Ultima modifica 8 Marzo 2017
Non c’è altro sentimento che vale la pena di aspettare, provare, cercare e inseguire come l’amore.
E nessun’altro per cui vale la pena di lottare con tutte le nostre forze come l’amore di un genitore verso i propri figli.
Ma la domanda sorge spontanea. Fin dove è lecito spingersi? Questo vale per la storia che sto per raccontarvi, come per molte altre.
Questa mamma in particolare ha una grave malattia che ha trasmesso hai propri figli. Si tratta della sindrome di Crouzon originata da una malattia genetica rara che provoca la precoce fusione delle ossa del cranio e lo sviluppo anomalo del viso.
La riflessione nasce quando leggo che la signora ha appena dovuto sottoporre la sua bambina ad un delicatissimo intervento che per fortuna sembra andato a buon fine. La sua bambina ha tre fratelli. Tutti con la stessa sindrome e quindi tutti sottoposti a delicati e complicati interventi.
E mi chiedo: era necessario o forse giusto avere due gravidanze ( tre sono gemelle ) sapendo che sicuramente i figli avranno questo problema di salute? Non era pensabile avere la prima e fermarsi?
E’ vero che grazie all’intervento e ad altri che faranno più avanti probabilmente potranno avere una vita sana e completa. Io sono per la difesa della vita quando possibile. Quindi all’aborto sono favorevole sì ma solo in casi assolutamente estremi o quando non c’è nessun sentimento materno dentro la futura madre. Non certo come soluzione ad ogni problema.
E sicuramente meglio di come poi vanno a finire certe storie di gente che ha partorito e poi abbandonato i figli in modo orrendo come questo caso di cui avevo scritto diverso tempo fa, ma che aimè, succede ogni giorno..
Posso quindi ammirare il coraggio della donna. Perché non deve essere facile sapere che tuo figlio starà male, avrà problemi e dovrà soffrire o forse addirittura non farcela e portare avanti comunque la gravidanza. Forse incoraggiata, se così si può dire, dal fatto che grazie allo straordinario progresso della medicina e della chirurgia ora bambini che una volta erano destinati alla morte o ad una vita di sofferenze possono aspettarsi una vita piena e attiva. E questo è ovviamente bellissimo.
Ma esiste secondo la mia personale opinione una linea sottile fra il desiderio di diventare madre e l’egoismo personale. Come nel caso delle mamme che partoriscono a 60 anni… Cosa su cui io non sono assolutamente d’accordo.
Era già madre di due gemelle e di un maschietto. Cosa ha spinto alla ricerca di una nuova vita?
Un desiderio personale di ricerca e di soddisfazione. Senza però considerare fino in fondo il fatto che per arrivare ad una vita pressoché “ normale “ i suoi figli dovranno sopportare molto dolore e difficoltà.
Forse ad un certo punto è giusto fermarsi e godere della fortuna di averli potuti curare e di averli accanto a se. Senza però continuare a procreare all’infinito.
Bisogna cercare e inseguire la felicità ma non a scapito di altri. Soprattutto se sono piccole creature. Ripeto che ammiro questa donna per la forza dimostrata ma spero che abbia ora soddisfatto il suo istinto materno e che usi il tempo per curare e amare chi è già qui.
Nathalie Scopelliti
Solo per chiarezza, la informo che le gravidanze erano 2: Jayden il primogenito e Kaydence, Taylor e Kaylin 3 gemelle nate dalla seconda gravidanza
Secondo me 2 cambia poco, Maria. Il desiderio di maternità deve combaciare con il desiderio di risparmiare sofferenze ai bambini. Sapendo di poter procreare bambini sofferenti io avrei preferito non dare alla luce ma adottare un bambino sofferente nel cuore. Poveri. Ce ne sono così tanti. Anche per rispetto di chi si trova a procreare bambini sofferenti senza che ne abbia avuto informazione per tempo. Tutte le anime hanno diritto di nascere. Però un limite morale si dovrebbe sentire nel cuore.
Cara Ylenia.. hai reso magistralmente il concetto..Così come l’autrice del pezzo. Brave!
Grazie maria per la precisazione. Anche se non cambia la mia opinione sostanziale ha fatto bene a farmelo notare. A presto.