Ultima modifica 27 Agosto 2018
Sono sempre stata obiettiva e realistica quando ho parlato di adozione.
Ho cercato di farvi vedere i lati belli e quelli più complicati perché sono convinta che ogni genitorialità presenti momenti di grande gioia e momenti di grande sconforto che si tratti di una genitorialità adottiva o biologica.
Poche volte, rispetto
alla genitorialità adottiva,
sono andata a toccare il lato più buio.
È vero, abbiamo già parlato dei fallimenti adottivi ma credo che ci sia un altro lato decisamente inquietante che emerge ultimamente, specie dai social.
La violenza domestica psicologica.
Sto parlando della violenza domestica psicologica, ma spesso anche fisica, che si crea nelle famiglie adottive.
Violenza subite dai figli ma anche agite da loro, violenze che possono andare dal verbale ed arrivare fino alle percosse vere e proprie.
Tanto si è parlato delle disparità di trattamento che i figli adottivi subivano, specie nelle generazioni precedenti alla nostra quando ancora la cultura dell’adozione era una cosa vaga e poco chiara. Adottare era visto come un possibile ripiego o un surrogato della genitorialità biologica. Violenze psicologiche che mostravano la mostruosità di questo agire solo con il passare degli anni quando i ragazzi adottivi, ormai adulti, si ritrovavano a maledire il giorno in cui erano stati adottati a causa della mancanza di preparazione della coppia a questo cammino. Non una possibilità, ma una maledizione.
Gli sfoghi dei genitori adottivi
Adesso invece mi ritrovo a leggere sempre più spesso gli sfoghi accorati di genitori adottivi che sono alle prese con figli sempre più problematici. Ragazzi con un carico di rabbia, giustificata intendiamoci, ma assolutamente ingestibile anche per dei genitori che hanno fatto punto centrale della loro vita la serenità dei loro figli.
Figli rabbiosi ed infelici, anche grandicelli ormai, che invece di cercare di imparare a gestire o impegnarsi a superare questo sentimento, distruggono tutto ciò che trovano sulla loro strada. Rovinano tutto ciò che potrebbe farli stare bene nella vita che stanno vivendo rifiutando ogni tipo di aiuto ed ogni tentativo di supporto gli venga proposto.
Figli che sottopongono costantemente questi “due individui che casualmente si occupano di noi” (così ho sentito definire alcune coppie adottive dai figli) ad ogni tipo di attacco verbale e fisico, dagli insulti fino ai calci, sputi e pugni.
So di genitori che, costretti a farsi assistere dal pronto soccorso, si inventano storie degne dello storico castello di bugie di una qualsiasi donna maltrattata.
Genitori che vivono nel costante timore che il proprio figlio esploda e scarichi il proprio odio contro coloro che invece lo hanno accolto e hanno cercato di restituire dignità ad una vita che di dignità ne aveva poca.
Figli che odiano a prescindere da tutto, così incasinati nelle loro teste da non riconoscere dove sta il problema.
È vero, non è colpa loro, ma è forse colpa di chi adotta allora?
Raccogliere le lacrime di queste madri vessate per anni che alla fine, dopo mille e mille tentativi di risolvere i problemi. Mille situazione sorvolate e perdonate, si sentono così stanche da volersi arrendere, non è facile per me che sono appena entrata nella fase più faticosa, quella dell’adolescenza, con non poche difficoltà.
Mi provoca un insano senso di terrore che anche la mia strada possa trovarsi un giorno a essere solo una china ripida e senza possibili di ancore di salvezza.
Mi chiedo se è possibile non arrivare a questi “punti di non ritorno”.
Se è possibile fare qualcosa prima.
Mi chiedo dove sta l’inghippo, quale parametro primario non funziona a dovere.
La preparazione delle coppie?
Le motivazione che spinge una coppia ad adottare?
Il percorso post adottivo da parte dei servizi che è pressoché inesistente?
L’età dei minori dati in adozione? Non so dire. Forse tutti.
Credo che sulla preparazione e sulle motivazioni della coppia si siano fatti passi da gigante negli ultimi 20 anni ma che per parlare di un post adottivo fatto come si deve ci sia ancora molta strada da fare.
L’importanza dell’età dei bambini al momento dell’adozione.
Anche in questo caso mi tirerò addosso una marea di commenti negativi ma credo che conti, e conti molto. Più è alta l’età che ha un bambino al momento dell’inserimento in famiglia, più probabile è che si presentino problemi.
Non ci nascondiamo dietro un dito!
Quanto più il passato pesa, tanto più alta sarà la fatica che dovrà essere fatta per adattarsi al nuovo ambiente. Fatica che spesso questi ragazzi non riescono a gestire e dai qui possono partire tutte le problematiche di cui parlavamo prima.
È ovvio che non si parla di totalità delle situazioni, ma, da quando il muro di omertà rispetto alle adozioni dove” tutto era bello, fantastico e gratificante”, noto che le percentuali di sconforto genitoriale adottivo (non le voglio chiamare fallimenti), sono alte.
E non venitemi neanche a dire che tutte le genitorialità sono difficili e faticose.
Lo so bene che anche i figli bio spesso sono grandi fatiche.
Permettetemi però di dirvi che il passato che ogni figlio adottivo ha sempre con sé, anche quelli adottati alla nascita, sono una valigia pesante da portare sia per loro che per noi.
Vorrei, dopo tutto questo mio scrivere e filosofeggiare sulla cosa: dire a questi genitori che hanno preso le distanze dai loro figli che la vita in certi momenti possa anche porvi davanti a delle scelte difficili e faticose sia da prendere che da mettere in atto, ma che molto spesso certe scelte radicali vengono prese per puro istinto di sopravvivenza e non di non amore.
Perché la favola che “BASTA CHE CI SIA L’AMORE” dopo un po’ di tempo si ricolloca nella realtà del “A VOLTE L’AMORE NON BASTA” .
E’ giusto guardarsi con occhi più misericordiosi ed accettare che siamo esseri umani e non dei riparatori. Siamo solo due persone che speravano di cambiare delle vite, la loro e la nostra ed a volte questo compito non riesce o non viene riconosciuto.
Spero che il tempo sia signore e vi renda merito addolcendo i vostri ed i loro errori.
Che il perdono e l’amore siano alla fine più forti della rabbia e della delusione che ognuno di voi prova. E poi prego affinché nessuno debba passare attraverso una prova così devastante… io per prima.
Bellissimo ed illuminante.
Complimenti
ho lasciato il mio commento anche sul gruppo di FB e ripeto qui il concetto: ho conosciuto coppie arrivate a una situazione così grave che il figlio adottivo è stato allontanato e inserito in comunità ma una madre, che ora vede il figlio sotto sorveglianza, ha ammesso di aver sbagliato perchè non avevano portato il bambino subito dallo psicologo, perchè ingannati dalla sua apparente docilità.
io sono la felice madre di una bambina adottata da grande e l’ ho portata dalla psicologa, non perchè sembrasse “necessario” ma solo per cominciare, con lei, a costruire un inizio di stima di sè: lo sanno tutti che QUESTO è il problema, il problema di TUTTI NOI . . non serve nascondere la testa sotto la sabbia .. sapete cosa serve? TANTI soldi: perchè le coppie adottive, che già si sono svenate per le adozioni internazionali, vengono lasciate sole, senza assistenza pubblica, senza supporto dalle scuole e gli Enti danno servizi che bisogna pagare . . ma io dico: “quello che non ho è quello che non mi manca”: usiamo i nostri soldi per il futuro dei nostri figli, lo psicologo è una figura che rassicura il bambino e non lo spaventa come il medico in camice bianco dal quale molti genitori (in buona fede eh?), portano i bambini per fargli fare un “tagliando”
madre adottiva anch’io stesso sacro terrore che possa succedere ciò che adesso sembra impossibile con una splendida cucciola tra le braccia, testarda e fiera la mia piccola africana ma che intesa!!!
Anch’io mi pongo i tuoi interrogativi e anch’io butto un sasso nello stagno, quotando in pieno anche Saggiavale che ha commentato prima di me, aggiungo: non si tratterà per caso di due difficoltà che si sommano? Quella del non saper affrontare, non avere gli strumenti adatti per l’adolescenza dei propri figli, assieme ai loro ‘buchi’, che provoca questi disastri?
Porto il mio esempio personale: con una mamma bio quasi perfetta, amorevole, accudente e educativamente rigorosa, che però ha avuto a sua volta un’adolescenza traumatica causa lutti e abbandoni, e quando io mi sono affacciata all’adolescenza è scoppiato l’inferno… In qualche modo ne sono uscita (anche di casa), ma fino a quando non ho iniziato un programma di psico-terapia, durato 7 anni, la mia autostima era davvero sempre in pericolo.
Perciò se qualche strumento possiamo avere è proprio quello di farci aiutare, oltre a far aiutare i nostri figli, quando sentiamo che i loro comportamenti ‘cozzano’ con quel qualcosa dentro di noi che non ci lascia agire come vorremmo/sapremmo/dovremmo.
Ciao, sono madre adottva di due figlie ormai grandi, adottate piccole. Io credo che l’adolescenza sia il banco di prova di tutte le famiglie, ancora di più per quelle adottive, per questo penso sia necessario preparare il terreno prima. Noi siamo stati fortunati perchè abbiamo incontrato degli operatori dei servizi capaci che ci hanno molto sostenuto nel tempo e ci hanno dato tanti buoni consigli, sia per quanto riguarda l’adozione ma anche utli strumenti educativi. Uno di questi ci è stato davvero prezioso e ci ha aiutato molto a reggere gli scossoni adolescenziali delle nostre figlie, abbiamo sempre cercato di seguirlo anche se non è stato facile. Ci hanno sempre consigliato di avere molta cura di noi come coppia, di continuare sempre a coltivare la nostra relazione, riservandoci degli spazi anche piccoli ma costanti per stare insieme, per esempio una passeggiata, una cenetta, un film e perchè no partecipare a qualche serata di condivisione e sostegno con altri genitori ado. Quando arrivano i figli molto spesso ci si dimentica di essere una coppia e ci si allontana sempre di più presi da mille problemi quotidiani ( lavoro, famiglie di origine, far quadrare il bilancio familiare, ecc, ecc) e il rischio è quello di non riuscire poi a comunicare ne tantomeno a confrontarsi.
Succede a tanti genitori anche bio, ma nel caso di quelli adottivi è ancora più complesso. Nelnostro caso, durante la crescita delle nostre figlie abbiamo dovuto in più occasioni chiedere aiuto per capire come leggere sia i nostri comportamente sia quelli delle ragazze, è stato impegnativo sia in termini di tempo sia sul piano economico, ma ci è molto servito e ora siamo contenti, anche se la strada è ancora lunga prima che siano indipendenti.
Anche la rete di famiglieche abbiamo coltivato intorno a noi ci è stata preziosa nei momenti di sconforto ma anche di gioia.
Io credo che diventare genitori adottivi sia una scelta consapevole e dobbiamo impegnarci facendoci tanto coraggio perchè ci siamo assunti un grande impegno d’amore con questi nostri figli e ci meritiamo tutti una vita serena, ho imparato che bisogna faticare per conquistarsela.
Quello che hai scritto Elisabetta sembra la mia storia ! Ogni parola mi entra nel cuore e mi esce dagli occhi sotto forma di lacrima! Specialmente questa sera che so che sabato e domenica dovrò stare fuori casa perché la “signorina” ha deciso così….
A nulla è valso protestare e litigare..Non so il perché. Ho saputo che vuol star fuori sabato notte e che deve prepararsi e poi stare senza di me “tra le palle”. Non ho capito con chi ed a fare cosa. Stiamo peggiorando. Di solito si racconta seppur poi fa ciò che vuole. Stavolta muta. Alle mie rimostranze è passata alle minacce. Mi ritiro,,,non ne posso più. Per fortuna ho accanto un uomo meraviglioso che mi porterà via due giorni… Fino a poco tempo fa sarei dovuta stare chissà dove. Sono stanca,amareggiata,delusa e triste. Volevo dare amore….mi bastava riceverne un centesimo. Ho ricevuto un incubo, come dice Elisabetta che ringrazio e condivido.
Anche io, purtroppo, ho deciso di ritirare i remi in barca…che vada tutto alla deriva, come e’ stato fin dal primissimo momento, nonostante gli innumerevoli sforzi, fisici ma soprattutto morali che ho dovuto affrontare! Li ho amati da subito, tutti e tre, non avevo ancora ricevuto le loro foto e gia’ andavo a dormire ogni notte nelle camerette che avevo preparato nell’ attesa di andarli a prendere in Ungheria per sentirli piu’ vicini a me…sono stata ripagata fin da subito con pretese, sfregi, soprusi, e violenze psicologiche. Arrivati in Italia abbiamo fatto di tutto per aiutarli, dagli psicologi allo sport all’apparecchio per i denti…ho lasciato il mio lavoro, ho imparato la loro lingua, mi sono ammazzata di fatica per organizzare feste di compleanno, halloween o carnevale, li ho ricoperti di amore, di attenzioni e di comprensione, ho esaudito tutti i loro desideri, ho trascurato me stessa e mio marito…mi ritrovo con una figlia quindicenne che mi tratta semplicemente come se fossi la sua cameriera personale e fa di tutto per mettermi contro mio marito, e due gemelli dodicenni che non si ricordano nemmeno se esisto se non quando ritardo un po’ a servire in tavola…il tutto condito da tanta aggressivita’ fisica e verbale ( dopo 2 giorni dal loro arrivo hanno cercato di soffocare il gatto con un cuscino, negli anni mi hanno distrutto i mobili e ancora adesso continuano a imbrattare le pareti del corridoio o del salone con pennarelli o sputi ) e ridendo sempre alle mie spalle quando pensano che non possa sentirli, oltre naturalmente a un pessimo rendimento scolastico. Cosa ne sara’ di loro? Come faranno a trovare un posto nella societa’ dal momento che non hanno nessun rispetto per le regole, per il prossimo, e nemmeno per le cose materiali? sono troppo esausta per continuare a lottare contro i mulini a vento, e mio marito se ne e’ gia’ disamorato da un po’…cosa devo fare???????
rosalba carissima, se hai voglia scrivimi in privato. magari ne possiamo parlare insieme.
Elisabetta, affronti un problema reale e importante di cui per altro nelle associazioni familiari che fanno mutuo aiuto per davvero parlano apertamente. Nelle associazioni di questo tipo i problemi si affrontano apertamente e si cerca di creare una rete di sostegno. Non sono però d’accordo con alcune tue considerazioni. Primo continui ad interrogarti sui problemi delle coppie. Problemi in difetti di preparazione ad esempio. Bene, può esserci e c’è chi arriva senza la consapevolezza necessaria ad adozioni complesse e questo acutizza ma ci sono anche molti genitori consapevoli e informati, attenti, che vengono schiantati dall’adolescenza dei figli. Tutti erriamo, nessuno di noi ha il manualetto sotto il letto del bravo genitore adottivo, ma alcuni di noi affrontano situazioni drammatiche coi figli non per colpa ma per un complesso intreccio tra casualità’ e proprie relazioni interpersonali. Parlare di colpe e difetti di preparazione secondo me non serve e non chiarisce. Secondo sembri parlare di rabbia distruttiva giustificata dei figli. Anche questo mito sfatiamolo. Tutti i ragazzi adottati hanno un passato complesso, hanno subito traumi, non tutti riversano una rabbia distruttiva sugli altri. Giustificare a oltranza e’ dannoso e soprattutto può voler dire chiudere gli occhi su certe situazioni di difficile gestione (disturbi oppositivi che evolvono verso funzionamenti borderline, momenti di crisi psicotiche, uso di sostanze che peggiorano le situazioni). C’è tra chi è adottato chi ha avuto danni maggiori dai traumi subiti, o una vita prenatale e perinatale che ha innescato situazioni complesse. E poi l’età …. Qui ti devo contraddire per ampia esperienza. Conosco famiglie messe in ginocchio con figli adottati a pochi mesi e pochissimi anni in nazionale e internazionale. Ne conosco tante. No, non è’ l’età all’adozione ne il solo fattore ne il preponderante, fermo restando che l’età all’adozione è un fattore di complessità importante da non edulcorare. Spero questo contributo ti faccia piacere. Anna
Carissima Anna, sai che i tuoi interventi sono sempre non solo ben accolti ma anche desiderati perché credo che di persone con la tua competenza nel campo delle adozioni ce ne sian ben poche. Io, come sai, parlo per esperienze personali o riportate da altre coppie, a volte lette sui social, che sono ben poca cosa rispetto alla tua possibilità di dialogo con i genitori adottivi italiani. Per questo sei voce più che autorevole sull’argomento. Leggendo le tue annotazioni non riesco a non provare però una maggiore angoscia riguardo al futuro visto che mi dici che spesso anche coppie super preparate, consapevoli e per giunta sostenute, vanno in crisi. Sappiamo bene, e a nostre spese, quanto sia importante lottare per quel sostegno economico post adottivo defiscalizzato in modo da poter sostenere meglio il percorso di crescita dei nostri figli. Ma, la vita è già abbastanza complicata così e pochi se la sentono, o hanno tempo, per pensare ad altro oltre che al presente e così le tante voci che si dovrebbero unire per gridare la nostra richiesta si riducono ad un sussurro. il mio scrivere ha la speranza di essere uno di quei sussurri.
Aggiungo … È’ per questi costi post adottivi di cui si parla nei commenti sopra che la mia associazione e il coordinamento care parlano di sostegno economico post adottivo defiscalizzando per due anni almeno alcune spese
Mi permetto anche di dire che sono stanca, Antonella, di sentir dire che l’adolescenza sia il banco di prova dei genitori adottivi. Come se fossimo sempre in prova su quanto siamo bravi, quanto sostenuti, quanto capaci di chiedere aiuto al momento giusto. Vi ripeto conosco famiglie consapevoli, sostenute da risorse e capaci di chiedere aiuto, piegate da situazioni difficilissime cui fanno fronte con grande tenuta e grande dolore. Non esiste la ricetta che rende immuni e non è’ vero che si vede in adolescenza quanto competenti siamo
Anna io ho solo detto che per mia esperienza per le famiglie adottive è più difficile Lo vedo tutti i giorni incontrando tanti genitori. Non mi permetto di dare nessuna ricetta ci mancherebbe, ho solo raccontato come è andata x me.
Ognuno fa come può e come vuole, sono la prima a non credere ai luoghi comuni ma all’esperienza delle persone.
Le considerazioni da fare sarebbero davvero molte, tante che per iscritto è davvero impossibile secondo me.
Le testimonianze possono solo aiutarci a riflettere.
Sarò provocatorio ma propongo un parallelo che poi cercherò di spiegare. Immaginiamo una coppia “normale” con un figlio naturale che poi diventa tossicodipendente. Qual è il problema? Evidentemente non uno ma molti diversi tra loro.
Nel mio lavoro in comunità mi è capitato più volte di accogliere minori che erano stati adottati che le famiglie non riuscivano più a sopportare (e diciamo le cose come stanno!). Ovviamente ogni storia è a sé. Altrettanto ovviamente l’adolescenza è un banco di prova per tutti ma, in modo più accentuato, per i ragazzi adottati. Perché l’adolescenza è quel momento in cui fai i conti con la tua identità, che devi costruire. E se già è complesso per i figli naturali immaginate quanto possa esserlo per quelli adottati, che della loro identità possono solo considerare il buco nero che si portano dietro con il perenne dubbio di essere loro quelli “sbagliati” altrimenti non sarebbero stati abbandonati!
Tutto questo perché? Semplicemente per dire che ogni essere umano (e ogni adolescente, quindi) possiede il libero arbitrio: gli si può offrire qualsiasi cosa ma saranno loro a decidere se accettarlo oppure no. E alcune volte il “danno” che si porta dentro di sé è troppo lacerato, troppo lacerante. E conviene fare un passo indietro e imparare a digerire il fatto di non avercela fatta. Che è un dolore grandissimo. Ma non deve essere letto come una nostra incapacità. Semplicemente alcune volte le cose sono più grandi di noi e non abbiamo gli strumenti per affrontarle.
Parola di un educatore che della risoluzione dei problemi fa il suo lavoro.
“Chi ha subito un danno è pericoloso. Sa di poter sopravvivere”
[Josephine Heart Il danno]
Alessandro, grazie per la lucida analisi, ci sarà utilissima la visione dal parte di un operatore del settore. Questa e una specifica che ogni mamma adottiva conosce già da prima che arrivassero i figli ma che, quanta passa dal raccontato al vissuto, cambia inevitabilmente. Mi permetto comunque di contestare vivacemente il tuo pensiero quando dici ” minori che erano stati adottati che le famiglie non riuscivano più a sopportare”. Il termine sopportare è alquanto inadeguato ed anche piuttosto colpevolizzare verso famiglie che spesso subiscono violenze intollerabili in casa e che,quando cercano aiuto dal servizio pubblico, ricevono da parte dei cosiddetti esperti bollini rossi che marchiano come genitore inadeguato o,a seconda di quanto insisti perché la propria famiglia venga aiutata, come delle rompiballe ansiose e isteriche. Ti ricordo inoltre che nessuna famiglia dispone il collocamento in comunità di un minore ma lo fa un giudice supportato da servizi sociali e famiglia.
Noi siamo nel pieno del problema . Non ha mai voluto andare in terapia seriamente…..era grande quando lo abbiamo adottato. Adesso con la maggiore età é ostile verbalmente violento vive per conto suo mangia di notte dorme di giorno non ha voglia di fare niente….solo giochi al cellulare e al massimo televisione . Mi augura di morire e distrugge tutto il bene che ha intorno incluso la sua salute fumando e mangiando sconsideratamente. Sembra si diverta. Mio marito é demotivato ora mai . Io continuo ad amare questo figlio e ma credo che dobbiamo separarci per permettergli di elaborare e per sottrarci a queste sue angherie
Cara Luciana mi spiace. ci sono periodi veramente duri. loro sono confusi e nella loro confusione sferrano colpi a destra e manca e generalmente colpiscono chi gli sta vicino. so per esperienza che in questi momenti serve l’aiuto esterno. Magari una segnalazione ai Servizi Sociali può aiutarvi a riprendere in mano i fili ingarbugliati della vostra storia. Capita di trovare servizi che funzionano ed allora riescono a darti supporti adeguati per cambiare la situazione. altre volte non sono in grado di fare nulla…purtroppo è una questione di fortuna. scandaloso dirlo ma è così. Tanto vale provare e chiedere aiuto prima che sia tardi e debba intervenire il TDM.
Sono la mamma adottiva di una ragazza di 30 anni, adottata all’età di 1 anno. E sono disperata, delusa, stanca e arrabbiata. Ho e forse amo ancora mia figlia moltissimo. Ho cercato sempre di darle supporto, amore e libertà, ma dal primo momento che mi ha vista ho notato un senso di non volermi come sua madre. La cosa è andata sempre peggio. Oggi è circa un anno che non ci vediamo e parliamo. Solo qualche messaggino su WhatsApp molto sporadico. Lei si è sposata , ha molte amicizie un lavoro in cui è molto gratificata. Io……. vivo la mia vita senza di lei, ma con lei nel mio cuore e nella mia mente
Sono la mamma adottiva di un ragazzo 22enne con me ormai da 11 anni. Si, con me perché mio marito è morto da quasi 3 anni lasciandomi sola con lui ed una famiglia inesistente.
Dopo i primi 4 anni di felicità assoluta di tutti e 3, sono iniziati progressivamente i problemi. A partire dai 16 anni è entrata la marijuana nella sua vita e, secondo me, anche per questo le cose si sono complicate. Poi la pandemia , la morte di mio marito e quella della sua madre biologica 20 giorni dopo. Madre che lui aveva cercato comunicandogli di avere un tumore e di desiderare il suo perdono.
La faccio breve.
Per lui tutto l’amore e la dedizione possibili e immaginabili ma lui ormai mi odia. A casa mi evita ed alterna questo a momenti in cui( forse recita) sembra mi voglia bene.
Ora siamo in “vacanza” ma per me sono giorni da incubo.
Dalla mattina della partenza offese irripetibili, auguri di tumori, minacce di morte, promesse di mettermi in una rsa ecc.
Non ne posso più, forse è in astinenza, non so ma la cosa mi pare grave.
Lui soffre e lo so ma non vuole nessun tipo di aiuto specie da me, come lui dice, ma io sono l’unica che può darglielo perché siamo soli.
Ci sarebbe ancora tanto da aggiungere ma mi fermo qui.
Per favore aiutatemi♀️
Mamma disperata