Ultima modifica 20 Giugno 2019

Parto dal fatto di qualche giorno fa : “La Provincia di Ferrara propone ai Dirigenti scolastici delle scuole superiori di adottare la settimana corta, riducendo a cinque i giorni di lezione invece che sei.

scuola al freddoQuesto permetterebbe di risparmiare circa 120.000 Euro l’anno e cioè circa il 10% del bilancio della Provincia (che ammonta a circa 1,2 miliardi di Euro).La Presidente della Provincia dichiara che l’eventuale risparmio potrebbe essere investito per il miglioramento dell’edilizia scolastica”.

 Per la cronaca:  la proposta è stata bocciata non senza polemiche anche se cercando in Rete vedo che gli stessi “consigli” sono stati dati anche in altre Province,come ad esempio Milano dove i Dirigenti sono stati “caldamente” invitati (e passatemi il gioco di parole) ad adottare la settimana corta per tagliare un giorno di riscaldamento.

Purtroppo siamo nella società del “ecchesarammai” perciò qualcuno può pensare che questo problema non sia così di vitale importanza. In fondo lo stesso numero di ore di scuola si fanno e che siano spalmate in cinque o sei giorni la settimana non cambia nulla. E poi la proposta è stata bocciata, no?

E no che non è uguale.

E no che non basta che ci sia stata la bocciatura.

Generalmente mi occupo di scuola primaria perché è la realtà che vivo quotidianamente  ma ho la memoria storica per ricordare ancora la mia scuola superiore e per affermare con certezza che la “quinta ora” (quella che andava da 12.00 alle 13.00) era di una pesantezza estrema specialmente se capitava una materia dove era necessaria concentrazione.

Fare la settimana corta significa avere il sabato libero ma spalmare le ore di quella giornata durante gli altri giorni ed avere quindi sei ore a giorno. Figuriamoci quindi che colpo alla didattica può essere un’organizzazione scolastica così. Tutti i manuali di didattica concordano nel dire che la concentrazione si mantiene per 45-50 minuti se si fanno pause di dieci minuti ogni tanto e questo vale per i docenti come per gli studenti.  Aggiungere quindi un’ora senza alcuna pausa non è così irrilevante, specialmente se il docente viene da una serie continuata di ore frontali e lo studente da materie diverse da educazione fisica, arte e religione.

Non so inoltre come funzioni nelle altre Regioni, ma quando andavo a scuola io, che abitavo in un paesino e frequentavo un istituto superiore in Provincia, mi sorbivo ogni giorno circa mezz’ora di corriera ad andare e mezz’ora a tornare ed ero tra le più fortunate. Per chi deve affrontare un viaggio più lungo ed il pomeriggio lo aspettz un pomeriggio di compiti a casa non credo sia così funzionale frequentare una scuola che termina alle due.

Ma il problema non è questo tipo di organizzazione scolastico che comunque molte scuole scelgono liberamente, ciascuno per i propri motivi, e in alcuni casi funziona pure.

Il problema è la libertà di organizzare liberamente la propria didattica al di là dei bilanci.

Non può assolutamente passare il messaggio che sia la scuola ad adattarsi alle scelte esterne e alle esigenze economiche di Stato, Regioni, Province e Comune, a meno che si tratti di eventi eccezionali, come terremoti o emergenze.

Il risparmio comunque non sarebbe a fondo perduto ma utilizzato ed “investito per il miglioramento dell’edilizia scolastica”.

A parte il fatto che ho qualche dubbio sull’effettivo risparmio visto che il lunedì ci si ritroverebbe a riscaldare aule freddissime e, dopo due giorni di chiusura, il termostato del riscaldamento sarebbe necessariamente alzato, ma su questo i tecnici avranno fatto i loro giusti conteggi, il problema è che a nella scuola pubblica al momento non ci sono più i soldi per niente.

Non aspiro a diventare Dirigente ma ora mi metto nei suoi panni. Sono giovane, grintoso,voglio essere un buon Manager (purtroppo i Presidi non esistono più… ci sono i Dirigenti). La scuola casca a pezzi, dovrei rifare l’intonaco e mettere in sicurezza le aule, prima che qualche calcinaccio dal soffitto caschi e accoppi qualcuno. La Provincia mi propone di risparmiare un po’ sul riscaldamento in cambio di qualche miglioria. So che la didattica non ne gioverà, ma il dubbio è davvero pressante. La sicurezza o la didattica? Pensate davvero che siano così pochi i Dirigenti disponibili a scendere a patti con la politica?

Suvvia…

Ma al di là del riscaldamento, quando saremo disponibili ad investire sulla scuola?  A non adattarci (genitori ed insegnanti in primis) ai tagli che annualmente ci propinano? O preferiamo accontentarci e sopravvivere fino a quando non ci sarà proprio più nessun fondo destinato alla scuola pubblica?

Arianna Simonetti

Maestra, mamma, donna con mille interessi ed attività ... non necessariamente in quest'ordine! Motto della vita: Ama e fai quel che vuoi ... per tutto il resto c'è tempo

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