Ultima modifica 3 Marzo 2020

Durante l’intera durata della gravidanza il feto e il liquido amniotico sono contenuti all’interno dell’utero dalle membrane amniocoriali. Queste sono due sottilissimi foglietti di tessuto che costituiscono un’ulteriore protezione per impedire il passaggio di agenti patogeni verso il feto.

La rottura prematura delle acque

rottura prematura delle membraneVerso il termine di gravidanza è possibile che queste membrane si rompano, provocando quella che comunemente viene definita “rottura delle acque”.

Questo evento in termini medici viene chiamato PROM.

La sigla che può assumere significati diversi se la rottura avviene durante o al di fuori del travaglio. Nel primo caso si parla infatti di rottura prematura delle membrane amniotiche; nel secondo di rottura precoce.

Sono vari i possibili motivi per cui si pensa possa avvenire la rottura delle membrane.
Un’eccessiva pressione interna dovuta alle contrazioni del travaglio, un calcetto del bambino in un punto in cui, a termine di gravidanza, le membrane sono più sottili e più fragili.

Le cause certe per la rottura delle acque prematura però restano ancora sconosciute.

Si possono verificare inoltre situazioni in cui si intervenga esternamente per provocarne la rottura.
E’ possibile che un medico o un’ostetrica romano intenzionalmente le acque. Questo succede quando c’è la necessità di velocizzare un travaglio, oppure ci sono dei casi in cui si arriva al termine del travaglio ancora col sacco integro e, prima che inizino le spinte, va rotto per permettere la fuoriuscita del feto.

Non sempre ci si rende conto di aver rotto le acque in modo inequivocabile.

Può capitare infatti che si verifichi una rottura cosiddetta “alta”.
Significa che si è creato un foro nella parte più alta dell’utero e la perdita di liquido avviene lentamente e non sempre in modo costante.

In ogni caso, sia che avvenga la rottura classica con perdita abbondante di liquido, sia che si tratti di una rottura alta, è necessario andare in ospedale dove avverrà il ricovero.
Si seguiranno poi dei protocolli che, a seconda delle situazioni, faranno attendere l’insorgere del travaglio, oppure, in caso di tampone vagino-rettale positivo, porteranno a seguire un iter di induzione e somministrazione di antibiotico per evitare possibili infezioni fetali.

Per questo, anche in caso di dubbio, è preferibile rivolgersi ad un medico o andare direttamente in ospedale.

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