Ultima modifica 30 Ottobre 2017
“Ieri pomeriggio un uomo ha selvaggiamente picchiato una donna a Piazza Vittorio davanti a una mamma che passava con il bambino e che ha chiamato il 113. Il bambimo era sconvolto. Poco dopo in Piazza un gruppo di uomini ubriachi banchettava con birra davanti ai giochi. Ho chiamato il commissariato Esquilino ma erano impegnati e non avevano uomini o donne da mandare, ho chiamato allora i carabinieri di via Tasso ma non c’era un responsabile con cui parlare. Ho chiamato allora…” – racconta Stefania di Serio LaRocca dal suo profilo facebook.
E continuava… “Ho chiamato allora il 113 e ho scritto a una nota testata romana per segnalare la cosa. Mi e’ stato risposto che non era una notizia perché la signora picchiata e l’uomo erano sposati.
Io sono veramente arrabbiata e basita e mi sento sola. Al Municipio lavoriamo da pazzi per risolvere tanti problemi. So che alle volte non ce la facciamo ma non moliamo mai. Ma il prefetto di Roma si rende conto della situazione? La cosa che mi distrugge è che picchiare la moglie non fa notizia. Credetemi mi viene voglia di mollare tutto”
Questa denuncia non è stata scritta di una cittadina qualunque ma da Stefania Di Serio, una Consigliera municipale del I Municipio di Roma Centro, Vicepresidente Commissione Lavori Pubblici e Ambiente e Commercio, e suscita non solo l’amaro in bocca ma anche tanta rabbia.
E anche se il 113 alla fine è intervenuto, il marito non è stato fermato in quanto tale.
Se una rappresentante delle istituzioni si vuole arrendere, noi cittadine comuni allora che strumenti abbiamo per vincere questa guerra?
Cosa fare?
Io nel mio piccolo ho partecipato con rinnovato entusiasmo al flash mob 1Onebillion Rising, l’evento mondiale per sensibilizzare sul tema la violenza contro le donne organizzato da Differenza Donna, l’associazione che gestisce i centri antiviolenza di Roma e che da anni è impegnata in questa lotta non solo nella nostra città.
Ho portato mia figlia di 7 anni con me perchè magari non conosce cosa sia la violenza ma deve capire e soprattutto deve essere consapevole che esistono strumenti per difendersi da questo fenomeno.
La sensibilizzazione deve iniziare da piccoli, dall’educazione dei nostri figli, dal sensibilizzarli al rispetto, di tutti e di tutto.
Roma contro la violenza alle donne
E durante il flash Mob ho colto l’occazione per intervistare la Presidente dell’Associazione Elisa Ercoli, una donna sposata e madre di 3 figli, impegnata da sempre su questo fronte e la migliore fonte per capire questo fenomeno e per spiegare quali strumenti una donna può usare per difendersi.
Elisa, la denuncia di Stefania Di Serio, è grave, la polizia è sottostaffata e i media non rilanciano una notizia del genere perchè avviene tra coniugi, come se fossimo ormai assuefatti a questo fenomeno. E allora cerchiamo di conoscerlo bene come stiamo messi a Roma? Che numeri ha il fenomeno riconosciuto?
Prima di tutto diciamo che la violenza maschile contro le donne è globale, cioè presente in tutti i continenti del mondo, e trasversale, cioè riguarda tutte le classi sociali, culturali, economiche, religiose.
Roma ha avuto negli anni la possibilità di far emergere la situazione di violenza e di accogliere le donne che desiderano uscirne poiché il primo Centro antiviolenza ha aperto nel marzo 1992, il Centro antiviolenza della Provincia di Roma – Solidea, che come Differenza Donna gestiamo appunto sino ad oggi.
Nel giugno 1997 ha aperto il Centro antiviolenza del Comune di Roma a tutt’oggi gestito dalla nostra associazione.
In seguito si sono aperti altri Centri di accoglienza per donne in difficoltà che hanno anche loro contribuito a far emergere le situazioni di violenza di genere sino all’attuale situazione in cui Differenza Donna accoglie circa 2000 nuove donne l’anno a Roma di cui più dell’80% subisce maltrattamenti dal partner o ex partner.
In realtà siamo certe che questi numeri non rappresentino le situazioni di violenza esistenti ma quelle che riusciamo ad accogliere con le risorse attuali.
Se si aprissero, o meglio quando si apriranno nuovi Centri antiviolenza a Roma, saranno proporzionalmente di più le donne che potranno uscire dalla violenza maschile, perché avranno una reale alternativa possibile d percorrere per sé e per i porri figli.
Come può una donna colpita da violenza fisica o psicologica la cui paura più forte è non poter sfuggire al suo persecutore di difendersi? Che scelte può per cambiare la sua vita?
Una donne può uscire dalla violenza maschile solo se ha delle alternative possibili certe, sicure e sostenibili. Il momento della denuncia-querela o della decisione di mettere fine alla relazione con il violento sono le situazioni che espongono la donna al maggior rischio di violenze
I Centri antiviolenza nascono proprio con l’intenzione di garantire la costruzione condivisa del progetto di uscita dalla violenza mettendo a disposizione della donna tutte le competenze e le professionalità a sostegno del suo percorso di uscita definitiva dalla violenza, di protezione, di empowerment, di reinserimento sociale.
La violenza in famiglia utilizza i valori alla base della costruzione delle nostre società al fine di legittimare gli uomini nell’agire il loro potere e a far sentire le donne responsabili di ciò che subiscono mantenendo in confusione la donna che vive la situazione ma anche e soprattutto la società, le istituzioni che anche non essendone consapevoli sono immersi in pregiudizi e stereotipi che tendono a legittimare la violenza maschile. Se ci pensiamo è uno dei pochissimi reati se non il solo nei confronti dei quali non si crede direttamente a chi racconta di aver subito tale reato ed introduce elementi giustificatori nei confronti del violento, del reo sino alla dimostrazione della non credibilità della vittima.
Le istituzione comunali e municipali sostengono azioni di sensibilizzazione e di lotta alla violenza contro le donne? E’ un argomento sensibile oppure non è considerato tra le priorità?
Come ripeto Roma è da questo punto di vista una città fortunata, dove le istituzioni hanno garantito con continuità il finanziamento ai Centri antiviolenza e la gestione da parte di Differenza Donna ha portato alla costruzione di molte buone pratiche, di importanti protocolli e dell’utilizzo di importanti strumenti di contrasto. Oggi siamo in un importante momento che potrebbe portare ad una messa a sistema delle politiche: la legge 119, il piano nazionale antiviolenza, le linee guida regionali, il potenziamento dei Centri antiviolenza sono opportunità che se ben usate potrebbero realizzare un avanzamento dell’Italia nel contrasto della violenza maschile contro le donne.
Sappiamo per certo di essere in un momento di grave crisi economica ma sappiamo anche che questa crisi è così forte perché sono state escluse le donne con le loro competenze e talenti. Tutte le ricerche scientifiche che sono state portate avanti dalle più importanti organizzazioni internazionali spiegano molto bene come l’esclusione delle donne dai settori lavorativi, produttivi, della politica portano ad un impoverimento diretto che se non ci fosse significherebbe punti in più nel PIL di ciascun paese, l?italia, purtroppo, al primo posto.
Se ci capita di assistere a violenza su donne per strada come possiamo intervenire tempestivamente? Hai consigli?
Il problema delle aggressioni in strada per le donne è sì una possibilità ma molto meno probabile della violenza subita in casa da persone a cui si è legate da una relazione amorosa.
Per l’aggressione per strada l’unico consiglio possibile è di chiamare immediatamente le forze dell’ordine.
Per le donne di cui si è a conoscenza subiscano violenza in famiglia serve tanta solidarietà, sospensione del giudizio, orientamento e conoscenza del luoghi che le possono sostenere rispettando l’anonimato ed i loro tempi di maturazione della decisione da prendere: i Centri antiviolenza, cliccate qui per gli indirizzi.
Quale aiuto date come Associazione alle donne vittime di violenza?
Come detto anche nelle domande precedenti Centri antiviolenza gestiti da Differenza, finanziati da Roma Capitale e da Solidea – Provincia di Roma (oggi Città Metropolitana) offrono ascolto, accoglienza, ospitalità, colloqui per ideare progetti individuali di uscita dalla violenza maschile, consulenza e assistenza legale, consulenza medica e psicologica e facilitazione di accesso a tutte le opportunità utili a rendere possibile il singolo progetto.
L’incontro tra le operatrici di DD e la donna in uscita dalla violenza non ha solo effetto per il singolo progetto ma accompagnando ciascuna donna le operatrici e Differenza Donna realizzano una continua azione di sensibilizzazione della società sempre con l’obiettivo di diffondere maggiore conoscenza della realtà della violenza maschile contro le donne e di decontrazione di pregiudizi e stereotipi che oggi rendono ancora difficile ad una donna decidere di uscire dalla violenza
Tu sei mamma di 3 figli, come possiamo noi genitori educare i nostri figli al rispetto degli altri?
I genitori possono realmente fare la differenza nell’educazione dei propri figli. Il nostro esempio è sempre l’insegnamento più potente che ci sia. Il piacere della scoperta di stili di vita differenti, di mentalità diverse, di religioni diverse, il principio del rispetto degli altri sempre e comunque è un background che una persona si porta dietro per sempre.
Poi c’è l’enorme potere della società, dei media, dei social, realtà della comunicazione primaria dei nostri figli, in cui troppo spesso gli insulti, il non rispetto, l’esposizione dei corpi come merce possono esporre le giovani generazioni a modelli relazionali di bassissimo livello. Sarebbe molto importante diffondere velocemente una cultura consapevole rispetto all’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione ma questo è possibile solo se la lotta alle discriminazioni di genere diventano priorità nella comprensione che senza integrazione e affermazione delle donne non ci sono diritti reali per nessuno.
Elisa, ogni giorno vivi situazioni estreme di sofferenza, come riesci a sopportarle?
Oggi da presidente ho un ruolo maggiore di gestione, organizzazione, ma ho fatto la responsabile di Centro antiviolenza per 7 anni e capisco bene di cosa parli. Un importante strumento che abbiamo è puntare le nostre azioni ad un livello politico alto per la modifica culturale e organizzativa delle nostre società. Inoltre aver realizzato progetti in tutto il mondo ci ha restituito la forza di vedere come sono assoluti ed efficaci gli strumenti che usiamo in tutto il mondo. Le operatrici utilizzano come strategia di cura di sé la condivisione, il confronto e soprattutto il passaggio da azioni di accoglienza ad azioni di elaborazione progettuale ad azioni di elaborazione di politiche. Solo la alternanza di azioni diverse tutela le operatrici dei Centri dal rischio di essere sopraffatte dal dolore. Per Differenza Donna è molto importante far turbare nei Centri donne diverse che creino un continuo rinnovamento all’interno dei Centri e un insieme diverso e variegato di energie e talenti personali. I Centri antiviolenza infatti sono sempre a rischio di vivere il loro essere luoghi chiusi che come tali sono passibili di implosione. Nella gestione dei Centri antiviolenza di Differenza Donna i Centri sono luoghi aperti, in continua comunicazione con l’esterno, con le reti con soggetti pubblici e privati che arricchiscono le risorse del Centro e che fanno vivere alle ospiti e ai/alle loro piccole/i una grande rete di solidarietà, solidarietà e giustizia. La rete delle donne del mondo impegnate contro la violenza maschile è inoltre un simbolico di grande importanza che ci garantisce di contrapporci alle società patriarcali globali. Nel 2014 abbiamo accolto 14 delegazioni provenienti da paesi esteri, tutte interessate a conoscere la nostra metodologia, i nostri risultati.
Grazie Elisa di aver condiviso con noi la vostra esperienza!
Arianna Orazi