Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Tempo di comunioni, cresime e battesimi. Più che un momento di riflessione religiosa ci ritroviamo tutti in giro ad acquistare outfit, a completare ordinazioni, a scegliere regali.
E secondo voi, qual è l’oggetto che i bambini chiedono intorno ai 10 anni come regalo di comunione o promozione? Immagino abbiate tutti dato la risposta giusta. In questi casi in genere se non sono i genitori, sono i nonni a regalare il cellulare ai bambini.
Cellulare ai bambini: quando è giusto comprarlo?
Qualche settimana fa vidi in tv Lorella Cuccarini. Raccontava in una bella intervista da Fazio di come, nonostante donna di spettacolo e successo, fosse talebana con i suoi 4 (quattro) figli.
La più amata dagli italiani (almeno fino a circa 10 anni fa) aveva imposto che il cellulare ai bambini di casa sua fosse dato non prima dei 14 anni.
E ci era riuscita tra le critiche dei figli e il plauso di tante di noi che invece abbiamo meno polso. Già, perché io, mamma normodotata di figlio decenne, il cellulare ai miei figli non l’ho comprato neanche per la comunione. Ma questo non mi salva.
Infatti il decenne, già da diverso tempo, devo dire per fortuna non in maniera compulsiva, usa quello del fratello maggiore, o scrocca quello vecchio e un po’ rotto del nonno.
Per cui se tecnicamente mi sento (auto)assolta perché il cellulare non è di sua proprietà, lui chatta e guarda i video su youtube al pari del fratello teenager.
E ancora. Lo scorso 26 marzo la trasmissione Report fece un bel servizio sulla ormai rodata consuetudine di dare il cellulare ai bambini meno che adolescenti.
Secondo Report infatti il 97% di bambini (perché di bambini stiamo parlando) dagli 11 ai 17 anni ha uno smartphone. Addirittura l’80% lo sa usare a 3 anni. I primi tra questi stanno attaccati al monitor circa 6 ore, e il 100% degli studenti sta al cellulare dopo cena, oltre la mezzanotte.
Probabilmente a noi genitori non è ancora chiaro il danno che alla lunga fanno queste abitudini.
Altro che carni rosse, vaccini, acqua del rubinetto e “non correre perché sudi”.
Lo specialista in psicopedagogia intervistato in puntata, il professor Novara di Piacenza, ha raccontato di come le competenze di un bambino di terza elementare che impari a leggere e scrivere alla tastiera siano equiparabili a quelle di uno di prima.
E allora, dopo tutti questi dati dovremmo porci la domanda: come si fa?
È giusto negare la tecnologia ai nostri figli?
Noi (genitori) che non facciamo più nulla senza aver postato foto su instagram e avere dato la nostra posizione su facebook?
Il cellulare ai bambini è purtroppo il figlio della nostra società.
Ricordo di avere visto genitori regalare supersmartphone con caffettiera incorporata a figli di 7 anni.
È chiaro che poi mio figlio si lamenta quando gli rifilo il vecchio star-tac del nonno, addirittura con una sim senza credito. (non proprio lo star-tac ma quasi).
Dall’altro lato però mi chiedo quanto sia giusto conformarsi, uniformarsi al sentire comune anche quando questo va in una direzione comunemente data per errata.
E farli crescere ancora più in fretta di quanto già non lo facciano da soli.
Si, perché se non lo sapete whatsapp in teoria sarebbe vietato ai minori di 14 anni e facebook giù di lì.
Arrestare il progresso o approfittarne nonostante tutto?
Ovvio che la via di mezzo sarebbe sempre l’opzione più virtuosa.
Mio figlio è uscito indenne dalla comunione, ma non so quanto resisterò agli attacchi per la promozione in prima media.
Cerchiamo almeno di avere pazienza, e soprattutto sorvegliare quando diamo il cellulare ai bambini.
Che il nostro controllo, o almeno la consapevolezza di quello che loro fanno, possa almeno essere un deterrente a una deriva dannosa soprattutto per la loro salute.
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