E’ arrivato il freddo ed il gelo nella piccola scuola di provincia ma il tempo inclemente non ferma la consegna delle pagelle di metà anno scolastico. Per una settimana buona prima del fatidico giorno noi maestre riusciamo ancora a tenere buoni i bambini promettendo di abbassare loro i voti in pagella ma quando attuo questa minaccia mi scappa sempre un sorriso perché da grandi,quando capiranno che poi il voto in pagella altro non era che più o meno la media dei voti che avevano ottenuto durante il quadrimestre, mi aspetterò delle ritorsioni sotto casa mia. A parte il sorriso, quando i voti non sono eccellenti, ma ci sono alcune insufficienze, per qualche genitore e bambino questo momento può risultare davvero tragico. Bisogna premettere che capita a tutti, anche ai più bravi, di avere qualche difficoltà, che non sempre gli eventi della vita combaciano con la vita scolastica e che è assolutamente normale che ci possano essere delle insufficienze, l’importante che esse non siano costanti.
Come affrontare quindi questo momento nella maniera più serena possibile?
Parlando in termini medici in questo senso è importante la prevenzione. Cercare di monitorare e seguire con costanza il proprio figlio evita delle docce fredde inaspettate e permette di poter correre ai ripari per tempo. Molte maestre (me compresa) fanno firmare le verifiche al genitore in modo che ci sia una comunicazione con la famiglia dei voti ottenuti. L’importante non è il voto ma la comunicazione più o meno formale dell’andamento di un apprendimento. Se tutto questo non avviene vi consiglio di parlare con le insegnanti al primo colloquio.
Una volta che la pagella è stata ricevuta e che le insufficienze sono presente è importante non trovare per forza il colpevole. Non è colpa del bambino che non ha studiato (o peggio non capisce!), né dell’insegnante, né del genitore, nonno, baby sitter che non ha seguito adeguatamente il bambino nello studio. Spesso e volentieri sono una serie di cause concatenate che hanno portato a questa situazione. E’ più importante riflettere insieme e capire il perché, se le cause sono scolastiche o extrascolastiche. Molto spesso basta spostare un tassello per migliorare la situazione.
La ricerca di un colpevole non aiuta a migliorare la situazione, ma l’incoraggiamento sì, per cui è necessario sempre, anche in quei casi in cui il bambino sembra davvero non impegnarsi a fondo e non studiare, motivarlo a fare meglio. Aiuta anche una routine quotidiana più organizzata come ad esempio un preciso tempo e spazio per i compiti, magari stabilendo con lui alcune rinunce (ad esempio non guardare la televisione prima di aver terminato i compiti) oppure pianificando delle ripetizioni.
In ogni caso è importante che il bambino senta sia dalla famiglia che dalle insegnanti il completo appoggio e che gli faccia capire che il voto non è la valutazione della persona ma solo di una prestazione scolastica che, come succede anche ai più bravi, talvolta può fallire o non essere perfetta (spesso e volentieri le ansie e le preoccupazioni sono percepite più dai bambini bravi che percepiscono un 9 o un 8 come un fallimento che non da coloro che hanno insufficienze più o meno fisse!). L’esempio e la fiducia di mamma e papà, come per molte altre “malattie”, anche in questi casi resta la medicina migliore.
non sono d’accordo su nulla. Questo articolo dà per scontate troppe cose: che l’insegnante sappia sempre affrontare cervelli diversi, che la classe sia tranquilla e recepisca in modo uniforme, che i bambini trovino sempre e ovunque il necessario sosteno casalingo per i compiti. Non si parla di un brutto voto in una verifica, ma della media dei voti presi durante il quadrimestre: il voto in pagella!!! Fossi un’insegnante, già al secondo insuccesso consecutivo-soprattutto alla scuola primaria- convocherei i genitori, per capire, mettermi in discussione, cercare di aiutare l’alunno. Perchè se è vero che le delusioni affrontate con coraggio e con la filosofia del “può capitare, non è la fine del mondo”, è anche vero che un quadrimestre continuo di insuccessi, oltre a smantellare QUALUNQUE autostima, corre il serio rischio di costruire basi scolastiche sbagliate, dalle quali sarà sempre più difficile tirarsi fuori.
Cara Claudia,
convocare i genitori dopo alcune insufficienze (in genere durante i colloqui di metà quadrimestre) è proprio quello che bisogna fare per evitare le docce fredde o le sorprese in pagella. Forse non sono stata chiara ma nell’articolo parlo proprio di “prevenzione” e di comunicazione fra scuola e famiglia dell’andamento degli apprendimenti nel corso dell’anno. Il raggiungimento dell’obiettivo è una sinergia tra il lavoro dell’insegnante (che deve mettersi in discussione e precisare il tiro a seconda della classe che ha davanti), l’alunno e l’eliminazione di alcune variabili che rendono difficili l’apprendimento e in questo la collaborazione scuola/famiglia è fondamentale.
Il senso dell’articolo,ma forse non sono riuscita a sviscerarlo bene,era non di “lasciare stare,non succede niente” e non affrontare le cose, ma cercare di non focalizzarsi troppo su un voto in pagella che, spesso e volontieri, può cambiare nel secondo quadrimestre con un lavoro mirato. I bambini di oggi sono estremamente sensibili e fragili e se il genitore (o l’insegnante) lo colpevolizza per un voto sbagliato il gioco è fatto. Quindi comunicazione e collaborazione scuola/famiglia “sotterranea” ma davanti al bambino sempre e comunque un’estrema sicurezza anche davanti ad una pagella non bella che non sempre distrugge l’autostima, anzi, talvolta dà la spinta giusta per cambiare