Ultima modifica 3 Giugno 2021
A volte le mamme mi chiedono: “è possibile che aveva cominciato a camminare oppure a parlare o a dormire regolarmente e ora pare abbia perso tutte queste acquisizioni?”.
La risposta è: “sì, può capitare”.
Si parla in questo caso di comportamenti regressivi dei bambini.
La parola “regressivi” vuole intendere dei comportamenti che appartengono ad un’epoca di sviluppo precedente a quella attuale.
I genitori sono spesso spaventati da questo fenomeno, temono che il proprio bambino abbia qualcosa che non va, sia bloccato nello sviluppo o che sia addirittura successo qualcosa di terribile. Ad esempio, recentemente una mamma mi raccontava del suo bambino, il quale aveva arricchito il suo vocabolario di parole come tipicamente avviene attorno ai due anni. Dopo l’inserimento al nido aveva notato la perdita di un notevole gruppo di parole e aveva attribuito la causa ad un possibile fatto spiacevole avvenuto all’interno della scuola.
Vorrei prima di tutto rassicurare i genitori rispetto alle regressioni dei bambini
Se questo viene inteso come qualcosa che capita e sparisce nel giro di poco tempo, non lasciando grosse tracce emotive, comportamentali o relazionali e permettendo un ritorno alla normalità, allora è un qualcosa di tipico.
Viceversa, può assumere un significato di non tipicità in alcune circostanze.
Ciò che demarca il confine tra tipicità e non tipicità e la pervasività della regressione, ovvero l’intensità e la frequenza della stessa.
Penso, ad esempio, a quei bambini che acquisiscono il controllo sfinterico della pipì o della cacca, per cui non hanno più bisogno del pannolino e, ad un certo punto, sembrano perdere questa competenza, trattengono la cacca o la pipì, chiedono di tornare all’uso del pannolino, perdono ogni riferimenti nel gestirsi in questa questione.
Se tali comportamenti si manifestano frequentemente, per un lungo periodo e sono altresì accompagnati da un malessere emotivo del bambino che si trasforma anche in un malessere relazionale con il genitore, allora tutto ciò rappresenta un disagio.
Il sintomo descritto come tale è l’espressione concreta di un disagio emotivo di qualche tipo.
Tale difficoltà generalmente non trova spazio ed accoglimento nella mente del bambino e l’unica via di sfogo possibile diventa quella del corpo.
Ci sono anche altri modi in cui avvengono le regressioni dei bambini.
Nel sonno, ad esempio. Nel linguaggio, nell’autonomia o in qualche altra espressione di sé come persona, trovano la stessa spiegazione.
E’ quindi importante un’attenta osservazione del genitore che non scivoli né in un eccessivo allarmismo, né tanto meno in un’eccessiva negligenza.
L’attenzione e l’ascolto sono necessari per rendersi conto che c’è qualcosa che non va e, con il bambino, cercare di comprendere empaticamente il malessere al fine di aiutarlo a ripristinare il normale equilibrio perduto.