Ultima modifica 9 Febbraio 2021

Non si può negare che abbiano sempre un forte impatto emotivo le notizie, variamente diffuse e rilanciate, di bambini sottratti ai loro genitori per essere condotti a vivere in strutture protette, affidati ai servizi sociali territoriali o dichiarati in stato di abbandono, e così adottabili.

Reagisce a questa minaccia forse l’istinto naturale di protezione dei cuccioli, vivo anche nelle altre specie animali, o il più umano sentimento di amore, codificato nel diritto-dovere dei genitori di prendersi cura dei propri figli, educarli, istruirli, mantenerli, accompagnarli nel loro sviluppo psicofisico.

L’immedesimazione col genitore a cui vengono strappati i figli è immediata, empatica, e se la notizia è accompagnata dal video, più o meno casualmente registrato dal telefonino di mamma o papà, è obiettivamente difficile tenere sotto controllo la reazione di sostegno a loro, e di accusa alle autorità responsabili.

E, siccome in diritto come e più di tutte le altre scienze umane, tutto è opinabile e si possono trovare ragioni per giustificare quasi ogni posizione di interesse, non è raro imbattersi in vibrate proteste, ammantate dei più vari principi costituzionali e internazionali di tutela dei minori. Quella più diffusa, ultimamente, si avvinghia al concetto di sindrome da alienazione parentale (P.A.S.), ma non hanno meno risonanza i casi di allontanamento motivati dalla violenza, fisica o psicologica, dei genitori sui loro figli o dalla loro esposizione e consumo, fin dalla più tenera età, di sostanze psicotiche e stupefacenti.Quando, infine, si arriva a “strillare” la notizia di bambini allontanati dai genitori perché troppo poveri per assicurare loro una vita dignitosa, è quasi certa l’immediata sollevazione popolare.

Almeno quella sbandierata sulle pagine dei social network con veemenza pari soltanto alla rapidità con cui, paghi del sollievo arrecato dalla buona azione virtuale, ciascuno torna sereno alla propria vita, e ad una nuova pagina internet.

Condivido la censura contro le modalità con le quali talvolta sono eseguiti i provvedimenti disposti dall’autorità giudiziaria, e per nulla coerenti con le linee guida redatte,col patrocinio del Ministero della Giustizia, dall’Associazione italiana Magistrati per i minorenni e per la famiglia con il Consiglio nazionale forense, il Consiglio superiore della Magistratura, la Commissione minori dell’Associazione nazionale magistrati, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali.

In breve: il ricorso all’art. 403 cod. civ. va riservato ai casi di assoluta urgenza e rischio, non altrimenti evitabile, per il minore; la segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dei casi di grave pregiudizio è obbligatoria solo nel caso di minore moralmente o materialmente abbandonato o cresciuto in locali insalubri o comunque in situazione di estremo pericolo, minore che si prostituisce, o minore d’età straniero privo di assistenza in Italia, vittima di reati di prostituzione e di pornografia minorile o di tratta e commercio.

Altri casi impongono la segnalazione al Giudice Tutelare, ad esempio ai sensi dell’art. 337 cod. civ. o in caso di interruzione volontaria di gravidanza della minorenne, senza il consenso dei genitori.

Va comunque evitato il più possibile l’utilizzo della Forza Pubblica per eseguire il provvedimento, scegliendo modalità e luoghi che rendano l’evento il meno traumatico possibile per il bambino e per i suoi familiari, ed è questa la ragione per cui mi unisco a quanti hanno deprecato l’intervento della forza pubblica per prelevare un bambino all’ingresso da scuola, o nella casa in cui vivono coi genitori, e contro il consenso di questi.

Devo però al tempo stesso far rilevare come l’allontanamento venga disposto solo quale “extrema ratio”, quando non abbia avuto successo un processo di recupero della capacità genitoriale della famiglia originaria, e di rimozione delle cause – prime tra tutte quelle economiche – che ne impediscono l’esercizio, e comunque si dirige allo scopo di garantire il rientro del bambinonella sua famiglia nel più breve tempo possibile.

Sono male informati – o peggio, sono in malafede – quanti denunciano casi di bambini strappati ai genitori sulla base della sola segnalazione di un parente o un conoscente, senza verifica alcuna, di minacce o maltrattamenti in famiglia contro minori.

L’allontanamento si inseriscepiuttosto come un tassello in un percorso spiegato e il più possibile concordato dall’Autorità Giudiziaria e dai Servizi sociali coi genitori o coi loro difensori, perché essi possano comprendere le ragioni del provvedimento, sostenere i figli in quella che comunque resta una fase molto delicata della loro vita, e insieme a loro avviarsi verso la comprensione delle modalità più idonee a prendersi cura di gli interessi dei bambini, anche quelli che gli stessi genitori non vedono o non riescono a comprendere.

Non è possibile scrivere una ricetta unica e preconfezionata, ogni situazione deve essere studiata e progettata tenendo conto della sua unicità, in considerazione delle ragioni del provvedimento, dell’età e della capacità del bambino di comprendere quello che gli accade, delle condizioni e del vissuto dei genitori, dei sentimenti e delle aspettative loro e dei bambini.

In altre parole, l’affidamento a strutture di accoglienza è strettamente limitato nel tempo, e giustificato in considerazione del solo periodo necessario ad elaborare un progetto di rientro del bambino nella sua famiglia, e solo quando ciò non sia assolutamente possibile, di affido intra o extra-familiare, fino al superamento delle difficoltà e al rientro in famiglia.

Per questo mi domando come possa una madre, in questo modo informata e preparata all’attuazione di un provvedimento di allontanamento dei propri figli, preoccuparsi di videoregistrare la disperazione dei bambini nel momento in cui viene eseguito il provvedimento di allontanamento – aggiungendo la certo sincera quanto drammatica sua promessa di amarli per sempre e riportarli a casa – piuttosto che prepararli ad affrontare i giorni che passeranno in una struttura protetta, spiegando loro, con amore e tenerezza, che non si tratta di uno strappo ma di un modo per superare, insieme, un momento difficile ma non disperato.

Facile, si direbbe, giudicare non avendo vissuto la sua situazione.

Per questo il mio non è un giudizio, ma l’altrettanto empatica reazione di una mamma che avrebbe magari trovato altre modalità per esprimerel’opposizione al provvedimento all’autorità giudiziaria, al proprio avvocato, agli assistenti sociali: comprendo chi arriva perfino a manifestare incatenandosi davanti agli uffici per essere ascoltato.

Ma, dinnanzi al rischio di minare per sempre la serenità di un figlio,nessuna ragione giuridica è per me più forte della ragione del cuore, della protezione di chi fin dal primo respiro si è affidato con fiducia alle braccia dei suoi genitori. E, invece di cercare il tasto “REC” del telefonino, avrei preso la mano di mio figlio, l’avrei accompagnato nella struttura indicata per ospitarlo, avrei giocato un po’ con lui, l’avrei salutato con un bacio, prima di tornare a bussare all’ufficio del giudice per trovare una soluzione.

Stefania

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

22 COMMENTS

  1. Gentile Stefania,
    mi spiace leggere articoli così semplicistici su una questione tanto grave e complessa. Lei ammette di non essersi mai trovata in questa situazione, ma cerca di mettervisi comunque. Ma la sua empatia e la sua immedesimazione,mi permetta, sono limitati a quei cinque minuti di video: questo non le fa venire alcun dubbio circa l’importanza di quella registrazione? Il video è uno strumento potente di denuncia, che punta non solo sulla documentazione ma sulla documentazione incontestabile ed emotiva, va cioè a contrastare la PAS sulle sue stesse motivazioni. Girare un video, le assicuro, è una delle reazioni più immediate per chi da anni combatte contro le menzogne. Forse lei questo non può capirlo, ma provi a fare uno sforzo maggiore di immedesimazione e pensi che a lei inizino a capitare cose e che nessuno le creda. Cosa farebbe?
    Inoltre il fatto di registrare un video non esclude che sia avvenuto tutto il resto, e anche molto più di quello che immagina lei, che probabilmente non può neppure concepire la solidarietà di una mamma ed un figlio che vorrebbero solo stare insieme e che combattono insieme per questo.

    • Condivido ogni sua parola Emanuela, è allucinante vedere con quanta leggerezza si prendono certi argomenti, senza esibire uno straccio di prova ma solo opinioni, quando i figli sono degli altri è davvero facile parlare superficialmente di cose tanto orribili…

  2. Trovi piuttosto “altre modalità” per esprimere il suo servilismo a chi le commissiona simili baggianate e la sua perfidia repressa.

    E trovi soprattutto “altre modalità” per provare ad essere empatica sul serio. Quelle a sua disposizione sono piuttosto deficitarie.

    • Anna, siamo in rete per esprimere la nostra opinione, anche se capiamo perfettamente possa non essere condivisa.
      Siamo per la libertà di opinione ed è questo il motivo per cui ho deciso di approvare questo suo commento, anche se lo trovo discretamente offensivo. Semplicemente non amiamo censurare. Però non posso fare a meno di notare che in questo suo commento lei non sta esprimendo un’opinione sull’articolo, ma mettendo nero su bianco una serie di offese gratuite sull’autrice. Ecco, non credo che sia questo il modo di utilizzare la rete e di comportarsi nel rispetto per chi, comunque ha qualche cosa da dire. Sono ben felice di leggere commenti sull’argomento trattato, anche e soprattutto se di parere opposto rispetto a quanto scritto dalla nostra Stefania. Se questo puo’ portare ad una discussione intelligente. Ma se deve essere unicamente un’ offesa… beh allora, la invito cortesemente a continuare a postare i suoi commenti altrove. Grazie. Monica Volta

    • Mi permetto di ricordarle che la l. 219/2012, art. 2, lett.n, di riforma dello status dei figli, ha fatto propria la nozione di abbandono già consolidata dall’orientamento costante della Corte di Cassazione, “inteso ad ammettere che il minore possa essere tolto alla sua famiglia solo quando sia accertata una situazione di irrimediabile carenza dell’assistenza morale e materiale da parte dei suoi genitori e degli altri familiari”. Queste sono, testualmente, le parole del prof. C.M. Bianca, “La legge italiana conosce solo figli” (in Riv. dir. civ.,2013), Presidente della Commissione incaricata di scrivere i decreti delegati di riforma del codice civile.
      Identica la posizione espressa nel mio articolo.
      Lascio giudicare ad altri il fondamento della sua accusa di “servilismo”, e se si tratti di “baggianate”.
      La ringrazio per il consiglio, ma lo tenga pure per sé, giacché è tanto brava a giudicare l’empatia di persone che neppure conosce (fortuna loro, direbbero i mal pensanti. Per fortuna che io, come dice lei, non sono dotata di pensiero autonomo).

  3. Comprendo la sua posizione riguardo ai fatti, molto meno il giudizio sulla mia capacità di concepire la “solidarietà di una mamma ed un figlio che vorrebbero solo stare insieme e che combattono insieme per questo”. Ho cercato di esprimere, con questo articolo, una posizione il più possibile propositiva, e non semplicemente oppositiva, nell’interesse proprio dei figli.
    Grazie, comunque, del commento e della critica.

  4. Certo che qui siamo tutti capaci di offendere.. accidenti.
    Seguo gli articoli della Sig.ra Stefanelli da tempo e li trovo molto interessanti, anche se a volte mi sono ritrovata a non pensarla come lei.
    In questo caso sono stra daccordo, anche di più. E si mie care, lo dico perchè ci sono passata. Io si, io ho vissuto la situazione. Cosa vi turba in questo articolo? Voi, in quanto mamme non vi immedesimate mai nelle altre mamme quando hanno ”problemi” con i loro bambini? A me capita spessissimo quando vedo un bambino morto, o quando sento una notizia dove in qualche modo è coinvolto un bambino. mi immedesimo eccome e penso.. come potrei sentirmi io se vivessi la stessa situazione,se quelle cose capitassero a me. eccome se lo penso. magari lo vivo in maniera diversa perchè poi alla fine mi giro e mio figlio lo vedo, affianco a me.
    in ogni caso, vado al dunque. Prima di tutto sarebbe opportuno leggere, e quando lo si fa pensare. perchè Stefania sta esprimendo una sua opinione personale sottolineando come questo non sia un giudizio. non giudica quindi, ma si limita a dire la sua, cosa che ha quanto ho capito è un po’ la ragione della messa on line di questo sito.
    io ho combattuto per avere mio figlio, non avendo un lavoro e non potendone assicurare la serenità me lo hanno portato via anche se lui voleva stare con me. Non è stata una scena da film, semplicemente un giorno a casa è venuto a prenderlo suo padre, con un’ assistente sociale. lui, 5 anni, piangeva disperato. voleva me a tutti i costi. il mio primo pensiero non è stato quello di riprendere la scena e condividerla con il resto del mondo. si questo avrebbe potuto portare qualcuno a piangere, ad esprimermi solidarietà, a compatrimi… ma a me e a mio figlio in tasca cosa ne veniva?? ho usato quei momenti per tranquillizzarlo, per abbracciarlo e per fargli capire che ci saremo rivisti presto perchè io non lo avrei mai abbandonato. vi salto la descrizione di quelli che sono stati per me gli anni peggiori della mia vita. ora mio figlio a 11 anni, e vive con me, felice.

    • Sono felice che lei, come molti altri, abbiano potuto comprendere da queste poche righe la mia posizione. Mi rassicura sapere che la sua esperienza dimostra come la mia reazione empatica non sia poi così tanto singolare.
      Grazie, anche e soprattutto per concedermi l’onore di sapere che una persona segue, e ritiene interessanti, i miei articoli pur se a volte non coincidono con la sua: è esattamente questa la ragione di esistenza di questo magazine.

  5. Che ancora oggi ci sia gente che crede che i servizi sociali intervengano su situazioni non gravi mi fa un po’ incavolare e un po’ ridere. Signore care, voi che pensate che i figli vengano rubati così, un po’ per gioco, fatevi un giretto e un poco di volontariato nelle case famiglia per rendervi conto cosa c’è dietro l’intervento dei servizi sociali e del giudice. Non voglio scendere in particolari perchè sicuramente turberei più di una persona ma potete credermi se vi dico che dietro una tale decisione ci sono motivi seri e provati. Non voglio dire che non ci siano stati o ci saranno errori da parte dei servizi ma da qui a pensare che i bambini vengano tolti a cuor leggero…..ne passa un bel po’. Ci sono spesso tali violenze, se non fisiche, psicologiche da far rabbrividire, tali stati di abbandono che il non intervenire è un vero scempio sul minore, tali ritorsioni fra genitori che sgomentano. Ricordo cosa mi disse la psicologa del servizio quando, durante il periodo depressivo, mi ero messa in testa che mi potessero togliere l’affidamento dei miei bambini: ” Signora, noi siamo qui per tenerle unite le famiglie, aiutarle a stare insieme, non a dividerle” quindi pensare che ci sia qualcuno che le commissiona mi sembra quantomeno ridicolo.

    Quanto poi al filmare le scene dal vivo sono perfettamente d’accordo con Antonella….in quei momenti mi verrebbe in mente di tutto ma non certo quello di mettermi a filmare mentre mio figlio si dispera.

  6. Nell’articolo di Stefania io non leggo nè una denuncia verso il lavoro dei servizi sociali, nè un atto di “servilismo”. Siamo tutti consapevoli che in Italia non esistono leggi e strutture che siano di reale sostegno alle famiglie per poter prevenire in molti casi problematiche che diventano poi drammatiche. Spesso il lavoro svolto dalle strutture esistenti, forze dell’ordine e servizi sociali, trovano ostacoli oggettivi proprio nell’attuazione delle leggi esistenti. Nell’articolo trovo piuttosto un invito a riconoscere la propria difficoltà, in certi casi, ad accudire dovutamente a un bambino e ad avvalersi dell’aiuto di persone competenti.In alcuni casi questo significa “combattere per stare insieme al proprio figlio”. Questo nel nome del bene che si vuole al proprio figlio. Sono convinta che questo porterebbe in moltissimi casi a non doversi vedere “strappati” via i figli. Non capisco sinceramente perchè si sia fatta strada l’idea che i servizi sociali intervengano solo in senso “distruttivo” della famiglia. Forse a questo contribuiscono articoli e servizi fatti solo per creare scandalo. E’ necessario prestare attenzione a ciò che si legge e si vede, non tutto corrisponde alla verità.

  7. non vedo nulla di semplicistico nell’approccio tecnico della ottima Stefanelli, ne’ servilsmo della stessa.Piuttosto e’ sconveniente chi lascia certi commenti al limite dell’offensivo verso chi esprime la sua opinione con frasi meriterebbero altra attenzione in altre sedi.Sono convinto anche che il pluralismo e’ un dono che non tutti possono cogliere o che non si meritano.Se si offende , c’e’ sempre la Magistratura.

  8. L’articolo secondo me è un vero affronto nei confronti di una donna che ama i suoi figli. è proprio vero che a furia di far rispettare la legge stiamo perdendo di vista la serenità dei nostri figli.

  9. penso che per esprimere il proprio pensiero in modo così tecnico ed asettico bisognerebbe prima aver avuto completa cognizione di tutta la vicenda, chi vi dice che quella madre, fuori dalla registrazione non abbia cercato di dare conforto ai suoi figli, chi vi dice che la stessa sia stata messa in condizioni di avere piena conoscenza di quello che le stava accadendo, chi vi dice che non sia stata ella stessa a convincere e quindi consegnare i bambini agli “esecutori” del provvedimento del Giudice? Ma credete davvero che tutto quanto accaduto in quei momenti possa essere stato registrato in un video che dura soltanto pochi minuti? Io non giudico perchè sono consapevole che tale compito spetta ad altri però osservo e rifletto e penso che si DOVEVA trovare un altro modo per eseguire quello stesso provvedimento e sopratutto penso che un provvedimento così grave e traumatico possa e debba essere preso solo quando ci si trovi davanti a bambini abbandonati, umiliati, trascurati e maltrattati e ce ne sono tanti per strada e davanti agli occhi di tutti, perchè in quei casi i servizi sociali non intervengono, perchè la cosa non interessa a nessuno. Pensateci.

  10. Questo articolo è il risultato di un rifiuto del male. Ci si culla nella beata ignoranza di un mondo ideale. Ma gli allontanamenti non sono per nulla l’extrema ratio, purtroppo spesso sono la prassi e nella maggior parte dei casi sono superficiali e ingiusti. Ecco che cosa dice il giudice Morcavallo (un giudice e non io) al riguardo: «Eppure, a fronte delle criticità di un servizio sociale disfunzionale ed attestato su modelli operativi pre-ottocenteschi, dovrebbe soccorrere la garanzia giurisdizionale in ordine all’applicazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo… Ancora una volta, pero, alla chiarezza del dato ordinamentale si contrappone una prassi applicativa anomala, caratterizzata dall’assenza di vaglio giurisdizionale, dall’omissione di qualunque forma di istruttoria diversa dal recepimento delle relazioni psico-sociali, nonché dalla delega di poteri enormi ed abnormi (addirittura ispettivi e di coercizione terapeutica) all’amministrazione assistenziale, con la conseguente esclusione di tutte le garanzie del giusto processo contemplate nella Costituzione e nell’ambito della normativa e della giurisprudenza sovranazionali.»

  11. Non conosco la signora Stefanelli, l’articolo mi è stato segnalato da un amico che mi ha chiesto un’opinione….trovo comunque che la signora sia stata perfetta nel considerare la questione sotto tutti i punti di vista, senza tralasciarne alcuno, di una delicatezza estrema nel valutare tutte le posizioni immaginabili.
    Onestamente trovo sgradevole che un confronto su un argomento così delicato venga condotto da qualcuno a suon di improperi ed offese, che tuttavia riconosco in molti casi essere dettati da rabbia e presunzione di essere in possesso della verità assoluta.
    Non è difficile immaginare la reazione di un bambino che venga sottratto alla famiglia, ma forse c’è da chiedersi se tali manifestazioni disperate siano effettivamente dettate dal trauma conseguente alla separazione dal genitore o se piuttosto da quello che si origina dall’allontanamento da una situazione sulla quale il piccolo è riuscito, spesso per istinto di sopravvivenza, a costruire un seppur fragile equilibrio……
    Sono madre e anche insegnante e mi sono trovata più volte a contatto con ragazzi che vivono in case-famiglia….lo scorso anno ne ho avuti due nella medesima classe e stranamente erano “ospitati” nella stessa casa….abbiamo parlato molto della loro situazione, soprattutto perché erano all’ultimo anno e avevano già raggiunto la maggiore età, sapevano cioè di dover lasciare la casa che li ospitava, dove hanno sempre detto di aver trovato una famiglia e dove, posso assicurarlo, erano seguiti in maniera attenta e costante. Parlo quindi guardando ai fatti…ebbene, dei due uno, che peraltro usufruiva del sostegno perché iperattivo, si è rifiutato a priori di tornare dai suoi ed è andato a vivere a casa della fidanzata, ben accolto, per fortuna; l’altro mi ha più volte confessato che sarebbe tornato dai legittimi genitori, non perché ne sentisse l’esigenza ma perché non avrebbe voluto vivere il resto della sua vita senza “averci nemmeno provato” (ha detto proprio così)…ebbene, è durato meno di una settimana. E di casi del genere potrei citarne a decine….purtroppo
    Per quanto concerne la mamma che ha speso momenti importanti a riprendere la disperazione del figlio piuttosto che prepararlo adeguatamente nei giorni precedenti e accompagnarlo con delicatezza e fare rassicurante, beh, penso che la dica lunga su quanto spesso adottiamo atteggiamenti che tengono più conto delle nostre priorità che di quelle delle persone che abbiamo a cuore…e che magari spesso nascono dalla presunzione di una ragione che, purtroppo, non è dalla nostra parte.

  12. Mi lascia veramente deluso leggere articoli come questi in una Pagina dedicata alle Mamme, mi lascia ancora più deluso leggere opinioni del genere che paiono copiate da libri del diritto ma sono pultroppo estremamente lontane da quelle che sono le realtà della loro applicazione.
    Le leggi esistono e nel nostro Paese ne abbiamo di ottime, purtroppo la loro applicazione non è sempre corretta e soprattutto nel caso di Minori ne susseguono conseguenze tragiche ed i numero estremamente più elevato di quello che si potrebbe pensare, per di più in un contesto nel quale anche UN SOLO ERRORE dovrebbe essere inaccettabile.
    In questo articolo leggo come la Giustizia Minorile dovrebbe essere e come dovrebbe funzionare, propongo però un suo seguito su come è e come funziona.
    Mi permetto a questo proposito di segnalare uno dei siti di denuncia documentae sull’argomento e non in ultimo la recente e coraggiosa testimonianza del Giudice Morcavallo (e prima di lui del Giudice Mori) che da anni confermano le raccapricianti tesimonianze dei Genitori sui drammi dei loro bambini.
    Ringrazio per la disponibilità al contraddittorio invitando appunto ad approfondire l’argomento ed eventualmente pubblicare ulteriori accertamenti.
    PPalazzolo
    http://www.freemarcel.org

    Anticipo un esempio delle motivazioni serie gravi e certe da un decreto di conferma di ADOTTABILITA’ successivi ad un allontanamento:
    “la mamma FORSE non è così ignara..”
    “Essendoci i SOSPETTI di uno stato di abbandono”
    Documentato nella Pagina dedicata:
    http://www.freemarcel.org/marcel_2.html

    Anticipo inoltre un estratto della testimonianza dall’interno del giudice Morcavallo:
    ” I bambini che vengono presi forzosamente entrano in un circuito di mercato.. IL MERCATO DEGLI AFFIDAMENTI, IL MERCATO DELLE ADOZIONI. C’è un interesse enorme di 1 miliardo e mezzo- due di euro ogni anno. Enti privati, istituti religiosi che gestiscono le cosiddette comunità ne beneficiano, qui i bambini vengono ricoverati con l’effetto di attribuire denaro pubblico per ciascuno di questi istituti.. Gli Assistenti sociali e la magistratura si trovano in una pericolosa e pervasiva contaminazione da questa tipologia di interessi economici e coinvolge anche le istituzioni di garanzia del funzionamento della magistratura esempio il CSM che pur conoscendo i fatti, nn si è mai speso per tutelare i cittadini ma piuttosto tutela i giudici che vengono accusati di mettere in opera questo sistema fortemente pericoloso e incisivo sulla società Gli allontanamenti dei minori sono in Italia 35000 per lo più immotivati per il 99% dei casi.”

    Da facebook
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=581498425223769&set=a.138578622849087.15701.132708116769471&type=1&ref=nf

    Oppure sito mediaset
    Dal minuto 01:00:30 al minuto 01:03:50
    dal minuto 01:07:50 al minuto 01: 09:30
    dal minuto 01:18:50 al minuto 01:21:20
    http://www.video.mediaset.it/video/mattino_5/full/390325/martedi-21-maggio.html

    • Ritengo interessante anche ricordare che già nel 1990 nel n. 2 del notiziario dell’Associazione italiana dei Giudici per i Minorenni dedicato alla informazione sull’Infanzia, definendo la necessità protezione del Bambino dalla diffusione di informazioni dannose al suo benessere, si puntualizzava anche l’elevato valore di una informazione veritiera biasimando i limiti di espressione ed il silenzio omertoso laddove i Giudici od i Servizi sbagliano.

  13. Non posso essere più d’accordo con quanto correttamente affermato da Paolo Roat. Commenti che cercano di ragionare su o di giustificare quanto proposto dal suddetto articolo, mirano solo a minimizzare il male e cercare di rendere tutto bello. Mi ricorda me a 4 anni – credevo che il mondo era privo di male e che nessuno potesse più uccidere, fare guerre o fare del male agli altri. Vi invito a tornare al presente e di osservarlo bene dato che il male c’è. Coloro che si nutrono di dispiaceri e tragedie altrui esistono e non esitano a infilzarti un coltello nella schiena mentre ti dicono, col sorriso scemo e con voce tranquilla che in verità lo stanno facendo per il tuo bene e per aiutarti. Non serve che succeda a te personalmente per capirlo.

  14. Grazie , PPalazzolo, per l’attenzione. Non dubiti, un seguito su come davvero funzioni la giustizia minorile in Italia è già su questo magazine, scritto da Filippo Teglia, a titolo L’assistente asociale. A riprova, spero, del contraddittorio, valore principe nella mia etica prima che nei libri di diritto, e, mi permetta, del fatto che né il magazine, né i miei scritti si dirigono alle donne, quanto piuttosto a chiunque, senza distinzione di genere, ami farsi una propria opinione, consapevole e critica.

    • Attenzione meritata soprattutto in un ambito che lascia un tale ampio spazio al contradditorio, occasione rara e meritevole.
      Ho letto anche il secondo articolo che ha segnalato.
      Al riguardo vorrei precisare di non avere personalmente nulla contro la categoria delle Assistenti Sociali comprendendo benissimo come, anche in occasione di interventi non condivisibili, la maggior parte degli operatori possa essere in assoluta buonafede semplicemente perchè riceve informazioni corrotte che spesso non è in condizioni di verificare; conosciamo una gran quantità di segnalazioni sul comportamento scorretto di alcuni operatori ma non possiamo non ammettere di avere avuto esperienze positive nella totalità dei nostri rapporti con il settore.
      E’ contemporaneamente vero che, come in tutti i settori, anche in quello della assistenza sociale si trovino purtroppo gli estremisti e che anche una minima presenza in un contesto di Minori può produrre danni devastanti ed irreparabili; arduo sicuramente trovare la via di mezzo, ma non impossibile.
      Non bisogna inoltre dimenticare che l’Assistente Sociale è parte fondamentale ed unico anello di congiunzione tra le famiglie e l’Autorità, spesso unica tra le parti coinvolte ad avere la possibilità di vedere con occhi propri la realtà delle situazioni; nelle drammatiche occasioni discutibili è spesso mancato proprio questo contatto diretto.
      Presento due ulteriori nostri articoli inerenti, uno un commento aperto verso un articolo al quale non è stato concesso alcun contraddittorio, disposibile purtroppo solo su piattaforma Facebook:
      https://www.facebook.com/notes/marcel-rivuole-la-sua-mamma/lacrime-e-sangue/469132656465016
      un’altro la Relazione osservativa del Convegno di Genova disponibile su Facebook, dul sito dell’evento, e sul nostro sito ufficiale:
      http://www.freemarcel.org/doc/Relazione_Convegno_Anci_Genova.pdf

  15. Buonasera, sono d’accordo che ogni situazione ha una sua storia e non si può generalizzare. Però la realtà di oggi è molto differente ed è molto più grave. Credo che le Istituzioni che hanno incarico la tutela dei bambini dovrebbe aiutare anche i genitori con interventi mirati e non allontanare i figli una volta che la situazione non è più gestibile per negligenza e latitanza soprattutto degli assistenti sociali. I Giudici si fidano troppo dell’operato di questa gente che invece soffre di antipatia e simpatie, sono corrotti e assolutamente menefreghisti. Per loro un bambino prima o poi vuol dire guadagno per le comunità e non solo, quindi non fanno altro che esasperare la situazione e le persone che pagano di più sono quelle che non hanno i soldi per pagare un avvocato, a di casi come questo è pieno il mondo. Quindi l’aiuto migliore in questi casi è intervenire sul bambino aiutandolo a comprendere la situazione e aiutare i genitori a superare la conflittualità, con psicologi competenti. Le Istituzioni ad un certo punto fiutano l’affare e portano i genitori a sbagliare, lasciandoli allo sbaraglio oppure con un avvertimento scritto tramite provvedimento e se il genitore non si attiene arriva la punizione, ma a chi? al bambino non al genitore. I genitori se fossero in grado di gestire da soli la separazione non arriverebbero davanti ad un Tribunae no? Chi sa gentire la separazione prende accordi e vive più o meno tranquillo rifacendosi una vita il più possibile serena, perchè non lo capiscono, è un concetto così semplice…..!!! La verità è che non vogliono capire ed è solo una questione di incompetenza e di guadagno. Viviamo in un mondo orribile e si salvi chi può. Saluti a tutti

  16. Premetto che non o letto tutti i vostri commenti, ma vi posso assicurare, e mettervi davanti tutte le prove che volete davanti alle vs autorità , dietro ogni sottrazione minorile cè un business , basterebbe visionare il video del dott. morcavallo per capire, o della dott/ssa franceschini , ogni minore tolto alla famiglia lo stato paga una retta che puo facilmente arrivare a 12mila euro mensili , vi posso mettere davanti a voi prove , denunce di abusi violenze , maltrattamenti avvenuti nella cumunità dove minori sono stati collocati, esempio lampante “il forteto ” di firenze dove violenze e altro erano quotidiane , minori torturati affinche si mettessero contro alla famiglia originaria , ci sono avvocati, associazioni con prove alla mano che stanno facendo grande battaglia per togliere anzitutto i tribunali minorili , e togliere il diritto alle assistenti sociali di prendere decisioni affrettate , nei prossimi giorni siamo appunto al governo con un regimento di autorita e famiglie distrutte per discutere appunto su questi drammi fatti apposta per distruggere la famiglia BUONA GIORNATA

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