlargli motivando e spiegando in modo chiaro, semplice e diretto il “no”/il limite, così che possa comprendere e accettare meglio la frustrazione.
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