Ultima modifica 27 Settembre 2019
La tendenza di questi ultimi anni è quella del revival, strizzando un occhio agli anni del boom economico. La moda, il cinema, la televisione, tutto rimanda al periodo che va tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta.
Ma vi siete mai chiesti cosa leggevano le nostre nonne?
Quali riviste sfogliavano ed erano tanto differenti da come sono ora?
La donna degli anni ‘60
Prima di rispondere a queste domande, bisogna capire prima chi erano le lettrici alle quali gli editori si rivolgevano: è vero che sono passate giusto un paio di generazioni da quel periodo, ma è anche vero che il ruolo delle donne all’epoca era ben diverso.
Prima di tutto si doveva essere brave mogli e madri, bisognava saper gestire alla perfezione casa, marito e figli.
Era impensabile per una donna non saper cucinare, non saper cucire, figuriamoci poi lavorare! Era una vera e propria onta per l’uomo che la moglie fosse costretta a lavorare, soprattutto sotto padrone: voleva dire che il marito da solo non era in grado di provvedere al benessere della famiglia.
Gli anni della guerra avevano già iniziato a far capire alle donne che, dopo tutto, non era così brutta la libertà (soprattutto economica), ma in molti casi, raggiunto il matrimonio, alla moglie non rimaneva che prendere il posto che la società le aveva riservato dentro la casa del suo sposo.
Nel dopoguerra si assiste ad una vera rivoluzione femminile: mogli sì, madri pure, massaie anche, ma non solo. Perché solo l’uomo deve studiare, lavorare e guadagnare soldi?
Cos’ha la donna meno di lui? Il processo di emancipazione sarà lungo e faticoso, per certi versi non ancora terminato, ma tutto ha avuto origine dalla generazione che ha vissuto la guerra con gli occhi dell’infanzia.
Le riviste del periodo
Veniamo adesso alle domande iniziali: cosa leggevano le ragazze e le donne degli anni ‘60? Erano tanto diverse dalle nostre? Ebbene, forse vi stupirà sapere che alcuni dei periodici dell’epoca sono sopravvissuti fino a noi (considerate le rivoluzioni epocali degli ultimi cinquant’anni, su tutte l’avvento del digitale).
Volete qualche esempio?
Amica (periodico del Corriere della Sera) nasce 1962; Confidenze (prima conosciuto come Confidenze di Liala) nel 1946; Gioia nel 1937; Grand Hotel (famoso per i suoi fotoromanzi) è del 1946; la rivista Gente è nelle edicole da fine ‘57; Grazia dal 1938; Stop (di stampo scandalistico) 1946; Burda (che pubblica in più di quindici lingue) 1950.
Gli argomenti che sono rimasti pressoché invariati sono legati al mondo del gossip, della moda e consigli di natura sentimentale.
Le riviste erano pensate per essere non solo un passatempo, ma anche un supporto nelle attività quotidiane della donna.
Via libera allora a ricette di cucina, economia domestica, cucito e galateo (già, perché sapersi comportare bene in società era fondamentale). Politica, economia e cultura arrivano solo successivamente e in maniera graduale, per rispondere alle crescenti richieste di emancipazione sociale e culturale delle donne.
Per lunghi anni questo genere di rubriche erano considerate quasi tabù, perché si riferivano ad un ruolo che la donna non sentiva più suo ma obbligato.
Fortunatamente però, complice anche la crisi economica che ha obbligato un po’ tutti a ridimensionare le proprie spese, gli approfondimenti tipici delle riviste esclusivamente femminili di quel periodo stanno tornando di moda, questa volta in vesti che potremmo definire unisex: a contribuire all’economia domestica ci pensano indistintamente tanto gli uomini quanto le donne, per cui è giusto che entrambi conoscano qualche trucco “della nonna”.
Quando si dice il revival…