Ultima modifica 30 Ottobre 2017
A chi non è mai capitato di perdere la pazienza con i figli, di andare in crisi davanti a un bambino che non fa quello che deve, di avere un momento di conflitto in cui si finisce con l’arrabbiarsi e urlare (noi genitori), senza, ovviamente, sortire nessun effetto su di loro?
A me è capitato, lo ammetto e i libri di psicologia letti, i consigli, la consapevolezza del metodo sbagliato, anzi, del NON metodo, non sono serviti a nulla. Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare e i bimbi, lo sappiamo, ci mettono ogni giorno a dura prova.
Come fare allora per farsi ascoltare dai nostri figli senza urlare, o peggio, alzare le mani?
Servono regole, non comandi
Innanzitutto servono regole e non comandi, stabilite da entrambi i genitori, regole semplici e di chiara comprensione per il bambino, adeguate alla sua età, non impossibili da attuare (tipo “corri ma non sudare!”) e ragionevoli, dal punto di vista educativo e psicologico.
A poco servono le punizioni improvvisate, piuttosto offriamo ai nostri figli suggerimenti, nella forma del colloquio, su come superare un problema.
Urlare non corrisponde ad educare, anzi, contribuisce a peggiorare i comportamenti scorretti dei figli e ad umiliarli.
Ciò nonostante, talvolta finiamo col perdere il controllo, la rabbia monta e si reagisce urlando o, peggio, ricorrendo alle mani.
La sculacciata
A sdoganare la sculacciata, arriva però, stavolta, Papa Bergoglio, mettendosi fra coloro che la ritengono lecita, se necessaria, purchè non sia mai data sul viso. Precisiamo, il Pontefice non ha usato la parola ‘sculacciata’ ma, nel suo stile, è tornato ad insistere sul concetto di educazione e rispetto, in particolare su quella fornita ai figli nelle famiglie, un argomento, in grado di suscitare posizioni diverse, al cui confronto non si sottrae. Nell’udienza generale di mercoledì scorso, davanti a più di 7.000 persone nell’Aula Paolo VI, il Pontefice ha voluto completare la riflessione sulla figura del padre, proposta già nell’udienza precedente, sul pericolo dei «padri assenti».
La presenza del padre è necessaria
“La prima necessità, dunque, è proprio questa: che il padre sia presente nella famiglia, perché la sua mancanza produce lacune e ferite che possono essere anche molto gravi”.
Egli ha un ruolo fondamentale nell’educazione e nella crescita sana dei figli, eppure oggi fatica a trovare un nuovo posizionamento che rifiuti l’impostazione del padre padrone e che al tempo stesso non si appiattisca sul ruolo materno. Spesso i nuovi padri sono “papà peluche” e in certo senso fanno concorrenza alle madri, come figura protettiva.
Il ruolo del padre
Ma se il ruolo della madre è quello dell’accudimento, il ruolo del padre deve essere quello di spingere i figli fuori dal guscio, deve educare al coraggio di correre dei rischi, ad affrontare difficoltà e pericoli.
“C’è bisogno di padri magnanini e pazienti – ha detto Papa Francesco – di genitori dolci e vicini, ma anche fermi quando è necessario, che sappiano correggere, senza avvilire. Il padre di famiglia deve essere presente con i figli, ma non controllatore, perché i padri troppo controllatori annullano i figli”, mentre un padre che consente al figlio di fare da solo mette le basi perché il figlio, una volta cresciuto, se la sappia cavare nella vita. Del resto è questo, da sempre, il ruolo dei padri: educare i figli al rischio e al coraggio.
Personalmente, ritengo che il loro ruolo sia davvero cambiato negli anni e che di strada, anche nei nostri confronti, ne abbiano fatta davvero tanta (riconosciamoglielo!): da “il pannolino, questo sconosciuto”, ad abili cambi in pochi minuti, da notti di sonno “perché domani lavoro” a notti bianche per riaddormentare figli inconsolabili…
Certo, forse questo cambiamento non si è verificato su tutti e ce ne sono ancora tanti che delegano tutta l’educazione e le cure dei figli alle loro mogli, per scelta o per necessità, ma c’è comunque una buona percentuale di padri sicuramente più coinvolti nella cura dei figli.
Da un’indagine eseguita su un campione i padri, risulta che per la maggioranza egli dovrebbe essere amico dei figli (60,6%) e per il 51,3% dare uno schiaffo, in certe occasioni. Ne deriva un’immagine articolata del padre moderno, che dovrebbe coniugare la funzione educativa a quella affettiva, la complicità ed il rispetto all’autorità. Un equilibrio difficile da raggiungere ed un ruolo, quello del padre moderno, dal profilo ancora confuso.
Cosa ne pensate, nuovi papà?
Maria Teresa