Ultima modifica 24 Agosto 2020
“Quando sarai una vera pittrice, ricordati che la differenza tra un uomo e una donna nel gesto creativo è la seguente: c’è sempre una donna che chiude a chiave una porta affinchè il genio maschile possa esprimersi; (…)
A una donna, Emilia cara, nessuno fa il favore di chiudere la porta. Se poi è madre, non riuscira nemmeno a chiuderla da sé. (…)In altre parole, non è solo il fatto di non avere una sposa devota che ci impedisce di isolarci: è la maternità. La maternità e l’isolamento sono realtà irreparabilmente in conflitto. “
“L’albergo delle donne tristi” di Marcela Serrano
Ho letto questo libro molto tempo fa, appena uscito, ma l’altra sera l’ho ripreso in mano, l’ho aperto e ho trovato questo brano.
Ecco, la solita femminista, anzi mammista, diranno alcuni di voi, che ritiene le mamme ancora martiri votate al sacrificio.
Donne, spesso molto ma molto intelligenti e in gamba, che rinunciano alla propria carriera e alle proprie ambizioni, per dedicarsi a marito e figli…
E se invece decidono di andare avanti con il proprio lavoro, si sentono incolpare per ogni mancanza o problema familiare!!
Ho deciso di scrivere questo articolo anche in risposta a quello di Adriano su INuoviPapà.
In pratica lui dice che quando era piccolo i ruoli del papà e della mamma erano ben definiti: il papà andava a lavorare e la mamma si occupava della casa.
E tutti vivevano felici e contenti…
Volevo dissentire su questo, ma non totalmente, perchè ho una storia diversa da raccontare.
I miei genitori hanno sempre lavorato entrambi, primo per scelta, per passione, perchè amavano l’insegnamento e avevano studiato per questo, secondo per necessità, perchè due stipendi sono meglio di uno!
Attenzione…non stiamo parlando di lavori da uomo o donna in carriera, nè tantomeno di stipendi da milionari, ma di un onestissimo lavoro che, soprattutto qualche anno fa, impegnava tutte le mattine e qualche pomeriggio per riunioni varie.
E poi, vacanze con i figli e le famose, lunghe ferie, invidiate da tanti.
Abbiamo sempre vissuto dignitosamente, senza farci mancare niente, viaggiando e studiando anche fuori all’università.
E soprattutto, senza traumi o mancanze, perchè i miei c’erano sempre, magari a volte non contemporaneamente, ma c’erano: per accompagnarci a scuola, per aiutarci a fare i compiti o per portarci in palestra.
Con i nonni ci stavamo per piacere e non sapevamo neanche cosa fosse la babysitter!
Mia madre mi ha sempre insegnato che una persona, uomo o donna che sia, deve seguire la propria strada, le proprie aspirazioni, che può significare lavorare o fare la casalinga, ma che lo deve fare per scelta e deve essere felice.
Guardando lei pensavo che nella vita si potesse avere tutto: un lavoro che ami e una bella famiglia…
Ma ho dovuto presto cambiare idea…
Io sono un architetto, ma ho lasciato da un po’ la libera professione.
“Ma chi te lo fa fare?” Mi sono sentita dire spesso da alcune amiche.
“Perchè non hai continuato a lavorare? In fondo eri brava, ti piaceva…“
Facile a dirsi. Ma lo sapete cosa significa essere un architetto, donna, moglie e mamma?
Primo, che non hai più una vita: il lavoro E’ la tua VITA, perchè stai sempre a pensare alla soluzione perfetta da realizzare e perchè spesso i clienti non hanno ben chiaro il concetto di orario e di giorni festivi e ti chiamano a tutte le ore.
E spesso devi fargli anche da psicologo, perchè una ristrutturazione ti fa diventare la casa più bella, ma rischi anche di sfasciare una famiglia!
Secondo, che in genere devi stare in cantiere (se sei una precisa!) all’alba quando arrivano gli operai e ti scordi di preparare e accompagnare i figli a scuola. Il minimo…ma il fatto è che dopo devi ritornare in studio e dedicarti a progetti, clienti, fatture (altro tasto dolente!) e non è che la creatività la spegni alle 15.30 con un suono di campanella…
No, l’idea geniale ti viene alle 19.30, quando i tuoi figli sono a casa già da un pezzo e qualcuno li ha presi a scuola, li ha portati in palestra e sta provvedendo a farli cenare.
Se va bene è la nonna, nel mio caso sarebbe il marito, che però facendo anche lui la libera professione, ha già ricevuto 25 telefonate ed è nero come la pece!
Terzo…i pagamenti. Dall’ultimo cliente mi sono sentita dire: “Ma architetto, questa cifra per tre disegni!!!”
I disegni li farà tuo figlio deficente…io faccio dei progetti su cui sudo giorno e notte!
E ti chiamano pure architetta…e la cosa mi fa alquanto imbestialire. Io non voglio il titolo al femminile, guarda caso detto, poi, con un sorrisino deficente come solo alcuni uomini sanno fare!
Ho tentato, giuro, di riprendere la professione dopo aver avuto i bambini…
Ma non ce l’ho fatta! Io non ho i nonni nella mia città che potevano (ed erano in grado) di aiutarmi e mi sembrava assurdo consegnare il mio stipendio ad una perfetta sconosciuta che doveva crescere i miei figli al posto mio!
E poi (ma questa è una mia opinione personale!) i figli ne avrebbero risentito…
E allora ho intrapreso un’altra strada…quella dell’insegnamento (in fondo sono figlia d’arte no?). Con tutti gli annessi e i connessi: essere una precaria, forse a vita, ma almeno AVERE una vita!
Chi insegna sa che cosa signiifichi essere una supplente: aspetti una chiamata che non arriva, passano i mesi e non lavori, ma quando ti chiamano…è fatta!
Vado a lavoro la mattina, rientro alle 15.00 e alle 16.00 sono davanti a scuola per prendere i miei bambini e portarli in palestra, al catechismo, al parco, a fare i compiti.
Ho il tempo per occuparmi della casa, di fare la spesa e preparare tante cose buone da mangiare. Quando ci sono le riunioni di pomeriggio mi organizzo con mio marito e la cosa funziona perfettamente!
E poi Natale, Pasqua, estate…sempre insieme a loro. E questo lavoro mi piace pure…
Qualcuno potrebbe chiedere: perchè non lo fa tuo marito? Forse perchè lui ha altre ambizioni ( e comunque passa molto tempo con i bimbi perchè lavora a casa!), perchè la casa la gestisco meglio io, perchè in fondo anche io sono una tradizionalista e mi piace essere quella che arriva per prima e che pensa alla gestione familiare!
Ma senza rinunciare al lavoro, ad uno stipendio che nel nostro caso non serve per comprare giochi, vestiti e cose inutili, ma per andare avanti!
Che voglio dire? Che ognuno fa le proprie scelte ma che spesso si dovrebbero rivedere alcuni aspetti nel mondo del lavoro, come il permettere ad una mamma di conciliare carriera e famiglia!
Sempre per chi lo vuole, s’intende! Le donne/mamme in carriera che fanno i salti mortali ci saranno sempre e ognuno si prende le proprie responsabilità. E a volte non è neanche questione di scelte ma di necessità, di impossibilità di cambiare lavoro e allora alzo le mani!
Io però ho fatto una scelta, dura, difficile, che ha implicato una rinuncia: perchè mi piaceva fare l’architetto, ma mi piacciono di più i miei figli !
Tempo fa ho letto un’intervista a Zaha Hadid, il grande architetto, prima donna nel 2004 a vincere il Premio Pritzker, il corrispettivo del Nobel per l”architettura e nel 2010 inclusa dal TIME nell’elenco delle 100 personalità più influenti al mondo.
“Non ce ne sono molte nella professione. Non posso forzarle a lavorare. Mi piacerebbe che continuassero a fare carriera ma una volta che mettono su famiglia e hanno figli, marito partner, è difficile rientrare. È un problema di continuità”.
In che senso? chiede il giornalista.
“L’architettura è una professione difficile perché richiede orari lunghi(…) Molte mollano. Cosa che non succede in America dove il lavoro è parte della psiche delle persone”.
Di sicuro lo è per lei. Hadid non ha partner né figli. Il lavoro è da sempre il suo credo. Eppure non sembra un sacrificio.
“No. Ho scelto io di farlo in questo modo. Nessun compromesso. Quanto ai figli, forse mi pentirò quando sarò più vecchia. Non ora. Mi piacciono i bambini. Davvero. Ma non avrei saputo fare le due le cose”.
Che dire? Penso di avere molto di più…
Tutto quello che dici vale anche per un uomo, io so benissimo che non posso avere il controllo della mia famiglia ed un lavoro che mi prenda completamente, per questo come te ho deciso di rinunciare a parte della carriera, ma non sto a lamentarmi. Tu stessa dici che in fondo vuoi il controllo della casa, ma in questo modo non permetti a tuo marito di averlo, ammesso che lo voglia, mi sembra che sia più lui che tu ad adattarsi alle tue decisioni. Magari mi sbaglio, ma a te starebbe bene che si occupasse lui della famiglia al tuo posto, gli hai proposto questa possibilità?
Prova a leggere questo articolo di Ilaria Capua
http://www.chefuturo.it/2012/07/tra-carriera-e-famiglia-si-deve-scegliere-ma-non-e-solo-una-questione-da-donne/
Caro Matteo, ammiro la tua scelta ma vorrei precisare che io non VOGLIO il controllo della casa,mi piace averlo perchè mi piace fare determinate cose e penso di saperle fare bene, cose che comunque fa benissimo anche mio marito.
Quando io sono fuori tutto il giorno per la scuola, oppure ho altri impegni lui riesce a gestire benissimo tutto…tra l’altro lavora a casa per cui ci dividiamo gli impegni.
Io non mi lamento anzi…mi reputo fortunata di aver potuto scegliere di cambiare lavoro perchè molte mamme e molti papà non possono farlo.
E’ anche vero che molti non vogliono ed io conosco uomini e donne che non rinuncerebbero mai alla carriera!
Con mio marito ne abbiamo discusso a lungo e abbiamo deciso che sarei stata io a cambiare perchè il suo lavoro era molto ben avviato e non sarebbe stato giusto sacrificarlo.
Ma permettimi la provocazione…non sono tanti gli uomini che hanno rinunciato alla loro carriera come te mentre sono tantissime le donne che lo hanno fatto! Basta guardare quante mamme ci sono davanti scuola alle 16.00 o in palestra o alle feste dei bambini…
Carissima Rachele, innanzitutto ti dico: ho conosciuto più mamme NON lavoratrici qui che in Italia.
Secondo: condivido al 100% quello che dici.
Un esempio banale: ricordo una riunione a scuola (Italia) in cui la maestra chiedeva a noi genitori di far leggere a casa i bambini, almeno 10 minuti al giorno perché a scuola, con 24 bambini, il tempo per farli leggere sempre tutti, mancava. Un papà dice: “io e mia moglie arriviamo a casa stanchi dopo una giornata di lavoro e non abbiamo più la forza di far leggere la bambina”… A parte che può leggere mentre tu prepari cena. A parte che può leggere con i nonni. Ma… hai scelto tu di mettere al mondo una creatura e devi prendertene cura. Cosa c’è di più bello che ascoltarli mentre leggono o rispondere alle loro mille domande? Io non ho scelto di restare a casa, lavoravo part-time. Ma giuro che dal giorno in cui mi hanno lasciata a casa, sono la mamma più felice del mondo! Sono scelte, vero, ma MAI vorrei delegare ad altri la crescita e l’educazione dei miei figli. Ed è un attimo: li guardi e sono quasi adulti e ti chiedi dove sono finiti tutti quegli anni. Felicissima io di poterli guardare da vicino!!!
Grazie Renata, condivido in pieno le tue parole.
Certo, non tutti hanno la fortuna di poter scegliere perchè a volte sono COSTRETTI a lavorare e non hanno nessun aiuto.
Il mio articolo si riferisce soprattutto alle donne che possono scegliere e magari non lo fanno!
Io non giudico nessuno, figuriamoci, ma insegnando ho visto anche le conseguenze dell’assenza dei genitori sui ragazzi!
Del resto , come hai detto tu, non hanno chiesto loro di essere messi al mondo.
Purtroppo non è solo l’Italia, ma il Mondo intero, secondo me, a non essere un Paese Per Mamme!!!
ciao Rachele..volevo ringraziarti per il tuo articolo..vedi io mi trovo nella tua stessa situazione a sto seriamente pensando di lasciare la professione..per molte ragioni….troppa incertezza nel lavoro..negli orari..nei pagamenti÷..quando invece il nido la baby sitter e le tasse vanno pagati..inoltre perdere i migliori anni dei miei bambini!..la cosa che mi sorprende di più è che i miei genitori non capiscano la mia scelta..anzi per loro sto facendo un errore!..tuttavia ho l’appoggio di mio marito!..cmq anche io stavo pensando d’intraprendere la strada dell’insegnamento..hai qualche dritta da darmi?..grazie di nuovo