Ultima modifica 20 Aprile 2015
Una conversazione carpita per caso mentre aspettavo un treno. Erano giovani, quelli che parlavano, qualcuno non sfiorava neppure i 30 anni. Giovani e dall’accento partenopei.
Tutti, o quasi, avevano un lavoro a tempo determinato e non del tutto soddisfacente, ma non se ne lamentavano, anzi, facevano progetti lavorativi di ampio respiro, alcuni avevano prospettive certe, prossime, sicure o quasi, altri stavano ancora cercando l’occasione, ma con tranquillità, senza patemi, pensavano, ovviamente di avere ancora tempo per preoccuparsi.
Avevano tutti una buona cultura, una buona conoscenza dell’inglese scritto, ma difficoltà nell’esprimersi, e cercavano di discutere in lingua inglese, giusto ‘to improve’.
Ma, dicevano alcuni, gli stipendi non bastano, sono troppo bassi e non ce la facciamo a vivere con così poco, o meglio, a vivere bene.
Uno di loro ha iniziato a disquisire sul perché i soldi non bastano mai.
Perché, diceva, vogliamo troppe cose, cose di secondaria importanza, cose forse inutili, sicuramente non indispensabili.
Lui, proseguiva, considerava indispensabile la casa, poi il resto… non che si accontentasse, per esempio aveva cambiato da poco casa per “allargarsi”.
Raccontava di aver vissuto in un monolocale con 2 compagni quando si era trasferito a Milano in cerca “di fortuna”….
Ora invece vive da solo in un bilocale, perfetto per lui, anche se ha dovuto acquistare solo i mobili indispensabili. Aveva un piccolissimo televisore e ha colto al volo un’offerta assicurandosene uno di30 pollici, a 300 euro. Non si è dovuto indebitare per questo acquisto, li aveva e li ha spesi, e non mi è sembrato se ne stesse rammaricando, ma..
Aveva un telefonino perfettamente funzionante, ma si è fatto attirare da un’offerta irrinunciabile. Che cosa sono 25 euro al mese, si è chiesto, e così si è indebitato per un telefono di ultima generazione.
Per poco, direte voi, ma era una cosa di secondaria importanza, inutile se vogliamo, ma non ha saputo resistere.
E in casa gli mancano molte cose molto più necessarie, di cui può a stento fare a meno, ma si è reso conto che la colpa fosse solo sua.
Doveva pensarci prima e riflettere, noi non lo facciamo abbastanza, anzi troppe volte non lo facciamo affatto.
Ogni cosa ci affascina e la vogliamo subito, non siamo razionali, ma istintivi, non pensiamo se ce lo possiamo permettere, lo vogliamo e basta, utile o inutile che sia.
Ma dobbiamo soddisfare le nostre priorità, quelle vere. Quelle che ci permettono di vivere, al meglio delle nostre possibilità, dando il giusto valore alle cose.
Lui, a Milano, diceva di starci bene. Lavora e si diverte, non esageratamente. Se gli sarà andato bene quel colloquio… non rimpiangerà di essersi indebitato per quel telefonino, ma sicuramente non commetterà ancora lo sbaglio di dare priorità all’inutile.
Il treno era arrivato e la comitiva è salita su di un altro vagone e non fo potuto più seguire il discorso di quel ragazzo di neppure trent’anni, peccato!
Nonna Lì