Ultima modifica 6 Agosto 2020
Allora non manca niente.
Conoscete perfettamente il suo fiore preferito, del resto è facile, è quello dell’anno scorso. Avete comprato uno splendido biglietto prestampato, di quelli con il carillon che suona quando si apre, al quale dovete aggiungere solo la firma e tuttalpiù un “ti amo”.
Il tavolo al ristorante cinobrasiliano con annessa serata danzante e animazione a tema lo avete prenotato. Direi che siete pronti per festeggiare San Valentino, la festa degli innamorati…
Ah, no, certo, manca il regalo, ma qui si può spaziare dal classico e chiccoso cuscino a forma di cuore a salire senza limite di spesa, in fondo è proprio questo il motivo di questa “festa”.
Già, perché se capisco perfettamente il senso, anche se travisato ed annacquato dalla secolarizzazione, delle feste comandate, o almeno ne comprendo e rispetto il valore per chi crede, proprio non accetto una festa che di “comandato” ha solo l’implicito obbligo di muovere l’economia sperperando denaro in nome della solita ipocrisia.
Intendiamoci, non c’è niente di male nel festeggiare l’amore, ma farlo in un giorno imposto ne sminuisce una prerogativa importante: l’unicità.
Perché accalcarsi in un ristorante colmo di coppie quando si può, o si dovrebbe, cercare la più accogliente intimità?
Perché fare la fila per un regalo scontato (non di prezzo, si intende…) quando si può sorprendere ed emozionare con un dono, anche solo un biglietto scritto di proprio pugno e con il proprio cuore?
Non è questione di avarizia. Spendete pure tutto il denaro che volete e potete per la persona che amate. Ricordate però che l’Amore, quello con la A maiuscola, non si può comprare. L’Amore, quello vero è come il sangue.
Ci permette di vivere, ma solo se continuiamo a farlo scorrere, non un giorno all’anno, ma per sempre.
È una sfida molto più difficile ed intrigante di quella di non ridursi all’ultimo minuto per comprare qualcosa che testimoni di non esserci dimenticati di essere innamorati.
In fondo poi, sapete cosa si commemora in realtà il 14 febbraio?
L’anniversario della morte per decapitazione di un martire che non volle, ammirevole se vero, rinunciare alla propria fede.
Poco confacente alla festa dell’amore se non gli fossero stati attribuiti i soliti miracoli “a tema” un paio di secoli dopo da Papa Gelasio I, al fine di interrompere la celebrazione della festa pagana dei lupercalia, in nome del dio della fertilità Luperco, in cui, nella sfrenata perdizione generale, si praticava sesso libero e scambi di coppia a sorte…
Chissà quanti, tra quelli che festeggiano svogliatamente trascinati da un consumato, o veramente mai esistito, sentimento “di facciata”, preferirebbero ristabilire il vecchio rito!
G.P.Antonicelli